Lo abbiamo detto e ribadito: al fuorisalone appena terminato si è visto il meglio e il peggio della gastronomia nazionale. E di Milano naturalmente. Un luna park dell’orrore compulsivo e invadente come una sonda prostatica, ma che ci ricorda come in Italia l’unica cosa che conta è MAGNARE.
Ma ai più attenti non sarà sfuggito il futuro, camuffato sotto forma di food truck. Guardatela bena la foto qui sopra: vi pare davvero solo un placido e scaltro situazionismo farinettiano? Uno svogliato voler esserci?
[related_posts]
Siete fuori strada. Al fianco degli altisonanti edifici mangerecci che stanno sempre più stretti all’uomo che non puoi criticare senza meritarti l’appello di sfigato, l’Italia gastronomica è pronta a essere conquistata. Marciapiede su marciapiede.
Come? Niente di più facile: dal 15 giugno ogni comune italiano ospiterà almeno un furgoncino brandizzato Eataly. 10.000 unità dislocate nella penisola e accompagnate dallo slogan “La vita è troppo breve per non accendere un mutuo per mangiare lardo di colonnato libero“.
L’idea è venuta a Farinetti durante la riunione annuale strategica: una partita di Risiko in cui il nostro parte con le armate rosse e poi acquisisce tutti gli avversari nazionali e internazionali, tarpando le ali agli scapestrati sulla scorta dell’esempio di Mario Batali e Joe Bastianich, suoi soci americani che hanno legalmente maltrattato il blasfemo food truck intitolato Little Italy rovinosamente comparso a Indianapolis.
Fortunatamente il nostro stagista, rinchiuso nel pianoforte di Eataly Smeraldo, ha avuto modo di origliare la videoconferenza in cui Farinetti ha esposto a Renzi, Berlusconi, Napolitano, Rino Gattuso e a un nipote non riconosciuto di Goebbels le principali strategie per il rilancio dell’azienda Italia attraverso lo street food.
Furgoncino marittimo.
Dominerà tutte le zone balneari italiane puntando sulle celebri triglie a 49 euro al kg, per l’occasione riprezzate a 75 euro perché pescate sul luogo, alle 3 di mattina, tra sbadigli e bestemmie. Disponibili nel cartoccio fritto con carta riciclata, ma grondante olio (11 euro), e in un panino di kamut e farro con senape di pomodori secchi e miele di castagno (17 euro).
Furgoncino romagnolo.
Eataly rivoluziona la piadina con due parole chiave: il lievito madre e il primo strutto vegetariano della storia, ricavato dal grasso del cocco e dell’aloe. Come companatico solo presidi Slow Food, anche inventati sul momento, come la mortadella di Cristo. Per aprire cuore e portafogli ai più scettici si è scelto un importante nome tutelare: Massimo Bottura, già mecenate del prodotto un anno fa ma ora pronto a fare il salto di livello con la prima piadina contenente ravioli di zucca, foie gras, cotechino e aceto balsamico (28 euro).
Furgoncino Roma Nord.
Il più ambizioso dei food truck diffonderà in tutti i quartieri della Roma che conta il Trapizzino libero, versione slow, a km 0, da agricoltura biodinamica e con solo ingredienti vegani della mitica creatura di Stefano Callegari. Quest’ultimo pare non essere entusiasta della cosa, ma la visita a casa di uno strano individuo – con indosso una maglietta con scritto “Il rovere è bello” – che si è presentato declamando la strana frase “Sono il signor Wolf, risolvo problemi” ha sanato le divergenze. Ancora indecisi tra porchetta, tonnarelli cacio e pepe o carbonara d’asporto per i restanti furgoncini romani. Sicuro l’uso del pepe bianco di Sarawak.
Furgoncino napoletano
La conquista di Napoli passa per una versione gourmet della pizza a portafoglio e della zuppa forte, entrambi accompagnate da un bicchiere di Alta Langa Extra Brut invecchiato 14 anni nella cantina personale di Farinetti. Per non risultare particolarmente sgradito agli autoctoni, poco propensi a sborsare i 15 euro richiesti, l’esercente dovrà dimostrare la sua compentenza calcistica spacciandosi per il biografo di Bruscolotti.
[Crediti | Link e immagini: Dissapore, Eater]