Abito in una città turistica, e se nel menu di un’osteria vedo scritto “spaghetti bolognese” giro i tacchi e me ne vado. Infatti gli spaghetti alla bolognese non esistono, se non nella cucina di qualche studente fuori sede che scongela il ragù di mamma. Ma questa è solo una delle licenze poetiche sulla cucina italiana: alcune vanno bene solo per non morire di fame, altre sono ingenue e direi quasi commoventi.
Qui ne trovate elencate un po’, noi ci siamo divertiti a riproporvele.
Spaghetti e polpette.
Sì anche io ho sognato di essere Lilli e di trovare il mio vagabondo con cui condividere lo stesso spaghetto, mentre con il naso mi avvicinava l’ultima polpetta del piatto perché ne godessi io. Ma non è un caso che Lilli e il vagabondo vivessero negli Stati Uniti.
Mi permetterei anche di suggerire che avere gli stessi gusti di un cane non fa di voi proprio quel che si suol dire un raffinato gourmet.
Pasta col pollo.
Suprema sintesi del concetto per cui la pasta all’estero non è un primo piatto, ma un contorno. E in omaggio a questa coerenza ci inchiniamo dicendo che magari se il pollo invece di tagliarlo a tocchi da 10 cm l’uno ci fai un ragù bianco.
La cosa può anche avere un suo senso.
Carbonara.
La carbonara è un piatto per puristi, se volete sapere come si fa davvero ve lo abbiamo detto noi. Ma come succede con tutte le cose belle, tutti provano a farsela. Nei miei viaggi all’estero ho visto volti festosi porgermi piatti di sedicenti carbonare che mi avrebbero fatto sentire subito a casa. Sì certo, a casa di Dracula.
Credo vi bastino 3 parole: uovo strapazzato, panna, yogurt. Credo che anche Benedetta Parodi ci metta la panna: lo farà per dirci che è una grande viaggiatrice?
Fettuccine Alfredo.
Alfredo Di Lelio nel 1914 vendeva ai turisti americani la pasta al burro come un grande piatto nazionale. Come non possiamo farne un eroe della Patria?
Se vi capita di passare al reparto offerte di un supermarket americano so che non mancherete di fare la scorta di Alfredo sauce in simpatici barattoli di vetro troverete burro e formaggio addensati con un bel cucchiaione di amido.
Pineapple Pizza.
Quando ero all’università lavoravo in una pizzeria per asporto che preparava la pizza con il prosciutto cotto e l’ananas in scatola.
Ora è fallita.
Marinara sauce.
Tra gli americani Marinara Sauce è il nome che si dà a un sugo di pomodoro preparato con un soffritto di sedano, carota, cipolla, aglio e un bouquet garni, quanto più garni possibile.
Ora se arriva lo zio d’America e vi chiede gli spaghetti alla marinara sapete cosa preparargli (no, non intendevo le valige per tornare a casa).
Cicken parmigiana.
L’idea di friggere il petto di pollo al posto delle melanzane per farci la parmigiana non vi sembra male?
Bene abbiamo dato vita a una join venture con gli States, Marchionne sarebbe fiero di voi.
Garlic bread
In questo sito si dice addirittura che un buon piatto di spaghetti non è nulla senza il suo accompagnamento di garlic bread. Come non poter essere d’accordo? Dicesi garlic bread una simil bruschetta fatta con una baguette (pane tipicamente italico) spalmata di un burro pomata al parmigiano (gli americani hanno di sicuro un problema col parmigiano) e aglio schiacciato, che poi si fa tostare in forno.
Se vi sembra interessante pensate a cosa direste a un amico che vi presentasse una bruschetta fatta col burro.
Italian dressing.
Siamo sinceri: il mondo si divide in cose giuste e cose sbagliate. L’olio evo sull’insalata è una cosa giusta.
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La poltiglietta colorata delle bottigliette di condimenti è una cosa sbagliata. Fatevene una ragione: se nel vostro condimento ci sono più ingredienti che nella vostra insalata c’è qualcosa che non quadra.
Sono curiosa: a voi cosa hanno spacciato per piatto tipico italiano che vi avrebbe fatto ricordare mamma in un paese lontano?
[foto crediti: swide, mejer, girlfriendscoffeehour, hallnesting, iherb]