Non si tratta di arrampicarsi su molle metalliche come avviene in Brasile. Non si entra nell’ambiente futuristico del Kazakistan (che pure ha catalizzato milioni di visitatori); nemmeno si entra in un manga, come avviene nelle atmosfere del Giappone. A un mese dalla chiusura, dopo avervi raccontato Expo 2015 in lungo e in largo, la nostra preferenza tra i padiglioni va a quello svizzero. Intendiamoci, architettonicamente bello non si può dire –è svizzero–, ma l’idea è la più indovonata.
In generale, architetti e designer si sono sfidati sul terreno della tecnologia puntando su due filoni. Il primo, quello ludico, il secondo più riflessivo, che vede il cibo come opportunità o risorsa preziosa. Su questi temi si basa la scelta elvetica.
L’idea.
A vincere il concorso per il Padiglione è stata la società di architetti Netwerch. Quattro torri che per tutto il periodo dell’esposizione fungono da enorme dispensa non più alimentata via via che si svuota. I circa diecimila visitatori giornalieri accedono alle torri attraverso gli ascensori e, una volta arrivati in cima, possono servirsi liberamente dei prodotti. Man mano che le torri si svuotano le piattaforme sui cui poggiano si abbassano, modificando la struttura del Padiglione. Il progressivo svuotamento delle torri è registrato in tempo reale.
L’attenzione all’ecologia prima di tutto: una volta terminata l’esposizione universale, le torri saranno riutilizzate nelle città svizzere come serre urbane (circa il 75 per cento del materiale utilizzato potrà essere recuperato alla fine dell’evento).
Lo slogan.
Il punto centrale su cui si articola l’idea del Padiglione è: “Ce n’è per tutti?”, una sfida a valutare le risorse disponibili. Il responso dipende da quanto i visitatori sanno monitorare il bene messo a disposizione. Al momento le previsioni non sono positive: in questa settimana i livelli delle torri si sono abbassati ulteriormente, di ognuna è rimasto soltanto un piano. Difficile prevedere che entro il 31 ottobre rimarrà qualcosa.
Il Come.
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Appunto, è la domanda che in molti vi starete facendo. Entrare in questi ambienti vuol dire trovarsi all’interno di enormi dispense (presente la cucina di Shining? Ecco, toglietela dalla mente).
Non piatti succulenti o cibo affastellato in modo barocco. Siamo in Svizzera, eppur non ci sono cioccolato e formaggio Emmenthal.
Quella che si apre agli occhi del visitatore è piuttosto l’idea di una dispensa futuristica. Scatole ordinate con precisione millimetrica che invitano a “mettere le mani all’interno”.
Eh si, è proprio questo il punto: le scatole aperte, i prodotti gratuiti, la fame e la stanchezza del momento. Ritorniamo alla domanda di partenza: consumo responsabile o esagerato?
Il Cosa.
Le torri del Padiglione Elvetico propongono non i prodotti che contribuiscono all’immaginario della Svizzera nel mondo, ma quelli che il paese esporta di più. Motivo per cui mancano il formaggio e il cioccolato. Il primo è il caffè, che è diventato il principale prodotto alimentare prima d’importazione, poi d’esportazione e che in questo caso è offerto in bustine monodose Nescafè.
Le rondelle di mele essiccate: anche questo sembra il pasto di un astronauta, eppure al gusto non sono male. Non dimentichiamo che nelle valli svizzere vengono coltivate ogni anno circa mille tipi differenti di mele. All’interno del Padiglione è uno dei prodotti che è andato “a ruba” (il secondo piano è terminato in poco più di 30 giorni) e quello su cui i visitatori, di conseguenza, hanno riflettuto meno in un’ottica di condivisione.
Il sale. Anche questa è una curiosità per molti e, dettaglio non banale, è di uno dei pochi prodotti che la Svizzera non è costretta a importare. La Confederazione Elvetica ha un alto numero di saline sia nel Canton Ticino che nella zona intorno a Basilea e, tra queste, quelle di Blex sono una nota meta turistica, che attira circa 70 mila turisti ogni anno.
Per finire con l’acqua, in questo caso rappresentata da un bicchiere-souvenir che i visitatori sono liberi di portare a casa, dopo aver bevuto da un rubinetto alimentato da una falda locale; anche quest’ultima è a rischio scomparsa (almeno nel territorio “protetto del Padiglione), ne rimane solo il 25 %.
Ce ne sarà per tutti? Niente panico. Il responso (per ora), è il 31 ottobre.
[Crediti | Link: Dissapore, alcune immagini sono di Marta Cantoni per Il Post]