Una suora forse scaramantica che chiude l’ombrello. Inizia così il mio primo giorno di Expo 2015, dopo una mezzora di coda al metal detector dell’ingresso e uno sguardo un po’ compassionevole sui No-Expo (quelli buoni che gridavano come pazzi ma tenevano le mani in tasca).
Però è difficile ricostruire una cronaca precisa del visto e percepito, e tanto poi l’avrete già letta da qualche altra parte.
Allora rifacciamo. Comincio dalla fine e cerco di ricostruire random il meglio e l’inevitabile peggio della giornata inaugurale di Expo 2015.
Tornando a casa ho pensato che in fin dei conti non mi interessa se non ho ancora un pass stampa per Expo 2015, richiesto quasi un mese fa.
Farò il biglietto stagionale e ammortizzerò la spesa in diversi modi.
Ad esempio mettendo dei chili con cibo etnico che magari non mangerò mai più, ad esempio il burger rice del Padiglione Giappone (però che prezzi!) o l’intruglio futurista in quello della Russia.
E poi ho anche pensato che tutta quell’energia che stava a Milano (che poi non sembra di stare a Milano) andava condivisa, e tanta e subito.
E vi assicuro che non ho mai visto tanta gente fare foto, farsi foto, farsi fare foto. Neanche in Piazza San Pietro a Roma.
Parliamo dei padiglioni, quelli che “forse non sono finiti”.
No, in realtà almeno da fuori sono finiti. E alcuni sono davvero belli.
Poi ci sono anche dei padiglioni definibili kitsch, i Paesi in questione mi perdoneranno, ma li farei almeno rientrare nella categoria “pare di stare a Gardaland”.
Certo, chi aveva l’occhio lungo (e poi neanche tanto) ha visto anche le magagne.
Qualche cosa buttata lì, qualche lavoro in corso e qualche cumulo sospetto.
Ma poi, su tutto, vincevano in sacco di belle facce. Ma tante, proprio.
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Mia madre, terrorizzata dal fatto che andassi ad Expo il primo giorno, mi ha mandato messaggi ogni mezzora per sapere se andava tutto bene, e per sincerarsi che non ci fossero cattivoni nei paraggi.
Ma glielo dicevo che ero al sicuro, che le aree “calde” erano presidiate.
E lo erano anche quelle “lente”, per dire la verità.
Anche quelle fast, ma i carabinieri lì preferivano ordinare hamburger.
E, a proposito di McDonald’s, se vi eravate chiesti “ma chi avrà il coraggio di andare a mangiare un hamburger di McDonald’s dentro Expo?”, la risposta è “in tanti”.
Insomma bello e brutto. Sacro…
Chi c’era lo sa: è stata una giornata unica, perché era la prima, perché si sentiva davvero qualcosa di speciale, perché non me lo spiego ma è così.
Chi non c’era, invece, deve solo andare.
Non importa se “il primo mese non ci penso neanche”, prima o poi andateci.
[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Carlotta Girola]