Un quadro d’insieme delle cose da sapere su Expo Milano 2015 alle porte lo abbiamo fatto. Ora è tempo di entrare nel merito dell’autarchia espositiva italica (mi è venuta così, ma il tono non è littorio), dato che il Padiglione Italia da solo meriterebbe una giornata di esplorazione dedicata, essendo il più grande di tutti.
Perché “perdere una giornata” alla scoperta del cibo italiano, visto che è quello che conosciamo meglio?
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In effetti, a parte la curiosità di capirne di più sui costi, lievitati da 63 a 92 milioni, anche se coperti dagli sponsor, e la preoccupazione per le parole dei giornalisti infiltrati (“a tre giorni dall’inizio è in alto mare“), dico una cosa tanto ovvia quanto vera se affermo che il cibo italiano non è mai una perdita di tempo.
Occasione ghiotta per fare il punto sui grandi nomi della cucina di casa nostra, magari anche per scoprire un vitigno autoctono di cui ancora non avete sentito parlare, ma anche solo per capire come il mondo del food italiano ci tiene a farsi bello all’estero.
Insomma, personalmente sia chiaro, prima affronterò di petto i 4 ristoranti nel Padiglione Giappone.
Poi farò una puntata nel cluster delle spezie per elettrizzare il mio palato, girerò con un contapassi in tilt nei padiglione dei Paesi che più mi ispirano.
Quindi non trascurerò il Padiglione casalingo, anche per dedicarmi allo sport nazionale della critica indefessa.
Ecco cosa ci troverò, e cosa ci troverete.
PASSEGGIATA SUL CARDO
350 metri di viale che ricostruisce il borgo italiano per antonomasia: da Nord (dove il “clima” sarà più montano) fino alla punta estrema a Sud (dove vincerà il mood mediterraneo) rappresenta una passeggiata virtuale per lo stivale (temo il luogo comune, ma ve lo dico ugualmente, così potete farci attenzione e fare i ciceroni con gli amici ignari).
A metà ci sarà Piazza Italia, dove si interseca il vialone “spina dorsale” di Expo, il Decumano. Come in qualsiasi borgo che si rispetti, anche qui abbiamo il “municipio”, un edificio istituzionale chiamato, manco a dirlo, Palazzo Italia.
Mentre spopola su Facebook la pagina Soffiare sul cemento di Expo per farlo asciugare prima, noi speriamo che Palazzo Italia ce la faccia: trattasi di palazzo a tre piani total white con vetro fotovoltaico e copertura speciale che cattura le particelle inquinanti dello smog e le purifica.
Nei tre piani si trovano tre esposizioni (liberamente ispirate al film da Oscar di Sorrentino): creatività, architettura e biodiversità.
Passeggiando da Nord a Sud si incontreranno anche degli spazi dedicati alle regioni italiane, il padiglione “A taste of Italy” dedicato interamente al vino (si dice ci siano 1400 vini da assaggiare), poi spazi tematici sulla pasta, la pizza, i salumi, birra, caffè e gelato.
E poi ancora il “Fab Food” di Confindustria (una mostra sull’uso delle macchine e della tecnologia nella produzione alimentare italiana) e la Terrazza Martini, da dove ammirare il paesaggio temporaneo dell’esposizione e dove bere bene (la Martini, da colosso qual è, ha invitato grandi nomi della mixology).
ASSAGGIO LIBERO O TUTTO A PAGAMENTO?
Se di solito fremevate all’idea di una giornata di cibo selvaggio nel periodo caldo del Salone del Gusto, qui potreste essere in paradiso. Fino a quando non ci metterò piede, però, non saprò con precisione quanti liberi assaggi ci saranno e per quante cose buone bisognerà mettere le mani al portafogli.
No, il mio non è uno stimolo all’accattonaggio libero e senza freno a Expo, ma questa domanda torna spesso in questi giorni ed è inutile fare finta di niente.
La mia teoria non confermata è che il 99% del cibo verrà giustamente venduto e solo una piccolissima parte verrà offerta gratuitamente. Di certo, per qualsiasi cena o pranzo che così si possa chiamare sarà necessario pagare (e menomale), ma mi faccio sana portatrice del virus “a scrocco ma misuratamente” , perché non sarebbero sgraditi assaggini volanti free.
Nella prima settimana di Expo, la degustazione di Slow Food presenta tre formaggi italiani (e uno francese): per chi volesse degustare il Castelmagno di montagna, la Vastedda della Valle del Belice.
RISTORANTI, ANNESSI E CONNESSI
Di fame, comunque, non moriremo di certo qui dentro. A partire dal ristorante più vip tra i vip (gestito da Peck, what else?), sono molte le opzioni tra cui scegliere. Farinetti e il suo Italy is Eataly, ad esempio: 16 ristoranti regionali che propongono le nostre specialità, compresa quella della polemica trasversale e del tiro al bersaglio. Vale la pena dare un’occhiata al programma perchè ci sono anche cene particolari e interessanti.
Poi ci sono gli stellatoni di Identità Expo, italiani e non solo. Per capirci inaugura il primo maggio Massimo Bottura con un cotechino che ha un nome un po’ impegnativo, tipo “Beautiful Sonic Disco of Love and Hate at the Gate of Hell Painting with Wicked Pools of Glorious Color and Psychedelic Spin-painted Cotechino, not Flame Grilled”.
Vince chi lo pronuncia prima che gli altri abbiano finito di mangiare.
Fuori dagli spazi istituzionale del borgo italiano, ci sono altri italiani che rifocillano i visitatori. Ad esempio il Ristorante Aromatica (personale tutto italiano, chef compresi, e servizio al tavolo). In collaborazione con Chic (Charming Italian Chef) anche qui faranno capolino delle stelline nazionali. Il resto, poi, è la girandola standardizzata di Cir che propone i suoi Viavai, Chicco Tosto, Let’s Toast.
Per chi volesse invece assaggiare i prodotti 100% italiani applicati alla filosofia oltreoceanica di McDonald’s, basta andare al suo ristorante: 400 metri quadri con 300 posti a sedere dove il progetto Fattore Futuro troverà applicazione (sigh).
Ora, la domanda è: come in tutte le fiere, i concerti e gli assembramenti umani vari, fuori dai cancelli ci saranno anche i baracchini luridi con le luci al neon?
[Crediti | Link eimmagini: Dissapore, Vanity Fair, Il Fatto]