Instoppabile Eataly: ci si avvia verso la quotazione in borsa, prevista per il 2016- 2017. Ieri, il 20% di Eat Invest, holding della famiglia Farinetti, è passato a Tamburi Investment Partner.
L’acquisizione è costata 120 milioni di euro – così come riportano Repubblica e Sole 24 Ore – e ha la funzione di “immettere liquidità in azienda”, dichiara Oscar Farinetti.
Iniezione necessaria in vista di nuove aperture di punti vendita (siamo già a 30 sparsi tra Italia e mondo).
Ci avevano provato in tanti a prendersi la loro fetta di Made in Italy, da Lvmh di Arnault e i fondi del Qatar. C’è riuscito Tip con ClubItaly, una newco di food, che ha riunito Lunelli (spumanti Ferrari), Lavazza, Ferrero, Marzotto, Branca, Angelini, gli armatori D’Amico.
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Intanto il 18 marzo apre la nuova sede a Milano.
Poi ci saranno nuove aperture all’estero: Mosca, Londra, San Paolo del Brasile. Senza dimenticare gli Stati Uniti: New York e Chicago sono i due punti vendita già presenti, mentre attendiamo Boston e Washington. E un altro negozio a New York, sulle ceneri del World Trade Center.
[Retropensiero: Facendo leva sull’amicizia con Renzi Farinetti dovrebbe aprire un Eataly a Pompei, proprio dentro gli scavi, e contemporaneamente sganciare qualche milione per restaurare l’antica città, sai che botta mediatica. E di fatturato. Fine retropensiero]
Sulla quotazione in borsa Farinetti aggiunge, con quella solennità che a chiunque altro non starebbe bene in bocca, per quanto anche a lui…: “avrà lo scopo di rappresentare lo stile italiano con maggiore forza, grazie alla visibilità della quotazione e ai benefici finanziari che comporta”.
Pur restando il geniaccio dietro a Eataly, Farinetti non solo non ha più quote in Eat Invest (le ha cedute ai suoi tre figli), ma potrebbe abbandonare la barca per salire su quella di un progetto totalmente diverso di green economy: Green Pea (di cui per il momento ancora non si sa nulla).
[Crediti: Food24, Repubblica, Dissapore]