I romani non si offendano, ma da tempo ormai il baricentro gastronomico d’Italia si è decisamente spostato un po’ più in su.
Sarà l’onda lunga dell’Expo che sobbolle in una città già in fermento, saranno le inspiegabili commistioni etnico-tradizionali, sarà quel che sarà, ma Milano pare diventata iperattiva sul fronte gastronomia, anche in una stagione come questa che porterebbe più al sonnecchio da siesta che non all’attività da masticazione indefessa.
Certo, fa un caldo atroce, ma il popolo della Madunina pare disposto a sudare il sudabile per fare le cose giuste, quelle che si dovrebbero fare (bere e mangiare) per avere qualcosa da dire sul tema. Temporaneamente archiviato l’ossobuco che fa tanto trattoria storica con condensa sui vetri, ora è tempo di ritrovi e ricette estive in salsa meneghina.
Se la vostra indole da gourmet è quella di “stare sul pezzo”, ecco una piccola guida sulle 5 cose che (pare) siano diventate imprescindibili a Milano.
#1 LA MANIA DEL SAKE
Dopo la colonizzazione nipponica della capitale milanese ad opera del sushi, ora a tenere banco nelle degustazioni alcoliche è il sake. Evidentemente Milano ha un debole per la cucina giapponese, ma non è certo una novità. Quello che stupisce di più, invece, è che oggi i milanesi “che ne sanno” sembrano tutti irrimediabilmente innamorati del sake.
Forse si sono fatti una cultura a tema ascoltando delle registrazioni audio notturne, chi lo sa. Pur non essendo particolarmente vicino ai gusti autoctoni da Pianura Padana, il sake ora impazza e la gente ne parla già come ne fosse esperta.
Adeguatevi (oppure no).
Intanto, per capirci qualcosa c’è una settimana intera (!) dedicata alla bevanda giapponese a Un Posto a Milano: si chiama Milano Sake Week.
#2 L’ONDA LATINA
Altro che quartiere Isola e Brera: in questi mesi Milano si sta lentamente e inesorabilmente trasformando in una succursale del Lago Titicaca. Gira voce che la cucina latina (nel senso di latino-americana) abbia ormai rotto gli argini e stia pacificamente invadendo anche la gastronomia italica.
Ceviche, pisco e quinoa sono diventati i migliori amici dei milanesi gourmettizati e cresce il successo delle proposte che parlano spagnolo. Al Ristorante Timé, per tutti i sei mesi di Expo, ad esempio ci sarà un ceviche&pisco bar che… pare di stare in Perù.
Poi però sei a Brera, ma è bello lo stesso. Anche al Ristorante Daniel ci si può fare un’idea della cucina peruviana con le cene a 4 mani degli chef più cool dell’onda latina come Pedro Miguel Schiaffino, Mitsuharu Tsumura, Monica Huerta, Hector Solis e Diego Oka.
#3 IL MERCATO E’ TORNATO
Una volta era il regno del pensionato con carrellino spesa a rotelle. Oggi i mercati di città si sono imposti una svolta trendy a metà strada tra radical chic e gastrofighetteria.
Nascono negli scali ferroviari abbandonati ai quali viene rifatto il look (vedi Mercato Metropolitano e Tank), propongono street food di ogni tipo e sono il nuovo quartier generale degli aperitivi gggiovani milanesi.
Non importa se farci la spesa è una missione solo da portafogli pesanti, il milanese deve almeno averci fatto un giro e avere la sua opinione a riguardo.
#4 RISTORANTI A OROLOGERIA
Colpa dell’Expo. O benedetta Expo, dipende da come la pensate.
Il fatto è che, se normalmente ci sono mille (dico così per dire) ristoranti a Milano, oggi (e per i sei mesi dell’esposizione universale) ne potete contare duemila. Sono i temporary restaurant: in alcuni casi sono succursali di altri locali, altri invece fioriscono dal nulla del cemento milanese, altri ancora sembrano aver conquistato angolini dimenticati della città. Si mangia di tutto e, spesso, organizzano serate a tema o nelle quali è il nome dello chef a muovere le masse.
In molti scompariranno con la fine di ottobre senza lasciare traccia, ma alcuni li rimpiangeremo (uno su tutti è Al Cortile, che è in un cortile – ma va? – davvero carino).
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#5 LOBSTER ROLL COME SE PIOVESSE
Ce l’ha McDonald’s, ce l’hanno (pessimo) al Padiglione USA dell’Expo, ma ce l’hanno anche un fottio di ristoranti e ristorantini disseminati per tutta Milano. Come per tutte le mode, il lobster roll oggi in città sembra ammantato di quell’aura di beatificazione da panino gourmet che ha già dato i suoi frutti con l’hamburger.
Ce ne sono che fanno pietà, ce ne sono di carissimi e ce ne sono anche alcuni che meritano. Volete tutta la pappa pronta o siete disposti a sacrificare un po’ delle vostre papille alla ricerca del best of the best lobster roll milanese?
Eddai su, fa caldo, ma provateci!