Una volta viaggiavamo in macchina, e attraversati lo Stretto e la lunghissima Calabria ci si fermava a Battipaglia o a Contursi a fare pipì e mangiare la mozzarella. Mi piace pure adesso, quando viaggio in autobus da Roma a casa mia, la sosta notturna poco dopo Salerno: l’odore dell’asfalto di notte e l’area di servizio che ancora puzza di anni ‘70, con le mafalde dietro una vetrina frigo avvolte nei pezzi di scottex.
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Trovo sia poetica, perfino stoica; prima e dopo lungo l’autostrada ci sono solo catene di benzinai, panini tutti uguali, arredamenti seriali. La mozzarella è ancora discreta e sempre fresca; una mafalda con mezza bufala e prosciutto cotto costa 2,8€. Quindi quando invece ci fermiamo all’Autogrill e per un Bufalino abbastanza asettico bisogna pagare un terzo del prezzo in più; allora magari mi prendo un cornetto.
Abbastanza in silenzio, però, perché è difficile trovare l’animo di criticare Autogrill, subliminalmente affezionato come sono a “una storia italiana”, luogo della memoria vacanziera collettiva.
La mia generazione è quella “con in mano birra e Camogli”, che ha visto Verdone-Ametrano farsi rubare l’autoradio nel parcheggio e da grande ritrovava in Guccini, nei sogni segreti che i tir rombavano via, ricordi fumosi di scritte sbirciate nei bagni. Però 3,80€ per un panino precotto con ingredienti un po’ così fanno rosicare – il gastronomo interiore insorge.
Affetto o meno, messo da parte ogni effetto amarcord, la ristorazione autostradale italiana risulta a tratti imperdonabile: quasi monopolistica e quindi cara, spogliata del romanzo rivela un’ossatura di caffè bruciati e cotolette di (a)pollo simil-McNuggets.
Nonostante gli sforzi di inserire in alcune preparazioni prodotti DOP (traducesi in: Quattro-euro-e-venti-prego) e una joint venture con l’Università di Scienze Gastronomiche, che ha portato nell’impasto del Fattoria il lievito madre, e tra le due fettone di pane speck altoatesino e brie; sono più i passi ancora da fare sul sentiero pro-foodie che quelli già mossi.
A proposito, la personalissima prospettiva della grande A sul gourmet burger non figura tra questi ultimi.
Ed ecco allora la svolta, la chiave di volta che rivoluzionerà in direzione fighetta il panorama del mangiare guidando: Autogrill si affitta Eataly.
A margine dell’assemblea aziendale del 28 Maggio, l’ a. d. della holding Gianmario Tondato Da Ruos ha dichiarato che in tempi brevi sarà inaugurato (in una lochescion misteriosa, ma forse non troppo, a 150km da Milano, ma noi sappiamo che sarà l’area Secchia Ovest, lungo l’A1 tra l’allacciamento A22 e il casello di Modena Nord.) il primo punto vendita di Eataly autostrade.
Autogrill ha infatti preso in licenza il marchio di casa Farinetti piazzando sul tavolo del monopolio viario l’apertura di un centro pilota a gestione congiunta che, se dovesse restituire buoni risultati, è lecito immaginare possa divenire capostipite di una catena supplementare ad Autogrill dislocata lungo alcuni punti focali della rete autostradale.
A livello teorico, l’idea di viaggiare e poter scegliere di mangiare meglio lungo il tragitto è libertaria e succosa per chiunque abbia sofferto davanti alla stitichezza sensoriale di una Rustichella: ma naturalmente, come da copione gastro-capitalista, è lecito aspettarsi che sull’asciutto piano pratico questo corrisponda a pagare di più rispetto ai prezzi già tutt’altro che popolari e commensurati al livello dell’offerta dell’attuale gamma Autogrill.
Quanto di più, è il nodo focale della questione.
Come riuscirà il progetto nato sull’asse Rozzano-Alba a gestire i ricarichi sui prodotti di nicchia, considerando che la linea base gode di ricarichi già mal tollerati dal pubblico quotidiano? Per raggiungere un compromesso di mercato che porti in area di servizio Alti Cibi senza renderli invendibili, si deciderà di lavorare riducendo i margini di guadagno, abbattendo i costi alla fonte e quindi la qualità dei prodotti, oppure si dettaglierà il target puntando solo a chi viaggia su almeno 3000 cavalli?
Se non dovessero essere svelati nei giorni a venire ulteriori dettagli sull’iniziativa, lo scopriremo solo dopo l’apertura. Nel frattempo, però, possiamo azzardare alcuni scenari; che chiameremo con lo stile mitologico-iconografico-rustico delle creazioni Autogrill.
Mecenate.
Spinti da uno spirito filantropico irrefrenabile, per il progresso culturale e sociale dell’Italia intera, Eataly e Autogrill scelgono di tagliare all’osso i ricarichi sui prezzi fino a coprire i nudi costi di gestione proponendo comunque prodotti di ottimo livello.
Cavalli di battaglia: panino integrale con Spalla Cotta di San Secondo e moutarde à l’ancienne di Digione, un euro e venti. Acqua Lurisia Stille e Bolle 1,5L trenta centesimi a bottiglia, chinotto, gassosa e soda Baladin da 0,33 a cinquanta.
Poverello.
Per richiamare le folle in esodo alla nuova esperienza gastronomica, il management opta per proporre prodotti poveri ma genuini, ispirati allo street food che fa pure tanto figo, abbattendo i costi alla base in modo da uscire al cliente con gli stessi prezzi dell’attuale offerta Autogrill.
Cavalli di battaglia: panino di ieri con l’aglio e l’olio, 3€; macedonia di rape 2,5€. “Già” bianco e rosso di due anni fa un euro al bicchiere, acqua del rubinetto invece aggratise.
Truffaldino.
Variazione sul tema “abbattere i costi”: Eataly affitta il marchio ad Autogrill senza cambiare di una virgola i prodotti in vendita, ma riscrivendone completamente i nomi; ottenendo un markup del 20% sui prezzi attuali.
Cavalli di battaglia: mezzaluna di piadina con pancetta affumicata e cremolata di mozzarella 3,8€; focaccia genovese con prosciutto cotto alta qualità ed emmenthaler d’alpeggio 3,8€, roll al sesamo con tempura di pollo, pomodori di pianura e maionese di nostra produzione 5€. Cola della tradizione statunitense 0,33cl 2,7€; Acqua Libera aggratise.
Mida.
Autogrill e Eataly puntano tutto su un target altissimo, offrendo un servizio top di gamma e prezzi da Billionaire. Alle stazioni di servizio si può accedere solo su invito, un maggiordomo paludato appostato sul guardrail presso le rampe d’ingresso lucida la carrozzeria degli ospiti con pregiato lardo fuso. I bagni sono interamente in marmo nero e decorati sui muri da graffiti di Basquiat.
Cavalli di battaglia: Rustichella&Caviar, 350€; cola preparata al momento con noci fresche grattugiate e foglie magiche delle Ande, 33cl, 190€, Alta Langa Contessa Rosa Grand Cuvée 1861, 75cl, 4150€ – disponibile anche in formato Melchior, Souverain, Mélchizedec. Caffè offerto.
Verace.
La formula è la solita scelta da Eataly nelle collaborazioni (in quelle con Italo e Auchan, per esempio): prodotti dal food cost relativamente basso – prodotti da forno, biscotteria, cereali, bevande, salumi ‘poveri’ – vengono selezionati e riqualificati in proposte food-chic che costano tanto, ma non abbastanza tanto da costringere a dire di no. Tanto alla fine, all’Autogrill un panino a caso finisce che viene 4€ lo stesso.
Cavalli di battaglia: Focaccia con olive taggiasche alla mortadella e caprino cinque euro e sessanta; Sfilatino con farina del Mulino Marino e strolghino di culatello sette euro, cola Lurisia 33cl 2,8€, espresso Terre Alte di Huehuetenango 1,20€.
Spero, data l’insaziabile curiosità che m’è venuta, che Eataly per strada apra prima che può. Spero sia buono e il più giusto possibile. Spero che mangiare in autostrada possa essere sempre meno un salasso o un inferno. Spero però, soprattutto, che non chiuda mai quell’area di servizio un po’ passée, con la mozzarella buona a poco, sotto Salerno.
[Crediti | Link: Gazzetta di Parma]