Succede che Oscar Farinetti, gran capo di Eataly, crede ancora in Babbo Natale, perché lui é uno positivo e poi chi non ci crederebbe davanti a un regalo anticipato da parte di Expo 2015? Non si tratta del solito cesto in vimini con dentro la bottiglia di Moscato scadente, ma di qualcosa come 20 ristoranti per un totale di 4 mila metri quadrati all’interno di quello che sembra l’evento del millennio, Expo 2015, appunto. Succede che subito tutti gli imprenditori della ristorazione lì a farsi venire il magone e rodersi l’anima del perché a lui e non a me, il solito ritornello delle amicizie in alto e l’italica puzza di bruciato.
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Insomma, lo stile é quello di Marco Travaglio. Ah no, é proprio Travaglio a scrivere, guarda un po’ (curiosamente l’articolo sul sito del Fatto Quotidiano non si trova più, cliccate il link per leggerlo).
E non si tratta della pizza di Report. No, perché stavolta la nomina arriva senza gara ma su incarico diretto, come a dire “i 20 ristoranti prendili tu, Oscar, che poi ne parliamo”. Una storia che si ripete, come quella del preferito della maestra che prende un voto più di voi anche se ha copiato il compito dal vostro foglio.
Che volete? Se la maestra ha deciso così, c’é poco da restarci male, ma andatelo a spiegare a Piero Sassone, presidente dell’Icif (Italian Culinary Institute for Foreigners) che ha l’occhio iniettato di sangue ed é corso subito a “fare la spia” a Raffaele Cantone, presidente dell’Autoritá anticorruzione.
Farinetti, su Radio Capital, ha giá fatto sapere che é pronto a fare un passo indietro se non cessa il brusio in corridoio, perché lui il tema d’eataliano l’ha fatto meglio degli altri, senza copiarlo da nessuno e si chiama Eataly, manco a dirlo.
Sì, ma di cosa parliamo? Si chiamerá Italy is Eataly e sará la trattoria pluri-regionale più grande che abbiate mai immaginato. In sei mesi, durata dell’esposizione, si dice che qui verranno serviti oltre 2 milioni di pasti. Mi viene subito da pensare che i piccoli produttori che fanno parte del circuito Eataly potrebbero farsi venire delle convulsioni al pensiero di questi numeri.
Forse, ma é solo un’ipotesi tutta mia, non saranno loro i veri protagonisti nel piatto. Non potrebbero, nemmeno volendolo. Per non parlare dei Presidi Slow Food: i visitatori di Expo 2015 cosa mangeranno? Il formaggio industriale (che non é il demonio) o una scaglia centellinata da mezzo grammo di ricercatissimo presidio?
Dando per assodata la legge indiscutibile della stagionalità in cucina, potrebbe venire in aiuto, riducendo un po’ la quantitá spaventevole.
Il potere più invidiato e contestato a Farinetti, in questo caso, é quello di poter segliere a chi affidare cosa: chi far cucinare in Veneto, cosa far bere in Sicilia, eccetera. Se si può fare una battuta, credo che l’unico non-problema sarà sull’acqua, che si sa per Farinetti é sempre e solo Lurisia. Ma é facile fare ironia, da giornalista.
Devono essere giorni duri per tutti quelli che donerebbero un rene per esserci, e che non hanno ancora ricevuto una telefonata.
A voi che di food ne capite, chi sarebbe venuto in mente per mettere in scena 20 ristoranti che rappresentassero, regione per regione, l’Italia gastronomica?
Non semplici trattorie con l’oste con grembiule e padelle annesse, ma templi della ristorazione semplice e allo stesso tempo patinata, vintage ma con un occhio al contemporaneo, il giusto mix di gazzosa al limone e vino naturale, grandi marchi e piccoli produttori?
Devo ammetterlo, sarò ignorante in economia da macro-ristorazione, ma a me sarebbe venuto in mente Farinetti, lo confesso. E il fatto che qualcuno abbia pensato a lui non mi sconvolge così tanto. Ovviamente, se fossi un suo concorrente forse non la penserei così, ma io mi limito a una frittata a casa mia.
Sulla Rete scopro che le mie conclusioni non sono altro che quelle di Gad Lerner. Ero partita da Travaglio e sono arrivata a Lerner. Ho mal di testa.
[Crediti | Link: Blitz Quotidiano, Libero, Repubblica Milano, Gad Lerner]