Sembrano scappati da un rehab contro il parere dello staff medico i giudici della classifica di Newsweek. Eppure sono i nostri supereroi, chef che vogliono rendere il mondo un posto migliore attraverso il cibo. Ma andiamo con ordine. Il settimanale americano ha radunato 53 cuochi dal pedigree impeccabile per compilare la lista dei 101 posti migliori dove mangiare nel mondo. Scatenando una gara al ribasso a colpi di presunta originalità.
Per cui tra gli indirizzi italiani abbiamo un banchetto di polenta fritta a Bari, un camioncino della porchetta a Cortona, in provincia di Arezzo, i migliori spaghetti alla carbonara, piatto tipico romano, cucinati dal bar Duomo di Firenze.
Questa volta non possiamo cavarcela sbuffando che per quanto bravi, i giudici restano sempre americani, gente in fondo semplice che mangia nei posti sbagliati. E insomma, se gli italiani sono il popolo che si picca di aver inventato la gastronomia una ragione ci sarà (variante cinefila: “In Italia l’unica cosa seria rimasta è la ristorazione”, Caterina Guzzanti, “Boris-Il film”).
No, tra di loro ci sono Jamie Oliver, spettinato chef britannico che vuole redimere gli Stati Uniti dal cibo spazzatura, il cuoco maledetto di Kitchen Confidential Anthony Bourdain, Lidia Bastianich, l’italiana che gestisce a Manhattan il ristorante Felidia, lo chef-star David Chang, snodo della galassia Momofuku a New York.
E tuttavia gli altri quattro indirizzi italiani in classifica sono la Trattoria Sostanza di Firenze per il voluttuoso pollo fritto, La Buccaccia sempre a Cortona, dove dobbiamo “assolutamente” provare i ravioli fatti in casa, l’Hosteria Giusti di Modena con gli inevitabili tortelli in brodo, la Subida di Cormons (Gorizia) e lo stinco di vitello.
Dai, non scherziamo, e l’alta cucina? E i nostri grandi ristoranti, luoghi che hanno fatto della gastronomia una tendenza culturale? Newsweek avrà anche copiato la copertina dal mensile inglese Observer Food Monthly, ma nelle sue graduatorie foodie non ha dimenticato i ristoranti. Ci sono il brasiliano D.O.M., il Fat Duck dell’inglese Heston Bluementhal, El Celler de Can Roca in Spagna, persino il Konoba Batelina di Pola, in Croazia. Ma sconsolatamente, non ci sono italiani.
E allora? Allora viene da chiedersi se non siamo noi quelli scappati dal rehab, i giudici inadeguati, fossilizzati, illusi, incapaci di valutazioni veloci e brillanti? E se ci sta sfuggendo che la cucina ironica e intelligente passa ormai per altri posti: la rosticceria neanche cara, il ristorante di pesce volutamente ignorante, l’osteria fighettamente rustica.
Per Davide Oldani, chef del ristorante D’O a Cornaredo di Milano, sentito da Repubblica, le classifiche di Newsweek sono provocazioni che sminuiscono il lavoro dei cuochi. Carlo Cracco pensa che alla classifica andrebbe cambiato il titolo in “Qual è la vera cucina?”. Ma loro, in quanto proprietari di ristoranti famosi, potrebbero essere di parte. Voi invece, voi cosa pensate?
[Crediti | Link: Newsweek, Eater, Repubblica, immagine: Newsweek, Eater]