Come alcuni di voi avranno notato, ogni venerdì conduco il liveblog de la Terra dei cuochi, il talent culinario di Antonella Clerici, e sì, quando mi è stato assegnato, mi sono sentita come un commissario di polizia messo ai semafori per dirigere il traffico.
Non serve una puntata di In Treatment per capire il motivo: sono (scioccamente?) snob e mal sopporto i programmi nazional-popolari. Dei quali Clerix è icona d’elezione.
Però in trasmissione c’è anche lo chef Davide Scabin, un paio di stelle Michelin al Combal.Zero di Rivoli.
E venerdì scorso, lo chef non si è limitato a essere bidimensionale nel piccolo schermo, ma si è materializzato qui su Dissapore per commentare il liveblog insieme ai lettori, dimostrando grande propensione al dialogo, apertura verso le critiche e dono dell’ubiquità (no, quella no, il programma è registrato).
Vale la pena soffermarsi su quanto ha scritto il “superchef” (cit.) perché se La Terra dei Cuochi a qualcosa può servire, è tutto lì, nei suoi messaggi, nei vostri, nella discussione che è venuta fuori.
La prima pietra, quella dello scandalo, l’ha scagliata il nostro commentatore Alessandro Borgese scrivendo:
“Si continuano a fare questi programmi in barba alla tradizione e la cultura gastronomica del nostro Paese“.
“Ma come si fa ad avere la ricetta esatta del risotto alla pescatora in un paese come l’Italia dove lo stesso piatto viene cucinato in dieci modi diversi a seconda della regione?”
“Sarà la voglia di spettacolarizzazione che hanno questi chef, Cracco & CO in testa, allora, se vi siete stancati di stare dietro le quinte e creare opere d’arte, toglietevi i grembiuli e andate a fare gli attori“.
Proprio a questo commento Scabin risponde:
“Fin quando avremo persone che pensano (peraltro sotto un punto di vista culturale molto giusto) come Alessandro, non lamentiamoci se restiamo la cucina più amata nel mondo che però non viene considerata la numero UNO“.
“Noi Italiani abbiamo troppe materie prime, troppe ricette e troppe nonne, avendo troppo non “comunichiamo”niente! Continuiamo a fare la guerra dei comuni quando nel mondo sono finite da decenni“.
“Chiunque abbia il coraggio di codificare qualcosa è messo alla berlina della presunzione. Grazie mille, ma almeno io ci provo a dire tre cose tre che possano funzionare per tutti. Sarà un insuccesso? Non mi interessa, chi non fa non sbaglia“.
Proviamo a estendere il pensiero di Scabin (e quando mi ricapita).
E’ innegabile che in Italia siamo divisi tra atteggiamenti opposti, al limite della personalità multipla: l’esaltazione della cucina tradizionale al grido (tribale) di ma quale Cyber egg, ridateci la Carbonara, e il continuo odi et amo per i nostri cuochi.
↑ Ora su, venerati come dei nell’Olimpo
↓ Ora giù, accusati di mendicare fama, soldi, sesso e rock&roll. Che manco le montagne russe.
Il meccanismo non aiuta la gastronomia italiana, sono pochi a considerare i grandi chef come un valore aggiunto del Paese. La nostra cucina di ricerca, di conseguenza, fatica ad affermarsi all’estero per quella che è: una delle migliore del mondo (l’ho detto).
Al netto del terzo posto nella 50 Best Restaurants, la classifica dei migliori ristoranti del mondo, conquistato da Massimo Bottura, restano i luoghi comuni: pizza e spaghetti su tutto.
Al primo intervento di Scabin nei commenti del liveblog è seguito un coro di consensi e gridolini che stonavano con le critiche anche feroci espresse fino a quel momento tanto da provocare un altro intervento dello chef. Questo:
“Eddaie, mi metto sulla graticola dei blogghisti e nessuno ribatte? E quando vi ricapita! Scatenate la critica personale! Quella diretta, che guarda negli occhi, quella vera. Gianluca! Corri come un coniglietto stitico… (cit. I Soliti Idioti, ndr)”.
Come prevedibile, si è finiti a parlare del programma vero e proprio e i nostri commentatori hanno evidenziato, tra molti altri, questi difetti:
— Format caotico e costruito su scelte sfortunate (dalle musichette ai giochi, dalle sfide al meccanismo della giuria popolare)
— Il cibo nelle riprese è troppo in secondo piano
— Il focus è sulla competizione e poco sull’oggetto del contendere
— I vip coinvolti nel programma sono inutili e fanno tanto paesino di provincia
— Non si parla mai di cucina e se Scabin ci prova, Clerix interrompe
— I concorrenti sono sbagliati, non appassionano lo spettatore, hanno poco carattere
— Oppure è sbagliato il montaggio
— Magari è sbagliata la Clerici
— E’ troppo in stile RaiUno e via criticando.
Scabin, scusandosi per non poter rispondere a tutti i commentatori, chiosa così:
“Questo format non si vuole confrontare con altri che già conosciamo […] ma prova a rispondere a un modello di comunicazione gastronomico che non è italiano. Purtroppo siamo esterofili: plaudiamo a qualsiasi cosa arrivi dall’estero e per contro, siamo i primi a fischiare le cose che invece nascono nel nostro grembo Italiano“.
“D’accordo, non si capisce molto di quello che accade durante la puntata, ma la vostra critica è totalmente di nicchia!“.
“I confronti con Masterchef sono fuori luogo, questo è un prodotto nazionalista che se va male arriva a 3.700.000 milioni di italiani. Anche per me è più importante far arrivare il pesto alla Genovese che il resto della trasmissione, se non ci riesco aiutatemi piuttosto che lasciare commenti sterili“.
Con calma, dignità e classe (cit), aspettiamo quindi ulteriori osservazioni.
Ma sopratutto vi aspettiamo venerdì, per la terzultima puntata del Liveblog e Livetweet: #occupyclerici, #laterradeicuochi.