Uno è Davide Oldani, a seconda dei punti di vista carismatico chef lestissimo a capire che qualità e prezzi abbordabili sono sinonimi di successo (ancora oggi per mangiare nel suo D’O, a Cornaredo, vicino Milano, bisogna prenotare con mesi di anticipo) oppure “sciantosa divetta, primadonna a tutti i costi“. L’altro è Marco Ramassotto, già pubblicitario e oggi imprenditore della carne con l’Agrimacelleria Ramassotto a Piossaco, nella cintura di Torino.
E’ ragionevole credere che Ramassotto appartenga alla seconda categoria, quella non esattamente entusiasta dello chef stellato ma dalla chioma rivedibile.
Almeno a giudicare da quanto annotato ieri nel suo profilo Facebook dopo aver trascorso la giornata a Expo 2015.
“Ieri sono stato ad Expo. Bisogna andarci a mio avviso, in quanto evento irripetibile, a prescindere da quelle che possano essere le vostre opinioni in merito. Sono entrato che ero una “tabula rasa”, come avrebbe detto Cartesio. Senza pregiudizi e senza preconcetti“.
Si è detto e scritto tutto su Expo, noi stessi abbiamo contribuito senza lesinare, cos’è allora che ha tanto impressionato l’agrimacellaio in gita esplorativa all’Esposizione?
“Questa che pubblico (e che vedete in alto, ndr) è l’immagine che riassume e simboleggia la mia personalissima EXPO 2015“.
Ed è a questo punto che Ramassotto esterna i dubbi sull’opportunità per uno chef dalla solida reputazione e però voracemente attaccato agli sponsor, ai ruoli da testimonial, alle partnership commerciali, di spiattellare i propri fornitori nel luogo in teoria meno indicato per farlo, specie se sono certi fornitori.
“Un cuoco italiano, 1 stella Michelin, che usa (o dice di usare) Olio Carli, Riso Scotti, Gorgonzola Igor ecc ecc…. Ora mi rivolgo ai miei amici ‘expo-entusiasti’. Cosa vi siete portati a casa dopo aver visitato l’Expo? Cosa non ho colto?“
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Se trovate riduttivo circoscrivere l’esperienza Expo alla lista dei fornitori di Davide Oldani, d’accordo, avete ragione. Può essere anche invidia, certo, è possibile.
Tuttavia dovete dirmi perché uno chef che si vanta delle lezioni di marketing della ristorazione tenute ad Harvard, e ha tutte le ragioni di farlo, deve inciampare in simili cadute di stile.
E poi, che sponsor! Anche se agli imperdonabili voltafaccia degli chef siamo abituati: viste le pubblicità dei giudici di Masterchef, visto tutto.
[Crediti | Link: Dissapore, Facebook]