C’è una condanna per tutti gli splendidi, e qui parliamo di una, l’anguria, che sta talmente bene in fotografia da essere in pratica una copertina di Vogue. La condanna, si diceva, è che la consideriamo piuttosto indigesta. Indigesta a chi? Ma se sazia come un’apocalisse (grazie, zuccheri assimilabili) e nutre quanto una bresaola. Non esistessero le parti bianche sarebbe perfetta. Certo, al 90% è acqua, e l’acqua diluisce i succhi gastrici che aiutano la digestione. (Ri)Certo, mangiandola freddissima mentre si abbatte sull’Italia un nuovo anti-ciclone nordafricano, “l’ultimo e più terribile che porterà una vera bufera di caldo”, l’effetto bibita ghiacciata può anche capitare.
Ma non scherziamo, l’anguria è una certezza esteriore ed interiore. La polpa croccante, il sapore, l’assurda capacità di alleviare il bollore africano. Ce n’è sempre una fetta pronta nella parte più fredda del mio frigo, e non mancano le alternative: sferica, ovale, oblunga, verde scuro, verde chiaro, striata, polpa rossa, rosea, giallastra.
L’invidia per gli uomini apparentemente normali che sanno distinguere le varietà cresce di estate in estate. Osservano, accarezzano poi sentenziano: anguria di Pistoia, di Faenza, Baby Funn, Black Diamond, Klondike Blue Ribbon, Sugar Baby (le varietà più coltivate in Italia).
Ma gli americani mi fanno molta paura, è quando classificano loro che ci sentiamo piccoli e inutili.
1: Little baby flower.
2: Yellow doll.
3: Crimoson sweet.
4: Extazy.
5: Golden midget.
6: Jubilee.
7: Mickylee.
8: Moon and stars.
9: Pixie.
10: Cream of saskatchewan.
11: Sangria.
12: Starbrite.
13: Starlite.
14: Stars’n’Stripe.
15: Sugar baby.
16: Summer flavor.
17: Sweet favorite.
18: Yellow baby.
Negli ultimi anni l’entusiasmo mi ha fatto scoprire nelle altre cucine moltitudini di ricette diverse. Una rivelazione. Oggi mi sento pacificato e guardo all’anguria in modo completamente nuovo.
Insalate:
con un contrappunto salato, tipo olive o feta, alla greca
oppure aromatico, come l’anice stellato
con erbe e pomodori (l’acidità dei pomodori ne smorza la dolcezza)
con le arance Sanguinello (a polpa rossa), cipolla di Tropea, sedano e basilico
con il sale, la menta e il limone, alla messicana
con il pane (specie i cornetti ferraresi) inzuppato nel succo dopo aver scavato la polpa con un cucchiaino
Beveroni:
nel vino (meglio se “spumante”) freddo, rosso, tagliato a pezzettoni insieme alle pesche gialle
macerato nel rum con il melone, l’uvetta e le mandorle tritate come fanno in Nicaragua
semplicemente frullato
oppure spruzzato di lime, frullato e allungato con prosecco e brachetto
Dolci:
Gelu i muluni come fanno i siciliani
gelo al cioccolato o ai pistacchi
trasformata in granita come in Tunisia, frullata, con l’aggiunta di zucchero, succo di limone e di arance.
Ma la ricetta che suscita l’invidia di chi è restato a guardare, a chiedersi come mangiano l’anguria oggi a Capri, al Forte o nel Salento è: ARROSTO. Bella questa ricetta di Davide Oldani, chef del ristorante D’O poco fuori Milano.
Tagliate un cubo di anguria alto 2 cm e arrostitene leggermente un lato in una padella antiaderente. Mettetelo al centro del piatto e servitelo con accanto un cubo di pomodoro cuore di bue tagliato spesso (2cm). Potete aggiungere delle piccole sardine sfilettate adagiate su pomodoro e anguria e condire con un filo d’olio e una splverata molto leggera di cannella.
Ultimo suggerimento: il punto di partenza per appassionati vecchi e nuovi non può che essere questo video-tutorial su come si mangia l’anguria, l’unico auto-certificato dal “maestro” americano Tom Willett. Maestro secondo chi? Ma secondo lui, ovviamente.
Chi c’è lì fuori che in previsione dell’arrivo di Lucifero sente il bisogno aggiungere qualcosa?
[Crediti | Saveur.com, link: Corriere Cucina, immagini: Saveur]