Il gelato si è sciolto: la crisi arriva anche in gelateria

Il gelato si è sciolto: la crisi arriva anche in gelateria

Il banco del gelataio come sfondo ideale per le nevrosi, i tic e le abitudini degli italiani. Con panna, doppia panna, senza panna; nel cono, mai nel cono, ma che schifo quel cono; monogusto, bigusto, scusi posso avere un altro gusto? La prossima volta diamo una pacca sulla spalla al gelataio e facciamogli un sorriso. Anche perché, ultimamente, sembra più ombroso del solito. Non ce l’ha con noi, è depresso, pure lui dopo tanti anni controcorrente sente i morsi della crisi.

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Nel 2013 il gelato in Italia ha avuto un giro d’affari di 2,7 miliardi di euro con oltre 150 mila addetti. Il grosso, all’incirca 2 miliardi dice Il Sole24Ore, proviene da coni, coppette e vaschette. Ci sono le 15 industrie delle macchine specializzate, con 300 milioni e 450 dipendenti, altri 500 milioni di ricavi con 500 occupati arrivano dagli arredamenti e le attrezzature, mentre gli 80 marchi specializzati in ingredienti e semilavorati, con 1600 addetti, generano un fatturato di 450 milioni.

Ma siccome la pioggia è nemica giurata dei gelatai, per loro quest’estate super piovosa è la peggiore degli ultimi 30 anni (degli ultimi 150 secondo quelli di Grom, che non a caso hanno firmato con i sindacati un contratto di lavoro integrativo ribattezzato “se piove stai a casa“), con cali del fatturato tra il 10 e il 30% anche se i dati non sono ufficiali. E il tentativo di destagionalizzare il consumo del gelato non sembra essere riuscito.

Altro problema: la concorrenza.

Ci sono quasi 21mila gelaterie in Italia, una ogni 2.965 abitanti, oltre 30mila se contiamo i bar che vendono gelato sfuso. Più della metà di tutte le gelaterie europee (50mila). Il settore sembra saturo e infatti, anche la corsa ad aprire gelaterie artigianali che sembrava inarrestabile si è fermata (dal +13% del 2012 al +0,5% del 2013).

Cosa fanno i gelatai per rispondere alla crisi?

Chi può si organizza per trovare nuovi clienti all’estero. E’ una tendenza corposa, gli imprenditori del gelato hanno capito quante aspettative esistono nel mondo, soprattutto negli Stati Uniti, per il gelato italiano.

Grom, new york

Prima di tutti lo ha capito Grom, catena italiana di gelaterie dall’imprinting già internazionale. Scelta che Guido Martinetti e Federico Grom rafforzeranno con decine di nuove aperture nei prossimi anni specie in paesi dall’economia emergente come Emirati Arabi e in Indonesia. L’obiettivo è delocalizzare il fatturato spostandolo all’estero per l’80% (oggi è l’esatto contrario).

L'albero dei gelati, new yorkgelato giusto new york

Si muovono anche gelaterie artigianali più piccole ma ben attrezzate dal punto di vista del prodotto. Dopo lo sbarco americano de L’Albero del gelato, catena di gelaterie che ha imporre il gelato naturale bio&giusto in Brianza, a Seregno e Cogliate, è in procinto di aprire a New York Vittoria Bortolazzo, la dinamica titolare di Gelato Giusto, secondo i critici più esigenti la migliore gelateria di Milano.

Sarà il mondo ad aiutarci a mantenere il naturale ruolo di leader nel settore del gelato?

[Crediti | Link: Il Sole24Ore, Dissapore, Facebook. Immagini: galleryhip.com, Scatti di Gusto]