Cose della cucina italiana che anche i più cosmopoliti di noi, implicitamente, sanno che gli stranieri non capiranno mai

Cose della cucina italiana che anche i più cosmopoliti di noi, implicitamente, sanno che gli stranieri non capiranno mai

Lo straniero, a dispetto del suo nome generico, è un essere ben definito che abita in una zona che si situa a Nord delle Alpi. Lo straniero viene dall’Ovest (e se viene dall’Est è molto ricco). Il cliché è che lo straniero si veste male, non importa se fa shopping da Gucci e da Prada: è il gusto che gli manca e quei ciabattoni e quei pantaloni corti che sfoggia con disinvoltura sotto la pancia prominente ne sono la prova.

Ma sono tutti peccati veniali al confronto della tara più grande: per gli italiani lo straniero non sa mangiare, e non capisce la cucina italiana. Non può, gli mancano le basi. Figurarsi cogliere la differenza tra carciofi alla giudia e alla romana, intuire la superiorità dell’acqua cotta toscana, non grattugiare il parmigiano sulla pasta col pesce, afferrare che asparagi e pomodori non vanno cotti insieme.

Volenti o nolenti, anche quando vestiamo i nostri abiti migliori e ci consideriamo lungimiranti e cosmopoliti, quel campanilismo nostrano che tutti conosciamo a menadito fa capolino, imperterrito. Ecco perché, per fare chiarezza una volta per tutte, ho provato a listare quei cibi che no, proprio gli stranieri non possono capire.

Per tutto il resto ci sono gli spaghetti-bolognese.

Caffè ristretto

caffè ristretto

Già il caffè nella tazzina riscuote risolini tra l’imbarazzato e il sornione, figuriamoci quando la tazzina è riempita per meno di metà.

Ho visto gente versarci dentro l’intero bricco del latte oltre a mezzo bicchiere d’acqua, ma no quel saporino di bruciacchiato proprio non voleva andarsene.

Mozzarella di bufala

mozzarella di bufala

Il mistero della mozzarella andrebbe studiato con la stessa cura e bramosia che si applica ai misteri di Fatima.

Qualcuno lo fa, ma non si può pretende che chi, al proprio paese, riceve solo sacchettini di plastica con palline di formaggio gommose e insipide possa apprezzare davvero quel gusto un po’ acidulo dell’interno cremoso di una mozzarella di bufala.

Potrebbe scambiarlo per yogurt andato a male.

Basilico

basilico

Il basilico non è un’erba aromatica, ma una certezza. Sui pomodori, nella passata, nel pesto, sulla pizza o unito alle foglie di misticanza.

Se una delle prime cose che la mamma ti ha insegnato è stata quella di toccarne le foglie e annusarti le dita ti starà bene, altrimenti pronuncerai l’orrida sentenza: “Per me senza basilico, grazie”.

Condimento per l’insalata

olio

Figli di latitudini in cui la terra è meno generosa, “gli stranieri” impognono alle foglie di insalata condimenti densi e voluttuosi, con i sapori più disparati, nella speranza di conferire ad un piatto ridicolo un senso compiuto.

Ma cosa dire di un giro d’olio e qualche goccia d’aceto quando si ha a che fare con tenere foglioline multicolore, appena raccolte dall’orto, che profumano di vita vegetale?

Consistenza croccante

pesce al sale

Nell’anno della mia vita in cui ho vissuto in Francia il resoconto dei menu domenicali dei miei genitori mi sembrava appartenere a un altro pianeta: pesce cotto sotto il sale, patate arrostite nel forno e pasta asciutta.

Io, nel tempio della cucina, ero invece alle prese con il motto “tutto ha la sua salsa” e quel croccante, mitigato da nulla, me lo sognavo di notte.

Panino

panino

Non so parlando del sandwich nelle sue innumerevoli versioni, e nemmeno del’hamburger che cola sugo da tutte le parti.

Sto parlando della michetta calda con la mortadella, della rosetta col crudo o della piada con lo squacquerone. Avete mai riflettuto sul senso della parola semplicità?

Il formaggio che fa le vesciche

formaggio

Quando ero piccola mio padre si divertiva a farmi assaggiare i formaggi molto stagionati, che fanno venire le bollicine sulla lingua. Poi mi diceva che il numero di piaghe che ti provoca è un buon modo per capire quanto è buono un formaggio.

Questa visione masochistica del godimento culinario è improponibile altrove. Provate a farvi venire le vesciche col brie o con un cheddar qualsiasi.

Quantità

pasta

Se con il tempo “lo straniero” ha capito che l’antipasto precede il primo e che questo precede il secondo che va accompagnato col contorno, nessuno ha ancora chiaro questo.

Due porzioni di lasagne, un piatto di cappelletti in brodo, tre secondi di carne e cinque contorni di verdure e patate sono la soglia minima di un qualsiasi pranzo delle feste, e soprattutto, che è la razione per una persona sola.

[foto crediti: coldiretti, abitare, dolcevitaonline,imbottigliamento, citycool, panino d’autore, latte news]