Il vantaggio di scrivere il post dei buoni propositi del nuovo anno per la prima volta (2013, 2012, 2011) è che non potete ricordarvi i buoni propositi dello scorso anno e farmi notare quanto siano stati disattesi. Dunque il primo proposito è decidere di essere abbastanza onesta da riconoscere che probabilmente non farò nessuna di queste cose.
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Lascio al 2013 il cake design e mi porto le crostate e la torta di mele, anche la torta tenerina, la zuppa inglese e il tiramisù.
Butto lo street food che solo perché si chiama “street food” deve essere buono, e invece a volte è una schifezza. E porterei con me un food truck, se avessi capito come aprirne uno. Butto anche le birre artigianali imbevibili (che solo perché sono “artigianali” devono essere buone, e invece a volte sono una schifezza).
Porto con me un buon cocktail e chi lo sa fare.
Lascio il vegetariano quando non è una scelta ma la maschera di un disordine alimentare, gli intolleranti per finta e per moda. Butto le ricette e i quanto basta.
Porto con me chi riesce a raccontare il vino senza annoiarmi a morte. Butto chi non sa cucinare e se ne vanta. Porto con me chi sa dove andare a fare la spesa.
Lascio nel 2013 le 11 portate e me ne porto 7, il numero perfetto per un menu degustazione.
Lascio le rape rosse, che ne abbiamo mangiate talmente tante da aver cambiato colore, lascio anche il pomelo e porto i litchi. Mi porto il rabarbaro, che tanto me lo ritroverò ovunque. Porto anche i pop corn.
Lascio hamburger e polpette, mi porto un panino.
Porto whatsApp. Porto Facebook. E anche Istagram e Twitter. Ma non al ristorante. Porto le recensioni scritte in terza persona e anche gli articoli scritti in terza persona.
Butto i seflie, gli ego-blogger, il personal branding e tutti gli autoriferiti (ormai di una noiosità micidiale).
Lascio il FOMO e tengo il JOMO (e se non sapete di cosa sto parlando, informatevi! Benvenuti nel 2014)
Porto con me la parola foodie, che non è poi così male.
Lascio le chef con le palle e quelle in quota rosa: nel 2014 porto le cuoche. Le donne in cucina ci sono sempre state e ce ne saranno sempre di più. E mi impegno a raccontarle ancora meglio.
Porto l’umiltà, il rispetto, il lavorare sodo.
Lascio il cool, le cose fighe, i locali dove “esserci”; mi tengo il delightful, le cose piacevoli, lo stare bene.
Mi porto l’esser di provincia senza essere provinciali. E i locali, gli eventi, le persone che esistono al di fuori di Roma e di Milano. Mi porto Bologna e tutte le cose che accadranno nel 2014 nella città che finalmente si deve dare una svegliata e riacquistare la sua supremazia gastronomica. Porto l’abbonamento in palestra, per davvero quest’anno!
Butto quella grande sciocchezza che è la dieta paleo (come tutte le diete, del resto), e dei programmi tv dei ciccioni che dimagriscono e dei vecchi che ringiovaniscono. Butto il Photoshop che ritocca qualsiasi cosa, anche il cibo.
Eh, si, butto anche il kmzero (che palle!). Lascio il delirio di onnipotenza di chi si auto produce tutto, pure il pane. E io il pane lo compro dal fornaio. Poi, ovvio, butto i panetti di pasta madre, e non ne voglio più sentir parlare.
Porto con me la carta di qualità, i libri e le riviste ben fatte; porto Dispensa e altre idee spericolate. Porto il pigiama e i posti dove stare comodi (non necessariamente in pigiama, avete capito la metafora?)
Mi porto la gentilezza, lascio l’arroganza e la presunzione, la spocchia e chi parla troppo e solo di sé.
Porto le cene a casa mia. E il barbecue nel giardino.
Porto gli appuntamenti a cena. Porto gli uomini che cucinano per me. Lascio quelli che non danno importanza a quel che mangiano.
Porto l’amicizia e la lealtà. Butto i maleducati.
Butto gli chef filosofi (quelli che ogni volta “la mia filosofia è…”, ma se gli fai una domanda fuori dal seminato ti rendi conto che non stai decisamente parlando con Kierkegaard); butto anche gli chef star (porto solo Rubio e Cracco. Perché si!).
Porto con me i cuochi con un ego sotto controllo. Mi porto gli spaghetti alla bolognese e anche il cibo Made in Italy. E so che voi snob non capirete. Mi porto anche la critica gastronomica italiana, così magari riesco finalmente a capire da chi è rappresentata e cos’è davvero.
Lascio gli show coking e mi porto i food rave. Anzi, siete tutti invitati.
La mia lista è finita, ora tocca a voi. Allungatela o modificatela come vi pare, ponetevi obiettivi smisurati, aldilà di ogni possibile logica: non sarò certo io a giudicarvi.
Buon anno a tutti! Martina