Ho visto cose.
Ho visto teglie sgusciare dalla borsa termica a mezzogiorno.
Ho visto bambini, e mariti, e cognate sciamare rumorosamente sotto l’ombrellone mentre la nonna scodellava una pasta al forno con tendenza al sudato.
Li ho visti affondare sui maccheroni con il termometro a 40, le mani ancora unte di crema solare.
Ho visto rinforzi di torte rustiche, fritti, arancini, supplì, frittate di maccheroni, pomodori ripieni di riso.
Ma ho visto anche cricche di amiche in bikini pendant con il telo pendant con la borsa pendant con lo smalto delle unghie dei piedi.
Le ho viste impalate sotto il sole per nove ore che parevano morte. Anzi no, ruotavano ogni tanto per arrostire il davanti come il didietro, ma sempre senza toccare cibo. Niente di niente.
Le ho viste bere con militaresca regolarità un beverone fluo come il bikini, cosa fosse non si sa, senza ingerire niente di solido.
Una di loro improvvisamente ha estratto dalla borsa un’albicocca finendola in due morsi, con aria molto colpevole. Potevo intuire, indagando i volti bronzei delle amiche, turpi espressioni di riprovazione.
Mai come in spiaggia gli italiani manifestano le loro profonde diversità. Al Sud ho visto l’eccesso, con trattenuto ghigno dei nordici invidiosi.
— Quelli per cui il pranzo al mare è tutt’uno con la prova costume si nutrono di frutta, pezzi di cocco, asciutti pacchetti di cracker o mortificanti insalate.
— Quelli che sono in vacanza e al diavolo il contegno: mojito alle nove, spritz per pranzo, patatine sporadiche e per calmare i morsi della fame un gelato crema e cioccolato, facesse male un po’ di frutta.
— Quelli dell’ombrellone come distaccamento della cucina di casa, con spasmi da digestione del maschio rumoroso, pance gonfie da spiaggia, bambini sbafati di parmigiana che non potranno fare il bagno fino al 2014, angurie colanti a fine pasto.
In realtà, ahinoi, dicono i freddi numeri che il mangiatore da spiaggia, complice “l’easy cooking” (c’era scritto questo nel giornale, potrei giurarlo) sia vicino all’estinzione. Stiamo diventando, dicono, un popolo di salutisti fissati con la linea (che tu sia maledetto, Marco Bianchi) e dunque addio alle perfette macchine da catering che siamo stati.
Nell’estate 2013 prevalgono paste fredde, insalate con cereali, panini integrali, addirittura pesce. In linea con le regole dettate dal ministero del Welfare che consiglia di evitare cibo a base di uova, creme e latticini.
Per la vostra editor qui l’insuperabile pranzo da spiaggia resta quello delle vacanze siciliane: arancino e birra gelata.
Ora chi tace è perduto: come mangiano i lettori di Dissapore sotto l’ombrellone?
Cibo rigorosamente local perché non si smette di essere gastrofanatici nemmeno in vacanza? Borsa frigo da pic-nic evitando formaggio, tonno e prosciutto cotto che tanto quelli si guastano sempre? Si ripiega speranzosi nel bar del bagnino? E no, se non è almeno un ristorante neanche mi ci siedo? Mai mangiato la parmigiana di melanzane sotto l’ombrellone?
[Crediti | Link: Corriere del Mezzogiorno, Dissapore, Huffington Post]