Come si chiama la prima cosa che fate il mattino? Non si chiama forse… caffè? Un sorso e tutto sembra migliore. La vita è bella dopotutto (non oggi che è lunedì).
Ma in estate succede qualcosa al caffè, è stato il vero motivo per cui ci siamo alzati tutto l’inverno eppure adesso, irriducibili a parte, sembra troppo caldo, abbiamo voglia di raffreddarlo.
Allora? Allora cosa dobbiamo sapere sul caffè freddo, cosa separa il bene dal male quando parliamo di iced coffee come dicono gli americani, “bibita a base di caffè” secondo i puristi?
Il caffè freddo buono rinfresca, ha una dolcezza naturale, non ci nega alcuni piaceri del vero caffè e per il resto allude. Il caffè freddo cattivo è aquoso e troppo amaro, in sostanza, sa di promesse non mantenute
Meglio allora dirsi come prepararlo, oggi lo facciamo con le le belle foto del blog americano The Pioner Woman.
Svuotato mezzo chilo di caffè (non metto bocca ma anche se freddo il caffè dev’essere buono) in un grande contenitore, questo apparteneva a un ristorante se siete curiosi di saperlo, e verso 7 litri d’acqua. Grande il contenitore, capiente la brocca: da oggi piove per un paio di giorni sentenzia il meteo, ma il caldo è in agguato, con il caffè freddo meglio abbondare.
Dopo aver mescolato per amalgamare acqua e caffè freddo chiudo il contenitore e vivo la mia vita cancellando dalla memoria l’infusione per almeno 8 ore. Anche più se è il caso, male non fa.
Trascorso il tempo necessario, accomodo con pazienza sopra un nuovo contenitore il colino a maglie strette.
Non basta, lo ricopro con almeno due strati di garza da cucina, voglio che filtri esclusivamente il liquido.
Trasferisco lentamente il caffè dal primo al secondo contenitore, ci vuole qualche momento però mi godo lo spettacolo. Non sembra lava di un cratere in eruzione?
Spingo delicatamente la polvere di caffè rimasta verso il basso per ricavare altro liquido. Dipende dal caldo, ma nel mio frigorifero se ben conservata, una quantità di caffè come questa dura dalle tre settimane a un mese.
Ecco l’impari confronto: a sinistra il primo contenitore privato dell’originale bellezza anzi ridotto ormai a un cumulo di macerie, a destra in tutto il suo splendore l’enorme quantità di caffè che aspetta di essere raffreddato.
Possiamo conservarlo in frigo nel contenitore originale. Ai più attrezzati del paradiso in tazzina (in realtà bicchiere) non mancherà un dispenser tipo questo, sempre pronto alla bisogna.
Ora, quando il caldo morde e il richiamo mi costringe a mettere nel vetro l’ingrediente numero uno del piacere, il caffè freddo, ci sono tre cose da fare: inizio riempendo il bicchiere di ghiaccio.
Dal contenitore erogo la quantità di caffè necessaria a riempirlo per metà, forse un po’ di più. Lo colmo con latte parzialmente scremato e latte intero in ragione del 50 per cento. Se fate lo yogurt in casa allora avete già usufruito della quota di latte intero consentita, usate solo latte parzialmente scremato, ma vi avverto: peggio per voi.
Lo zucchero? Cosa fate, mettete lo zucchero nel caffè? State scherzando vero, c’è già il latte, poi il sapore del caffè chi lo sente più. Comunque, zucchero per gli ostinati.
Per gli americani lo sappiamo, l’abbondanza è sinonimo di gioiosa soddisfazione, godono come ricci a rimpinzarsi, non come noi bonari piluccatori. Pertanto aggiungono (anche The Pioner Woman) latte condensato in dosi gloriosi. Skipperei.
Tenete duro fratelli e sorelle caffeinomani, con questo caffè freddo, il nostro livello di dipendenza è salvo anche in estate.
[Crediti | Link e foto: The pioner woman]