La sbornia sarà anche Light, cioè “leggera”, ma il dopo per Bud è stato pesante: l’ultima campagna pubblicitaria della Anheuser-Busch, la più grande azienda americana produttrice di birra, è nell’occhio del ciclone per uno slogan infelice stampato sull’etichetta delle nuove Bud Light.
“The perfect beer for removing ‘no’ from your vocabulary for the night #UpForWhatever” ovvero “La birra perfetta per rimuovere ‘no’ dal tuo vocabolario per la notte”, con tanto di hashtag #UpForWhatever che ha impiegato un nano-secondo a ritorcersi contro l’azienda. [related_posts]
Lo slogan puntava (volutamente?) sull’interpretazione sessista: concedetevi a chiunque, donne, bastano pochi sorsi di birra. Apriti cielo. Molti americani hanno interpretato il messaggio come l’esempio di una cultura notturna del divertimento che, estremizzando, giustifica tutto, anche lo stupro. La birra perfetta per qualunque cosa succeda.
Una discussione che va avanti da giorni: per alcuni No Significa Sì, soprattutto se quel ‘no’ è innaffiato da qualche gallone di alcol capace di far scattare ingiustificati sensi di colpa e ripensamenti successivi, per altri Sì Significa Sì, un consenso esplicito, privo di interpretazioni etiliche.
Stupisce il fatto che dopo anni la matematica non sia considerata un’opinione mentre alla grammatica tocca una sorte differente.
Bud è stata costretta a chiedere pubblicamente scusa e a fermare la produzione delle bottiglie con la famigerata etichetta pro-stupro, facendole diventare un desiderata fra i collezionisti.
Controversa anche la campagna Protein World, azienda conosciuta per la vendita di integratori, che chiedeva alle donne nella metro di Londra se fossero pronte alla prova costume per sfoderare un “corpo da spiaggia” (beach body).
Tralasciando la pericolosissima assonanza fra “beach” e “bitch”, i cartelloni pubblicitari, che mostravano un fisico da Photoshop, hanno riacceso le polemiche sull’oggettivazione del corpo della donna, ormai unico stimolo per i creativi e per i loro cervelli in perenne erezione.
Difettuccio dal quale non sono esenti i pubblicitari italiani, che anzi, quanto a celodurismo risultano spesso insuperabili.
Ecco 23 esempi di pubblicità sessista usata per vendere alimenti o vini.
PASSERA
1) Due piccioni con una fava (e scusateci il gioco di parole). Con un gioco di sfondi e silhouette l’invito è quello di degustare una passera. La passera di Vigne Lepore.
ANALOGIA SFUGGENTE
2) Coseme abbina il grano buono, in modo del tutto gratuito, alle tette. In questo caso sfugge completamente l’analogia. Forse pensavano facesse figo e non impegnasse.
MOLLUSCHI
3) Lo Zibibbo di Gibelè come la Bud: in questo caso l’analogia è ittica con donne paragonate a molluschi da servire.
BOCCHE APERTE
4) In un colpo solo Fabbri riesce a includere un riferimento razzista e uno sessista, con possibile interpretazione lesbo.
ZAPPALA’ SUPERSTAR
5) Anche Zappalà mostra una certa predilezione per i riferimenti razzisti e sessisti, nemmeno tanto celati. Ci troviamo però di fronte a degli specialisti, ecco un altro trittico mica da poco.
6) Sesso orale, prima…
7) sesso orale, dopo.
8. Qui si parla delle cose belle dell’estate: il sole, il mare e le mozzarelle Zappalà abbronzate e infilate in un bikini. Abbiamo capito: Zappalà è una certezza se si parla di sessismo.
AD MINCHIAM
9) In questo capolavoro sgranato balza subito all’occhio la giustapposizione ad minchiam della donna discinta con la farina. Il grafico si giustifica “C’era spazio nel cartellone, che faccio, lascio?”
LA BESTIA CHE E’ IN TE
10) Shark tappezza il comune di Roma con alcune raffinate rappresentazioni pubblicitarie che invitano a tirare fuori la “bestia che è in te”. Soprattutto la prima ricade nuovamente in un machismo da stupro poco apprezzabile.
DERETANI
11) Dal gusto pieno della vita, SanFruit di Sant’Anna mutua lo slogan che diventa “il gusto pieno della frutta”, concetto che non può che richiamare alla mente un deretano, tipico frutto di stagione.
IGIENE DENTALE
12) Se produci un dentifricio nero come il lucido da scarpe, come puoi pretendere di pubblicizzarlo se non con un originale riferimento sessista? Per Splat Blackwood è per una buona causa, l’igiene dentale.
DONNE E BIRRE
13) Qui i commenti sono superflui, l’associazione fra donna e birra ormai è stata sviscerata in ogni forma, anche le peggiori, come nel caso di Tinima
IL CAPO
14) Dopo esserci fatti la cubana, ora tocca anche farci il capo. L’Amaro Del Capo.
DUE DI PICCHE
15) L’immagine è sgranata, ma anche in questo caso è difficile cogliere un qualunque senso di un due di picche fra le chiappe e l’Amaretto Disaronno. Misteri del marketing.
CARNE FRESCA
16) L’oggettivazione del corpo della donna raggiunge qui vette sublimi: non solo donna oggetto, ma pure carne da macello. Immaginiamo il pienone durante la festa della donna alla Braceria Pizzeria Da Emanuel.
NON SI BUTTA VIA NIENTE
17) Ghirardi Onesto in questo caso sponsorizza il noto detto “e poi? cosa vuoi anche una fetta di culo? Della donna non si butta via niente.
EFFETTI DI CALABRIA
18) Il premio raffinatezza va forse alla pubblicità dei Salumi Dodaro, che con questo cartellone pubblicitario vogliono pubblicizzare gli effetti della Calabria
PERE
Se i manifesti non bastavano, ecco una serie di video a tema. I primi tre vedono la partecipazione anche di Federica Ridolfi. “E chi diavolo è?” direte voi.
19) Una soubrette che si è prestata (o meglio, ha prestato una parte di sé) agli spot del Consorzio Gorgonzola che deve avere un’idea poco varia di cosa significhi “creatività”.
20)
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ROCCO!!!
22) Non poteva mancare Amica Chips, che ha da qualche stagione assoldato Rocco Siffredi per declamare le caratteristiche peculiari delle varie tipologie di patata. Cracco si è invece fermato ai soli tuberi.
GHIACCIO BOLLENTE
23) Concludiamo anche con uno degli ultimi spot di Caffè Borghetti, anche se in questo caso la cosa più scandalosa è la faccia da pirla del protagonista quando osserva il bicchiere con il ghiaccio sciolto.
Pensare che Laura Boldrini si era recentemente lamentata del fatto che la donna rappresentata spesso in cucina non corrispondesse a realtà. Aveva ragione: qui di cucina non si vede nemmeno l’ombra.
[Crediti | Link: Washington Post, Ansa, Anheuser Busch, The Guardian, YouTube | Immagini: AlFemminile, TP24, Generazione, LecceSette, YouTube, Mistral, Corriere, Santapadella]