Cosa fa a ferragosto il gastrofighetto impenitente? Si ammazza di bomboloni sotto l’ombrellone, griglia come se non ci fosse un domani e, a volte, si rilassa. Nei brevi momenti in cui legge un libro per diletto, può forse esimersi dallo scegliere pubblicazioni che, in qualche misura, abbiano a che fare con l’enogastronomia?
Ovviamente no. In alcuni casi, mi raccontano, potrebbe anche usare un po’ di pane carasau come segnalibro, ma certo non può tirarsi indietro dal farsi una cultura culinaria anche quando potrebbe cimentarsi in qualche mattone kafkiano.
Per quelli che in libreria devono ancora fare tappa, ecco 5 consigli per libri che sì e 5 che proprio no.
1. No al pastrocchio, sì all’insalata russa (spendi 25 cent in più, ma ben investiti).
NO – Jamie Oliver, “Le mie ricette da 15 minuti“ (21,75€): bisogna davvero avere del coraggio, dopo una lunga sessione invernale di pastrocchi gastronomici al limite della decenza da prima serata, a volersi anche comprare il libro. Le sue ricette saranno anche veloci, ma si potrebbero paragonare ai non-luoghi della globalizzazione: di tutto un po’ e personalità non pervenuta.
SÌ – Anya von Bremzen, “L’arte della cucina russa“ (22 €): a metà tra un romanzo di nostalgie e un ricettario di quello che fu l’Urss, qui ci trovate racconti di fame (quella vera), e anche una prefazione a firma di Ferran Adrià che inizia così “È un libro che spalanca un intero universo, insegnando i tanti significati profondi del cibo: culturali, politici, sociali, storici, personali”.
2. No allo chef, sì al “poeta” (risparmi 3,90 euro).
NO – Pietro Leemann, “Il sale della vita” (16,90€): i pipponi etico-ambientalisti-pseudozen, almeno in estate, lasciamoli nel cassetto. Elevarsi spiritualmente attraverso il cibo è cosa buona e giusta, ma personalmente preferisco elevarmi al rango di campionessa mondiale di porchetta di Ariccia, piuttosto che sorbirmi la vita, le opere e i miracoli di chi benedice l’acqua.
SÌ – Gianni Mura, “Non c’è gusto“ (13,00 €): la penna di Mura è sempre una gioia per lo spirito, che sia in veste di amante del ciclismo o di mangiatore indefesso. Mura cerca di dare un senso all’invisibile filo di Arianna che, a volte, ci ha guidato dritti a sonore sòle al ristorante, nel tentativo di farci evitare le fregature, che poi fanno parte del gioco.
3. No al kitsch, sì all’ironia (risparmi 12,90 €).
NO – Renato Ardovino, “Il cake design“ (24,90 €): perchè spendere 25 euro per avere in caso un discreto soprammobile che ci faccia solo venire la pelle d’oca per la dose di kitscheria contenuta? Di torte a 26 piani non se ne può più già da un po’, e dopo qualche anno di nefandezze dolciastre fatte in casa, oggi anche la desperate housewife ha finalmente cambiato hobby.
SÌ – Isabella Pedicini, “Ricette umorali – il bis“ (12 €): immaginate le frustrazioni di chi ama il cibo davanti a certi scempi diabolici che si possono trovare lungo le corsie dei surgelati fuori dall’Italia. Le ricette alla Dalì del fornello tornano con il bis, infarcite di racconti scoraggianti che ci fanno capire come, “sì, va bé l’Italia é uno schifo”, ma come si mangia qui…
4. No al senso di colpa, sì al “luogo comune” (risparmi 2 €).
NO – Marco Bianchi, “Io mi voglio bene“ (18,50 €): non lo faccio d’inverno, figuriamoci se sotto l’ombrellone mi faccio dare lezioni di buonismo e sorrisi a 34 denti dal signorino qui. Se poi si parte a pagina 1 dall’assioma “siamo quello che mangiamo” (con quel leggero retrogusto di senso di colpa) va a finire che mi rovino le vacanze.
SÌ – Chiara Lalli, “All you can eat“ (16,50 €): partire dai luoghi comuni per disegnare un atlante alimentare illustrato di chi siamo. Le tipologie umane sono tutte schematizzabili in grandi macrocategorie: ad esempio quelli che credono che dove ci siano parcheggiati tanti camion si mangi bene. E, probabilmente, loro hanno capito tutto del mondo.
5. No alla hippy 2.0, sì all’Imodium cartaceo (risparmi 3,50 €).
NO – Paola Maugeri, “Alla salute” (20 €): non so se fosse una leggenda metropolitana, ma da quando mi è arrivata all’ôrecchio la storia della Maugeri che beve la sua urina per essere del tutto a impatto zero, ho perso anche la stima per la sua pronuncia inglese. Il fatto che ora senta il bisogno di comunicare la sua nuova “onda verde” di succhi e frullati non mi tange.
SÌ – Giulia Enbders, “L’intestino felice“ (16,50 €): il titolo fa ridere, lo so, ma ci vuole un sacco di spirito (e pure di competenza) a parlare di un’organo non a tutti simpatico e riuscire a dire cose interessanti e anche comprensibili (intolleranti e problematici compresi). In una vacanza esotica, poi, potrebbe anche salvarvi la vita con qualche consiglio più ardito del classico “non bere bibite se non sono sigillate”.