Neanche in quei sogni epicurei di abbuffate senza freni avrei pensato di arrivare a tanto, invece lo confesso: ho peccato. Il mio vizio primario è il cibo e, quando mi hanno proposto di fare da giurata agli Oscar del cibo di strada è stato praticamente impossibile tirarmi indietro, la tentazione era troppo forte, il mio desiderio andava oltre la ferma volontà salutista.
Se in questi ultimi anni lo street food é diventato argomento serio, anzi serissimo, nobilitato dall’onnivora tendenza al cibo “povero”, imborghesito dall’avvento dei piattini biodegradabili, a volte persino ripulito dal suo untume caratteristico, ora addirittura vogliono preparare un red carpet milanese, chiamare in adunata i più votati dal pubblico e poi assegnare l’Oscar.
[related_posts]
Insomma, non posso tirarmi indietro, ma c’è un po’ di sano scetticismo nella ufficiale consacrazione dello street food a roba da annali. E, comunque, la curiosità scimmiesca vince su tutto e mi preparo al mio ruolo di giurata facendo un pranzo frugale in vista della maratona di assaggi.
Ho letto che in giuria, insieme a me, ci saranno anche Mauro Rosati, Chiara Maci, Luisanna Messeri e Elisa Poli.
Appena l’ho detto a mia madre, che l’ha spifferato alle sue amiche, ho guadagnato un sacco di punti. Sono in giuria con “quelle della televisione”: abitare in provincia è una sicurezza, non importa che fai, ma se ti siedi vicino a uno che va in tv allora sei al top, non ci sono dubbi.
La Maci mi piace, soprattutto da quando a Cuochi e Fiamme è stata sostituita da una figura informe che non ho ancora capito se serva a qualcosa o no, ma
Comunque, questa giuria (quasi) tutta rosa ci accomuna: i nostri rossetti waterproof non reggeranno la prova dei 10 cibi di strada finalisti, è una battaglia persa lo sappiamo fin dal principio.
Sì, ho detto 10: al punto Enel di Milano, dove mi aspetto da un momento all’altro mi sbuchi da un angolo qualche concorrente di MasterChef in cerca di assembramento stampa, la giuria deve votare i 10 cibi di strada più votati dal web.
L’imbarazzo è assoluto: davanti a me e a tutta la giuria si schierano telecamere e fotografi in considerevole numero. Io sono decisamente più a mio agio con le gambe incrociate davanti alla tastiera, ma mi faccio forza.
Chiara Maci mi racconta delle sue prime volte in tv, quando la sua faccia assumeva tutte le sfumature di rosso nel momento dell’inquadratura. Quindi ce la posso fare anche io, anche se il mio cruccio più grande è quello di venire tragicamente immortalata mentre addento qualcosa con l’espressione arguta di chi si sta infilando in bocca un arancino.
Il fatto è che, appena inizia la sfilata dei 10 finalisti ai fornelli, che si raccontano, spiegano da dove arrivano i prodotti, le ricette, parlano di padri, nonni e generazioni, di furgoni da guidare, di impastare e lasciar lievitare, di raccogliere erbe aromatiche nei dintorni, tutto mi è più chiaro.
Prenderanno pure l’Oscar, saranno pure venuti a Milano lasciando i loro furgoni sparsi in giro per l’Italia, ma questi lo street food ce l’hanno dentro.
Anche in postazioni di cucina non certo ideali, anche senza la sicurezza di tutti gli strumenti quotidiani, insomma anche in questa cattività milanese loro si muovono bene, assemblano assaggi curati, raccontano (chi più, chi meno) un pezzettino di Italia da mangiare con le mani, e da leccarsi le dita.
La qualità è alta: già lo street food è per suo statuto cibo goloso, qui si riconferma tale. Fritti, panini, folpetti: al quarto assaggio la maratona mi pare in salita, ma non mollo.
Luisanna mi infonde coraggio, la giuria si spalleggia e fa squadra nel momento della difficoltà, quando si rende conto di aver affrontato baldanzosamente e a cuor leggero la prima metà della competizione. Colpo di reni di Luisanna: “ci facciamo portare un po’ di vino?” Genio.
Risollevata e rinvigorita da 4 bollicine, ormai senza rossetto e rassegnata ad essere paparazzata sui social con in primo piano la mia splendida ugola, gli assaggi scorrono via come il pane. Imparo presto che qui c’è concretezza e molta, ma molto, meno “bla bla” che nel mondo del food senza street.
Il pane non è rigorosamente fatto con lievito madre, ma comune lievito di birra. I prodotti biologici con cui ci si riempie sempre la bocca, qui sono stati sostituiti dal tormentone “compro dal produttore che conosco, dietro casa” che si tratti di sbriciolona o di polipetti.
Insomma, Oscar o non Oscar, bagno di folla e Instagram imballato a parte, questi fanno cose buone. Fanno cose che riempiono la bocca, che mettono di buon umore, che cadono sui pantaloni e lasciano la bella patacca come premio finale.
Se chiudo gli occhi, potrei anche tranquillamente essere ad un baracchino, con colante grasso dal mento e sostanziosa pietanza tra le mani.
Eccomi smentita: avevo paura di vedere il cibo di strada raffreddato da tutta la sua umanità e incasellato in qualche forzato schema, invece poi assaggi il pane con la milza maritato di Nino ‘u Ballerino, da Palermo con furore vero, e ti innamori.
Qualcuno ti suggerisce l’ironia del fatto che lo stesso Nino sia stato denunciato qualche mese fa per furto di energia dall’Enel. E ora, al punto Enel milanese riceve il suo primo Oscar del cibo di strada, a metà strada tra il “Ciro” di Sandra Milo e il Tarzan metropolitano che si arrampica sul tavolo per ricevere gli applausi della sala.
Suggerimenti di cosa assaggiare, quando vi ci troverete
(una sorta di mia personale classifica):
Manco a dirlo che il “maritato” di Nino ‘u Ballerino (col pane fatto da lui e le interiora che sono sempre e solo di giornata) era buono davvero, e vale di certo la pena.
Anche la puccia con la porchetta di I Sapori del mio paese era davvero uno spettacolo: il titolare raccoglie le spezie selvatiche e le mette nel suo panino, volete altro?
Menzione d’onore anche per Le roi de la crêpe con la sua crêpe artigianale con sella di San Venanzo, pecorino semistagionato di Todi ed erbe campagnole (giusto mix tra dolce, sapido e amaro).
Ultimo, ma non ultimo, nel mio cuore street anche gli Amici di Ponte Vecchio con il covaccino con salsiccia sbriciolata e stracchino.
I 10 locali più votati
(la classifica Oscar del cibo di strada 2015):
10. Tavola Calda Europa, Enna (EN) Viale IV Novembre, 11
Specialità: arancino con ricotta fresca e piacentinu ennese. Arancino composto da due strati di riso di Leonforte, uno con zafferano e menta selvatica, l’altro con ricotta fresca, prezzemolo e pepe nero, con al centro l’aggiunta di fonduta di Piacentinu Ennese DOP.
Altre specialità: arancini, fritti misti, lievitati vari
9. Bello&Buono, Milano (MI) Viale Sabotino, 14
Specialità: cuoppo di fritto. Cartoccio di fritto composto da zeppole, montanare, arancini, panzerotti e polpettine.
Altre specialità: arancini, pizze fritte, polpette.
8. Le Roi de la Crêpe, Todi (PG) Corso Cavour, 37
Specialità: crêpe con sella pecorino e erbe. Crêpe farcita con fettine di pecorino semistagionato, fette sottili di Sella di san Venanzo qualche forchettata di erbe campagnole cotte. Viene piegata e servita espressa.
Altre specialità: crêpe dolci e salate.
7. Amici di Ponte Vecchio, Firenze (FI) Via dei Bardi, 49
Specialità: Covaccino con stracchino e salsiccia. Panino preparato con l’impasto della pizza e cotto nel forno a legna, farcito con salsiccia cruda e stracchino.
Altre specialità: focacce, pizze
6. La Folperia da Max e Barbara, Padova (PD), Piazza della Frutta, 1
Specialità: folpetti. Moscardini lessati in acqua, sale e alloro per mezz’ora, poi scaldati e serviti con salsa al prezzemolo, olio, pepe e succo di limone.
Altre specialità: baccalà, crocchette di pesce
5. I Sapori del Mio Paese, Marconia di Pisticci (MT) Via Messina
Specialità: panino con porchetta artigianale. Panino farcito con porchetta preparata con fesa di maiale e pancetta aromatizzate con un misto di spezie macinate in casa, e poi cotte in uno speciale forno a convenzione.
Altre specialità: dolci tradizionali, fritti misti
4. Pepèn, Parma (PR) Via S. Ambrogio, 2/C – Borgo S. Ambrogio, 2
Specialità: Spaccabile. Pagnotta farcita con arrosto di maiale, insalata, pomodori, ketchup, maionese fatta in casa e peperoncino fresco.
Altre specialità: arancini, arrosti, pizze, polpette
3. All’Antico Vinaio, Firenze (FI) Via de’ Neri, 65/r
Specialità: La Favolosa. Schiacciata farcita con sbriciolona (tradizionale insaccato di maiale fresco, aromatizzato con semi di finocchio e bagnato con il vino) e crema di pecorino.
Altre specialità: panini, carni e frattaglie, fritti.
2. Nino U’ Ballerino dal 1802, Palermo (PA), Corso C. Finocchiaro Aprile, 76/78
Specialità: Pani ca’ meusa “schiettu”. Panino con semi di sesamo farcito con la milza cotta al vapore nello strutto.
Altre specialità: arancini, crocchette, fritti misti, panini con frattaglie.
1. Venditti Porchetta, Luco dei Marsi (AQ) Via Pietro Micca
Specialità panini: L’Abruzzese. Panino cotto sulla piastra farcito con salsiccia a marchio Venditti, peperoni, cipolla e salsa al tartufo.
Altre specialità: carni e frattaglie, fritti e panini
Urge tirare le somme di questa stoica giornata in cui ho preso un chilo e mezzo tutto. Sulle coscie, ovviamente. Iniziamo dalle cose imparate.
1. Se ti propongono di fare da giurata ad un concorso di cibo da strada, salta il pranzo e magari pure la colazione.
2. Non esistono rossetti waterproof.
3. La salsiccia fresca messa cruda nella schiacciata è il paradiso.
4. L’arancino, secondo me, gode di troppi privilegi ed è un po’ sopravvalutato.
5. Quando torno a Palermo faccio un giro di ricognizione: mangio lo schietto e butto l’occhio sul contatore di Nino.
[Crediti | Link: Dissapore, Cibo di strada, immagini: Nicola Oldrini]