E’ possibile essere fissati con il cibo, venire a Torino, e restare insensibili al fascino del mercato di Porta Palazzo? Risposta negativa. Non è l’orgoglio da torinese acquisita che parla, credetemi, la combinazione di profumi, colori e sapori è una success story unica. Ragion per cui, immaginare un set migliore per la quarta puntata di Unti e Bisunti 2 girata a Torino era difficile.
Certo, gli aficionado del programma prevedevano salampatata, grissini, fritto misto o magari la finanziera, simbolo della cucina locale a base di rigaglie del pollo, cresta inclusa.
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Chef Rubio invece ha spiazzato tutti inoltrandosi nella Torino multietnica di Porta Palazzo.
Bene, anzi no. Perché a sorpresa, nella pagina Facebook di Unti e Bisunti, è scattata la mattanza polemica.
In 500 commenti e oltre si sono fronteggiati i difensori dello chef selvaggiamente tatuato, osannato per la scelta inconsueta, e gli inferociti talebani della bagna caoda cha hanno accusato gli autori di pochezza patriottica. Sono seguite parole grosse e insulti sottilmente razzisti.
Polemiche assurde su #untiebisunti a #Torino. Ma cosa volevate come #streetfood?la bagnacauda da asporto? Pazzesco. Forza chef @rubio_chef
— Michelangelo Capo10 (@mike_capo10) May 13, 2014
@rubio_chef @dmaxitalia hai TOPPATO e OFFESO una Città, un Regione di gente piena di Dignità…E non rispondi… #untiebisunti — federico milano (@MilanoFederico) May 13, 2014
@dmaxitalia #untiebisunti va bene che torino é multietnica, ma neanche un piatto nostro che gli piacesse allo chef? Vabbé…
— Enrico Garabello (@EnricoGarabello) May 12, 2014
Forse gli autori avranno letto Torino è Casablanca o forse no, ma comunque la pensiate, un merito all’episodio torinese dobbiamo riconoscerlo: aver superato il complesso dell’agnolotto, quel miscuglio di devozione e invidia verso la cucina panciuta, piena e succulenta del Piemonte.
La puntata era iniziata con il benvenuto marocchino, vale a dire il tè alla menta, quello che a casa nostra non viene mai buono come l’originale. Il segreto sta nella schiuma, ci spiegherà Unti e Bisunti, che “contiene tutti i profumi del tè”. Lo sapevate?
Nel frattempo va in scena l’antipasto di Rubio, di fatto poco torinese: filetto di merluzzo fritto alla curcuma, sardine imbottite e jarela, zuppa di lenticchie, pomodoro e albume d’uovo.
L’incursione in uno dei migliori ristoranti marocchini della città, il Gran Maghreb, che non delude le aspettative: tajine di pollo con limone, curcuma, zafferano e olive seguita dall’immancabile manifestarsi delle interiora. Questa volta sono i testicoli di vitello. Arditamente paragonati dal profeta dello street food agli innocui dolcetti anglosassoni, i marshmallows. A colpirlo è la tajine di vitello con i ceci, uno dei possibili piatti della sfida.
La voglia di dolce e di fritto si appaga dai Pasticceri del deserto specializzati in pasticcini arabi aromatizzati con i semi di finocchio dal nome non troppo invitante: “zampa e corna di gazzella”.
Al cospetto di Nesa, la signora del cous cous, pericolosamente simile alla Rachida di Masterchef 3, ci sembra di aver sbagliato programma. Memore della piagnucolosa marocchina Rubio mette le mani avanti: il cous cous è un piatto sacro, non si può sfidare.
Meglio la tajine, simbolo della cucina marocchina che prende il nome dal piatto in cui viene cotto, di terracotta spesso smaltata e decorata. L’espressione orgasmica di Chef Rubio dopo aver assaggito la tajine dei Marrakech, con vitello e prugne in agrodolce, dice tutto.
Momento hot: Rubio suda e mostra i pettorali in un hammam per concentrarsi sul piatto sfida.
Che sarà, appunto, la tajine con prugne in agrodolce. Trovare gli ingredienti è facile, Porta Palazzo è il mercato di frutta e verdura all’aperto più grande d’Europa, in più nelle vicinanze si trovano una serie di macellai halal molto forniti.
Manca la giuria. Per trovarla il nostro si spinge sino al Po dove un gruppo di rapper, multietnici pure loro, si sta allenando con le rime. Nulla ci viene risparmiato, neanche Chef Rubio rapper.
Dopo essersi procurato la tajine da una famiglia marocchina bevendo in cambio una litrata di tè Rubio cucina il piatto. Ma alla prova della giuria, cioè dei rapper multietnici, la tajine preparata dai Marrakesh ha la meglio. Rubio perde anche stavolta.
Per penitenza dovrà imparare l’arabo, a ogni errore, un bicchiere di tè da buttar giù.
Finito l’episodio, iniziano le polemiche. Torino meritava il trattamento riservato alle altre città, dicono i contestatori, stavolta Unti e Bisunti ha toppato.
[Crediti | Link: dMax, Facebook, Ananke]