Quanto è bello Rubio di prima mattina già lo sappiamo tutti.
E tutte.
Ma a Livorno, con la luce dell’alba, risplende proprio. “In questo porto franco ci sono arrivati tutti: pirati , marinai , prostitute, galeotti. Potevo forse mancà io?”
Benvenuti a Livorno, si comincia.
E’ una puntata didattica sulla cucina di pesce: razza, pesce serra, pesce civetta (hai capito?), le stelline (non si mangiano eh, mi domando io, si pescano?).
“Oh sia ben chiaro a Livorno non c’è solo pesce, c’è anche l’unto”. Meno male Rubio, ci stavamo preoccupando.
Inquadratura panoramica della torta livornese: farina di ceci, acqua, olio e sale. Naturalmente nel pane croccante. Mmm, sommesso mugolare di giubilo.
Poi il nostro aggiunge le melanzane agliate e passa la poesia.
Riconosciamo la scritta rossa “Viva Gagarin”. Dentro quella che sembra essere una bottega Rubio addenta un panino mostruoso con salsa verde segreta dal ’44, prosciutto crudo, cipolla, melanzane, pomodori e “un po’ di fantasia”.
“In poche parole ce sta un pranzo de nozze in sto panino, complimenti”. Rubio addenta, e noi con lui, un panino immaginario (ma senza cipolla).
Consueto placement di birra per “mandare giù ‘sto obelisco” e si riparte.
Musica hip hop in sottofondo, inquadrature serrate sulla mandibola, sui denti, sui baffi di Rubio e passiamo ai molluschi. E’ tempo di vongole, ostriche e gambero biondo di Santo Stefano, diciamo che pur sdraiabile il venditore non supera lo charme del nostro prediletto.
Rubio beve, lecca e mangia voluttuosamente un ostrica. Il venditore lo apostrofa: “primitivo”.
Mi… hem, distraggo un momento e zac!, arriva il momento pulpissimo che un po’ ci mancava.
Rubio va nel retro bottega con il pescivendolo ceruleo che tira fuori le teste di orata da una borsa refrigerata e gli fa assaggiare niente meno che l’occhio crudo.
“Un confetto. Bono davvero.”
Aiuto!
Meno male che fuggiamo subito in zona Porta a Mare dove incontriamo Johnny, che ha un chiosco di paranza e fa assaggiare al nostro eroe baccalà, acciughe e totani. Rubio se ne va soddisfatto “Dice i rasta… eh…”. Invece caro Rubio “Nel mondo è pieno di rasta che fanno i cuochi…”
Andiamo a cercare lo sfidante, nel quartiere Venezia, “zona di cantine e pescatori”, qui Rubio trova Marco “‘l pirata” che ci aspetta sulla soglia con un bicchiere di vino in mano. Occhi blu e dente dorato, volto scolpito dal sole, sì, è lui il nostro uomo.
Non è proprio l’immagine dell’allegria questo pirata, ma è lui il re del cacciucco con 5 c , è pescatore e cuoco, meglio di così!
Mi rilasso, la sfida mi garba molto. A giudicare saranno i vogatori “abili (o avidi ?) mangiatori di cacciucco”, si parte alla ricerca degli ingredienti fondamentali.
Pesce in primis, aglio, salvia, peperoncino e pomodori.
Alle inquadrature sull’indubbio physique du role di Rubio, seguono affannose ricerche di erbe al mercato, quindi la scelta del pesce per il piatto. Qui si ride parecchio, perché il nostro chef va a far compere all’asta del mercato del pesce.
“Capone gallinella, anvedi che combo, questi nun me scappano!” Insomma anche la “combo” oramai è presenza fissa.
“Jackpot, me gioco casa ma non li perdo”. Grande Rubio, si aggiudica il lotto prescelto, lo bacia e andiamo a cucinare, questa volta non in strada perché piove, ma gomito a gomito col pirata.
“Per un buon cacciucco gli ingredienti fondamentali sono: calma e sangue freddo”. E si inizia a cucinare, Rubio usa il pomodoro fresco, il pirata la salsa pronta.
Rubio ha la solita pentola nuova di zecca, che peraltro vorrei anche io, mentre alla pentola del pirata si contano i cacciucchi passati come negli alberi gli anni.
Rubio massaggia il polpo, e toglie le “alucce” alla gallinella; dall’altra parte non sappiamo se il pirata ha sciacquato le seppie.
Io prevedo la vittoria di Rubio, ma giusto perché tifo smaccatamente per lui, come sempre.
Arrivano i giudici al grido di “cacciucco!”, si mangia, si beve, vince Rubio.
“Pirata …stacce!”
Prossima settimana Bologna, e già non vedo l’ora.