Dell’invadenza mediatica degli chef italiani, degli show cooking televisivi non se ne può davvero più. Siamo saturi, ciò che ormai sogno è il ritorno del tempo in cui si mangiava male, malissimo. Ma s’entrava in cucina con il rispetto dovuto alla grandeur di una professione verso cui si poteva tendere, ma che difficilmente si faceva propria a meno di non essere iniziati.
Allora le spose avevano in dote “Il Cucchiaio d’Argento” o “Il Talismano della Felicità”, l’aspirazione massima era riuscire a superare quel giudice che mai dimenticava la “cucina della mamma”. [related_posts]
Quei tempi, l’Anciem Regime della cucina, sono finiti. La lotta all’ultimo canale (digerente) di quanti ancheggiano a passo di Tv, ha trasformato questo mondo.
Cibo, vino, chef superstar sempre in tv, tra spadellamenti seriali e pubblicità. Per non dire dei libri. E’ la grande abbuffata del nostro tempo.
Non c’è nessuno che s’oppone?
Uno sì.
Un cuoco vecchio stampo, iscritto alla F.I.C., Federazione Italiana Cuochi, il solo “Ente Professionale di Categoria Giuridicamente Riconosciuto”, con tutte le maiuscole.
Quando ieri sfogliando la Gazzetta Giacomo Tabellini, questo il nome dell’oppositore, ha incrociato la pubblicità di “Le ricette di Eataly”, nuova collana di libri di cucina lanciata in collaborazione con Eataly da Corriere della Sera e appunto Gazzetta dello Sport, con quel titolo ammiccante e spregiudicato “Come diventare chef in meno di quattro mesi”, beh non ci ha visto più.
E imbracciato il profilo Facebook del F.I.C., in preda a una rabbia potente, ha sparato il suo sfogo avvelenato:
“Da tempo ormai chiunque si permette di prendere a pedate il nostro mestiere senza considerare invece la grande fatica, le rinuncie e le difficoltà di chi con il cuore, passione e amore cerca di farlo in maniera onesta e semplice. Grazie a Eataly, a Expo, ai fenomeni da televisione, a masterdistica**i, alle gare tra cucinieri, a personaggi che si fanno chiamare “chef” solo perché scrivono due righe sul Venerdì o sul Sabato, grazie appunto alle riviste, ai giornali e ai giornalisti disincantati che approfittano della buona gente, di lavoratori per due spiccioli“.
Retorico direte, forse un po’, ma sincero, stanco di promesse impossibili e figure patinate, figli dell’amplesso consumato in diretta tra chef e decelebrati della Tv. Così, Tabellini ha continuato:
“Evviva i cuochi, sia del sud che del nord che del mondo, quelli delle mense, dei ristoranti, delle bettole e delle osterie, i cuochi nelle autostrade, i cuochi degli ospedali, case di cura, delle feste popolari, evviva chi cucina con dignità e in silenzio proprio perché conosce il mestiere“.
Ora guardiamoci negli occhi noi e voialtri lettori di Dissapore.
Nel caso vi fosse sembrato uno sfogo sopra le righe, poco consono al profilo Facebook di un’istituzione come la F.I.C., ecco, diteci voi, che di cucina ne masticate, in quale altro modo avreste reagito leggendo sul giornale: “COME DIVENTARE CHEF IN MENO DI QUATTRO MESI”?
[Crediti | Dissapore, Facebook]