La prima bicicletta. Le prime sneaker. Il primo iPhone. Il primo lavoretto da McDonald’s. Niente di esaltante, e quando torni a casa devi farti una bella doccia, ma non sarai mai in mezzo a una strada. Poi chissà, inizi cuocendo Big Mac e scalando posizioni su posizioni, magari ti ritrovi amministratore delegato. E’ il mito del McJob, che in Italia per quattro volte ha fatto di Mc Donald’s il Best Work Place, il posto migliore dove lavorare, secondo il giudizio degli stessi dipendenti.
McDonald’s lo sa, e da qualche giorno, come anticipato, è su tutti i media con una (pre)potente campagna: eoni di spot in tv griffati Gabriele Salvatores (non vi eravate accorti che c’era un regista da Oscar dietro?) e paginate sui giornali.
“Noi nell’Italia ci crediamo, per questo diamo lavoro a oltre 16.000 persone, e ne assumeremo oltre 3.000 nei prossimi tre anni”. “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro: 3mila nuovi posti li mettiamo noi”.
Vedendo gli spot, però, in testa a qualche spettatore è rimasto lo stesso commento che evocano certe borse griffate sul marciapiede: falsa, questa pubblicità è troppo falsa. Dopo di che la Cgil, in particolare la Filcams, sindacato per il Commercio Alberghi, Mense e Servizi ha esternato il mal di pancia:
“Il primo articolo della Carta Costituzionale derubricato a slogan pubblicitario. La retorica, il sensazionalismo e le strumentalizzazioni, quando si discute di diritti fondamentali e di lavoro, non solo sono fuori luogo, ma non sono di alcuna utilità”.
Viviamo in un mondo alla rovescia, viene da pensare, la Cgil snob agita il pregiudizio anti-McDonald’s che solo a Milano occupa 1.500 persone?
Il sindacato puntualizza che l’80% dei McLavoratori ha un contratto a tempo parziale, di poche ore settimanali, con l’obbligo di prestare servizio in orario notturno e domenicale/festivo. Per tacere di quell’imbarazzante omissis alla voce “stipendio”. Ma non basta. “Mc Donald’s è una di quelle rare multinazionali della ristorazione commerciale/veloce ad essersi sistematicamente sottratta al confronto relativo al contratto integrativo aziendale. “
Inevitabile, a questo punto, la rappresaglia di McDonald’s, parla per tutti l’ad Roberto Masi (chissà se ha iniziato cuocendo hamburger).
“Il sindacato ormai è incapace di rappresentare lavoratori e giovani, fa solo polemiche pretestuose. Il 70% dei dipendenti lavora part-time perché la Cgil rifiuta qualunque tipo di contratto spalmato su più ore, così per avere flessibilità organizzativa dobbiamo ricorrere a forme contrattuali a tempo parziale”.
Mcdonald’s vs. Cgil. Cgil vs. McDonald’s. Da una parte posti di lavoro promossi in tv come manna dal cielo nell’Italia stremata dalla crisi, dall’altra accuse di orari impossibili, zero garanzie sociali, e inaccettabile abuso di retorica occupazionale.
Il che vi obbliga a prendere posizione: ristabilire ordine e buon senso non è mestiere mio, ma vostro.
[Crediti | Link: Dissapore, Corriere.it]