Parliamo di quei luoghi cult che fanno scalpore, di cui non afferriamo il senso di menù e prezzi, quelli che commentiamo, per cui spendiamo parole e post. Perché noi clienti abbiamo sempre il diritto di capire, interrogarci e all’occorrenza criticare.
Sono tornata da California Bakery dopo il primo post, invitata da un commento della proprietaria Caroline Denti. Mi sono seduta con lei, Rosalia Bello (general office manager) e Alessio Baù (Responsabile della Comunicazione) in una delle sedie (sempre scomode) del California Bakery di via Tortona a Milano nuovo di pacca e inaugurato per il Salone del Mobile.
Ho cercato di capire perché il loro più dispendioso hamburger costa 18 euro e perché le torte, seppur diverse nelle materie prime sono vendute tutte a 25 euro al kg. L’unico vero motivo è la qualità rispondono: carne bavarese macinata al momento, pane home made preparato ogni giorno e prezzi delle torte che tirando la coperta dell’una o dell’altra arrivano a costare così.
Caroline Denti, un misto di entusiasmo ed energia, proprietaria insieme al marito Marco D’Arrigo dei 5 punti milanesi California Bakery, con uno sguardo de fuego vorrebbe infilarmi il collo in un bagel al salmone, ma si trattiene e mi racconta, ci tiene a spiegarmi. La sua avventura è cominciata quando Marco, direttore marketing appassionato di dolci americani abbandona il lavoro e insegue il suo sogno aprendo nel ‘96 un negozietto di torte in Corso Concordia.
Deciso a far funzionare l’attività, dopo aver aperto altri piccoli punti vendita, si rivolge ad una agenzia di comunicazione e incontra lei, Caroline. Si innamorano, si sposano e insieme danno vita a un progetto di imprenditoria di successo, il California Bakery per com’è oggi: 5 store a Milano e prima della fine dell’anno previste nuove aperture a Bergamo, Brescia, Como, Varese, Lugano e via con lo sguardo e i progetti anche verso sud.
Un progetto di franchising per il fratello giovane di California Bakery “The Bagel Factory”, corsi di cucina per preparare e portarsi a casa le torte, soprattutto la famosa Cheesecake, apecar California Bee ambulante che presto partirà in tour per i parchi milanesi, serate di musica, Pic-Nic brunch. A questo si aggiungono l’apertura di un laboratorio centrale a Rozzano (Mi), dove si sfornano i dolci per tutti i punti vendita, un servizio di Baby Shower, tanti sogni, migliorie e progetti.
Mi raccontano Caroline e Rosalia, di quando all’inizio erano loro che tiravano giù la serranda stanche a fine serata. Oggi sono oltre 200. Mi investe la loro passione e alla fine dimentico del vero motivo della visita.
Mi parlano di una collaborazione con un famoso chef con cui stanno mettendo a punto vecchi piatti per uniformarne la qualità e nuove proposte, da aggiungere al menù. Le torturo per sapere il nome, ma hanno la bocca cucita fino a che non avranno finito di studiare.
Torno a casa e ci penso su. Mi rimangono incollati sulla pelle l’entusiasmo, i tavoli pieni, i progetti, l’impossibilità di prenotare il brunch della domenica tanto numerosa è la folla, i buoni piatti, le evoluzioni, la volontà di migliorare.
— E mi domando: il consenso di pubblico, la fila fuori dal locale, non bastano da soli a decretarne il successo?
— Possiamo stare qui a scrivere e dibattere per ore sull’hamburger un po’ caro, ma poi alla fine Marco D’Arrigo e Caroline Denti di California Bakery non hanno forse ragione su tutta la linea?
— Così come Gabriele Bonci di Pizzarium o ancora Guido Martinetti di Grom? Non li vogliamo far diventare esempi da tenere a mente invece di bastonare?
A voi commentatori, l’ardua sentenza.
[Crediti | Link: Dissapore, immagine: California Bakery]