Basta Gordon Ramsay a Londra. E basta Gordon Ramsay at the London, che a dispetto del nome si trova a New York. Non di solo lusso è fatta la galassia di ristoranti attribuibile all’istrionico telechef .
Per inquadrare Bread Street Kitchen pensiamo a l’equivalente londinese di Pisacco, il bistrò contemporaneo dello chef Andrea Berton che così bene sta facendo a Milano.
Clientela d’affari alla ricerca di pranzi informali e spuntini veloci stimolata da un menu estroso con influenze internazionali, ma allo stesso tempo gli sgallettati hipster londinesi poco inclini alla cucina degli stellati ma in cerca di autoritratti nel locale del celebre “Sgarbi della cucina” (non dite loro che qui l’executive chef è l’albanese Erion Karaj).
Come vuole l’ossessivo rituale che identifica i locali modaioli del pianeta, grande attenzione è riservata alla carta dei cocktail, cui spetta il compito di estendere l’orario di apertura sino all’aperitivo. Non si va al risparmio, ci sono persino i corsi (vuoi mettere chiamarli Master Class?) tenuti da Paul Graham, il capo barman per cui classici e moderni mixati non hanno segreti. Gran profusione di Bollicine specie in formato magnum, nonostante la crisi.
A tu per tu con il Barbecoa di un altro celebre telechef, Jamie Oliver, Bread Street si trova in un centro commerciale bomboniera con splendida vista verso London Eye e Big Ben, per chi ha la pazienza di salire con l’ascensore sino al settimo piano.
Due piani, scenografico bancone bar che accomoda anche chi, come noi, è senza prenotazione, arredo che mescola brasserie francese e gusto british.
Alcuni vistosi divani in pelle offrono comode vedute sull’enorme cucina a vista con forno a legna per le quattro (?) pizze incluse nel menu del bar alla voce snack.
Il servizio ricorda da vicino un ristorante stellato: senza tovagliato e informale, ma con attenzioni apprezzabili come le fette calde di pane al formaggio da guarnire con burro alle nocciole. In Inghilterra il servizio si paga in percentuale sul conto, di solito discrezionale ma preimpostata per i clienti stranieri (specie italiani?). Mentre chi si accomoda nella dining room, non dunque al bancone, paga, udite udite, un coperto di 2 sterline.
C’è anche una Peroni alla spina nella carta delle birre, oltre a una interessante selezione internazionale con marchi come Brooklyn Brewery, Beavertown, Meantime Brewery.
Iniziamo ordinando acqua e birra London Pride, oltre alle tortine di haddock affumicato e salmone con maionese all’harissa (salsa nordafricana al peperoncino piccante fresco).
Mediamente piacevoli.
Ma ovviamente siamo qui per l’hamburger gourmet dello chef ultrastellato, il solo presente nel menu.
il Bread street kitchen short rib beef burger con Monterey Jack Cheese e maionese spicy sriracha che solo per essere ordinato richiede un paio di minuti costa 12,50 sterline, senza contorni o altri accompagnamenti).
La carne che proviene dalla costata del manzo è cotta come richiesto (medium), a completarla ci sono la maionese e la salsa thailandese Sriracha (ingredienti: peperoncino, aceto distillato, aglio, zucchero e sale) pazzescamente piccante.
Il sapore del Monterey Jack, formaggio americano di latte vaccino, è completamente soverchiato, mentre il pane, un classico bun dorato, è buono e fragrante.
Un hamburger con buoni ingredienti e accostamenti arditi ma di esecuzione dozzinale (quanto salsa Sriracha c’era?) che delude molto viste le aspettative.
Alla voce contorni registriamo: mashed potato (purè di patate) impeccabile per consistenza e gusto, meno riuscite le chips tagliate a mano, larghe, fritte con doppia cottura alla belga.
Siamo al conto: 45,06 sterline per hamburger, fishcake, patate fritte, purè, acqua, birra, servizio e due coperti.
Mi è rimasto il dubbio di non aver capito sino in fondo l’hamburger di Gordon Ramsay, non per quanto ci ho investito insomma. Ma non era il caso di risolvere il problema scatenando una rissa. Gli hipster non avrebbero compreso, e magari in cucina c’era pure il telechef.
Um, difficile.
[Crediti | Immagini: Andrea Soban, Pescetonian]