Dopo diversi guai, alla fine, nel tuo beer shop preferito, incontri un birrofilo spavaldamente sorridente. Con l’aria di chi sa scegliere liberamente, tra le promesse e le seduzioni degli scaffali, la birra artigianale che gli si addice. Sceglie rapido e sciolto, come avresti sempre voluto fare tu, e guarda ogni bottiglia attentamente, ma senza pregiudizi. Poi saluta sorridendo di tutto cuore come desideri salutare e sorridere tu. Che lo invidi come non mai. Poi ti svegli, era un sogno, capisci che il birrofilo del sogno sei tu.
Puoi essere tu.
E hai voglia di uscire, ti è sempre piaciuto entrare in un beer shop, aggirarti tipo segugio tra gli scaffali, e soprattutto comprare.
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Buone compere cari i miei lettori, prima però leggete. Scelti 4 tostissimi beer shop italiani ho rivolto ai titolari le stesse domande imparando che i negozi di birra artigianale italiana si fondano su 2 postulati:
1) le Ipa (India Pale Ale) sono e restano le birre più vendute,
2) esiste un meccanismo automatico per cui quando nomini a un rivenditore la parola “lambic” questo ti risponde:“Catillon” “Cantillon”, anzi a volte nemmeno ti lascia finire la frase.
L’altra grande verità è che per estorcere il nome preciso di una birra a un rivenditore ci vuole l’abilità maieutica di un inquisitore. Loro argomentano che son tutte buone, ma noi non ci caschiamo, anche se li perdoniamo.
La buona notizia è che hanno tutti un animo molto local, e sostengono i birrifici artigianali della loro zona.
Per tutto il resto ecco cosa mi hanno detto.
*Mini glossario
IPA
APA
LAMBIC
BARLEY WINE
TRAPPISTA
PILS
WEISS
Via Giovanni da Serravalle 4, Santarcangelo (RN)
Presente anche a Rimini, Cesena, San Marino, Pesaro
Circa 850 etichette di grande birra artigianale a Santarcangelo, beer shop essenziale con somministrazione non assistita; nel 2011 Le tavole della birra, guida dell’Espresso, gli assegna il titolo di beer shop dell’anno. Dal 2013 Grand Cru è un franchising, con sede a Rimini, Pesaro, Cesena e San Marino.
La più venduta.
Risposta secca: la Ipa.
Quella da provare.
Mi dice una cosa giusta: “Se vieni da me ti faccio l’identikit prima di darti una birra”. Mi arrendo perché ha ragione. Gli chiedo allora la sua birra preferita, mi risponde che non c’è (a questo punto penso che non se ne esce proprio) ma poi devo averlo mosso a pietà perché gli ho estorto almeno il suo stile preferito, la Barley Wine.
Quella col prezzo migliore.
Una birra trappista, la WestMalle bionda o rossa: la bottiglia da 75 cl costa 8 euro.
La più cara.
La Samuel Adams Utopias che costa 230 euro per mezzo litro.
La più strana.
Voodoo di Rogue prodotta in Oregon con Pretzel, lamponi e cioccolato.
Un lambic.
La Oudbeitje di Hanssens perché è una lambic vecchia maniera, quindi molto acida, ma con un aroma di fragola che la rende eccezionale.
Via Lazzaro Palazzi, 15 – Milano
La gestione di A tutta birra a Milano è la stessa da 20 anni, e ci tiene a sottolineare che sono stati uno dei primi beer shop in Italia. Oltre a 500 etichette hanno una lunga serie di merchandising delle case produttrici.
La più venduta.
Ecco la risposta che mi aspettavo: le più vendute sono le Ipa. Con una precisazione però: “In generale funzionano bene tutte le birre fresche e beverine con una bassa gradazione alcolica”.
Quella da provare.
Per l’inverno una Christmas Beer la Carolus Christmas di Het Anker, molto speziata e forte. “Oltre a scaldare ha un profumo di spezie che emoziona”.
Quella col prezzo migliore.
La pils Naturtrüb non filtrata e non pastorizzata che costa 1,80 euro a bottiglia.
La più cara.
Le birre Dog A B C del birrificio BrewDog, un micro birrificio scozzese che fa maturazioni lunghe in botti che sono servite a maturare il whisky.
La più strana.
La danese Mexas Ranger di Mikkeller, maturata in botti di tequila con aggiunta di peperoncino e spezie messicane
Un lambic.
Cantillon Manouche Mamouche con fiori di sambuco, perché è più profumata delle normali lambic, che normalmente odorano di “cantina” e che un naso non abituato fa fatica ad apprezzare.
Via Cavour 88, Roma
La bottega di Domus Birrae è la vetrina di un grande distributore laziale. Interessante che il 90% delle birre distribuite sono artigianali e italiane. Nel negozio si trovano 500 etichette e più di 30 birrifici.
La più venduta.
Parte con una risposta generale: le più vendute sono le IPA (Indian Pale Ale) o le APA (American Pale Ale). Cerco di estorcergli un nome e se la faccio: la più venduta è la Zona Cesarini di Toccalmatto.
Quella da provare.
Beerbera di LoverBeer aromatizzata con mosto di barbera al 30%. Piace perché è una birra complicata.
Quella col prezzo migliore.
La Zinnerbier Zinnebir di Brasserie de la Senne (4 euro)
La più cara.
La Bzart (una lambic) a 60 euro per 75 cl.
La più strana.
L’Equilibrusta L’Equilibrista del Birrificio del Borgo, con mosto di Sangiovese e fermentazione con metodo champenoise.
Un lambic.
La Rosè de Gambrinus de Cantillon che è la migliore lambic in assoluto.
Via Conte di Ruvo, 40 – Pescara
450 etichette, tra queste tutte le artigianali abruzzesi, somministrazione non assistita ma corsi di degustazione e di homebrewing. Il riferimento abruzzese dell’Associazione Italiana dei Birrai e punto Slow Food.
La più venduta.
Non c’è niente da fare, la birra più venduta a quanto pare secondo i rivenditori non esiste. Ma la più venduta in Abruzzo è la Weiss, seguita dalla sempiterna Ipa.
Quella da provare.
Nemmeno qui arrivano nomi ma solo a grandi categorie: le birre da provare sono le agricole (per profani: quelle che vengono da una fattoria che si produce da sé la materia prima).
Quella col prezzo migliore.
La Gutmann da mezzo litro a 2,2 euro.
La più cara.
La Westvleteren (trappista) da 33 cl a 15 euro.
La più strana.
Qui invece lo invito a nozze, le birre strane piacciono. Mi nomina quella al cactus (di Crabbies) e poi la Noviluna del Birrificio Maiella alla lavanda e camomilla.
Un lambic.
La Cantillon Kriek. Va sul modaiolo, ma, mi dice: “non esiste una birra migliore di un’altra, esiste solo una birra più conosciuta di un’altra”. E credo abbia ragione.
[Crediti | Link: Dissapore, Wikipedia]