Andrea Berton uno e trino. Non vorremmo bearci, infantilmente, del nostro essere sul pezzo, ma noi ve lo avevamo detto: l’aristochef friuliano si appresta a completare la triplice milanese. Dopo aver colonizzato via Solferino con Pisacco e Dry, in società, Berton è pronto per un locale completamente suo. L’apertura al pubblico è fissata per il 13 dicembre ma ieri si è svolto il cocktail di inaugurazione. E i cocktail di inaugurazione sono importanti! Per bere, mangiare e presenziare.
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Ma se permettete, adesso attiviamo la modalità storica e partiamo dal principio, ovvero dal Trussardi Alla Scala. Nel ristorante di Piazza della Scala Berton arriva nel 2005, e – due stelle Michelin dopo – nel 2012, ne esce ripudiato a seguito di vicende mai del tutto chiarite.
Nello stesso anno apre Pisacco, in via Solferino, di cui è socio e firmatario del menù. L’anno dopo Dry, a pochi civici di distanza.
Lo chef imprenditore vuole modellare a propria immagine e somiglianza i trend che ha intercettato, ovvero:
1) Diversificare (Pisacco è il bistrot a prezzi leggeri, con ingredienti semplici ma di ottima qualità cui s’aggiunge quel twist utile a rendere tutto divertente).
2) Associare (Dry è il tapas-bar/pizzeria giovane e disinvolto per vivere i momenti del cocktail o del vino, l’aperitivo e la pizza gourmet).
A ciascuno il suo, nella misura di quel che cerca. E per il momento la scommessa è vinta, Pisacco e Dry sono due successi.
3) Personalizzare (Berton, il tempio di quanti cercano l’alta cucina milanese interpretata con ingredienti immediatamente riconoscibili come la firma dello chef).
E’ appena arrivato, andiamo a darci un’occhiata?
All’esterno: siamo in zona Porta Nuova ex Varesine, nuovo e sfavillante progetto urbanistico di Kohn Pedersen Fox, tra il Diamante Maggiore e la Torre residenziale Solaria in viale della Liberazione. Piano terra, affaccio sull’area verde pedonale.
All’interno: 390 metri quadri disegnati dalla Vudafieri Saverino Partners. Molto legno e acciaio, pavimenti in resinato, tavoli in rovere affumicato. Quaranta coperti circa. Il bonus è un tavolo, parzialmente separato dalla sala a sei posti: quattro con vista privilegiata (?) sulla cucina, due all’interno.
Nel piatto: a pranzo una formula veloce e più “facile”, a cena due menù degustazione, classico e creativo, rispettivamente da 80 e 110 euro. Una cucina, come lui stesso ama definirla, moderna, lineare e pulita. Sul menu Berton tace ma ricostruendo dalle visite di Corriere della Sera e Identità Golose leggiamo di:
snack:
patata soffiata alla paprika,
paninetti al vapore con vitello tonnato
sfoglia di parmigiano e patate
piatti:
Anguilla, la sua pelle fragrante, barbabietola, yogurt e polvere di olio extravergine d’oliva
Manioca croccante con guacamole e baccalà mantecato
dolci:
Pane caramellato, polvere di gianduia, un cilindro di meringa pieno di crema gianduia, gelato alla nocciola.
Protagonista a sorpresa sarà il brodo, variamente interpretato e promosso a piatto vero.
Con Andrea Berton ci sono il sous chef Claudio Catino da Terlizzi e Alberto Tasinato in sala, entrambi già nella brigata del Trussardi.
Resta altro da dire, oltre a un doveroso in bocca al lupo? Forse sì, ed è una domanda per voi. Chi è stato da Pisacco, da Dry, magari ieri sera alla prima di Berton, o anche in uno soltanto dei tre locali milanesi cosa pensa di come si è mosso lo chef-imprenditore?
E’ riuscito a diversificare, associare e ora a personalizzare? E soprattutto: è questo il modo di dare scacco alla crisi attualmente imperante a Milano?
[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Canio Romaniello]