Perché “Colazione da Tiffany“? Chiamare così un postaccio come il bar in via Sant’Alessandro a Bergamo, ecco il vero reato. Ti aspetti semplicità, bellezza ricercata e tocchi glamour ma nel locale gestito da Vinicio Morzenti, 54 anni, trovi manifesti, stendardi e cimeli fascisti.
Tra saluti romani e fasci littori, memorabilia della Repubblica Sociale e della X Mas non manca niente, i riferimenti sono così espliciti che Colazione da Tiffany è diventato la seconda Casa Pound (quale affronto).
Sul web sapere che esiste un bar del genere ha scatenato polemiche e polarizzato le fazioni: commenti a favore tipo “Bergamo è invasa da CLANDESTINI ma sembra che il problema principale sia “Colazione da Tiffany”, un bar dove il prezzo del caffè è 70 centesimi” bilanciano giudizi opposti : “e i cittadini bergamaschi (e non) che fanno di fronte a questo scempio?”.
Morzenti si difende facendo leva sul consenso popolare ottenuto da sostenitori e frequentatori:
“la gente è dalla mia parte, io non sono contro nessuno, a partire dagli immigrati. Sono fiero di essere fascista, orgoglioso di appartenere a Casa Pound. Ma il mio locale è frequentato da extracomunitari e da gay, categorie di persone che stimo, rispetto e con le quali sono in ottimi rapporti”
La solidarietà al gestore arriva inaspettatamente anche dal’Assessore alla Sicurezza Sergio Gandi: “posso dire che quello del titolare è un fascismo particolare, visto che il suo bar è uno dei più frequentati dagli immigrati della zona. E anche quello del quartiere che dà meno problemi legati alla sicurezza”.
Per fortuna non tutti sono ben disposti nei confronti del bar di Morzenti; tra questi Martino Signori, vicepresidente provinciale dell’Associazione nazionale partigiani:
“Non immaginavo che a Bergamo potesse esistere un locale del genere. A casa sua uno può fare quello che vuole ma un locale pubblico deve rispettare la Costituzione e la legge, che sull’apologia del fascismo è molto chiara.”, opinione incalzata dal capogruppo leghista Alberto Ribolla secondo cui “nel proprio locale ognuno può fare quello che vuole, e se ne assume le responsabilità”.
Come riportato dal Corriere, la fauna che frequenta il locale è composta per lo più da nostalgici: si va dall’anziana signora che rimpiange i tempi in cui i treni arrivavano puntuali, ai ragazzotti che confidano in una nuova marcia su Roma sempre pronti a fare il saluto fascista, com’era in uso tra camerati.
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Imprevedibilmente e senza troppi problemi di convivenza, diversi immigrati condividono la frequentazione del bar con questa improbabile fauna –a partire dal barista indiano– In fondo a loro l’arredo non interessa, sono più attirati sai prezzi, solo 0.70 centesimi per un caffè.
Lapidario il capogruppo leghista Alberto Ribolla: “Ci sono anche i bar che espongono Che Guevara e nessuno dice niente. Nel proprio locale ognuno può fare quello che vuole, e se ne assume le responsabilità». Intanto nel quartiere non sembra esserci molta voglia di boicottaggio. Di fronte alla questione la maggior parte di residenti e passanti alza le spalle”.
Il punto è proprio questo: l’indifferenza è il problema.
[Crediti | Immagini: Corriere.i | Link: Corriere.it]