Barilla rappresenta la relazione amorosa di ogni italiano con la pasta. O almeno lo svezzamento, poi cresciamo: Garofalo, Pastificio dei Campi, Giuseppe Afeltra, Cavalieri [inserite qui la vostra pasta più buona del mondo].
McDonald’s è la multinazionale brutta sporca e cattiva che nel nome del BigMac tutto e dappertutto omologa. Consapevole del peccato originale, da tempo tenta arditi approcci local con il Parmigiano Reggiano, lo speck, la mozzarella e il formaggio Asiago, do you remember McItaly?.
(McDo il tentatore è anche, probabilmente, il nome più randellato dalla gastrospocchia di Dissapore).
Barilla e McDonald’s si sono appena sposati con la benedizione di Belen Rodriguez e Gerry Scotti testimonial della prossima martellante campagna pubblicitaria.
Presto la pasta, baluardo gastronomico della Nazione Tutta, entrerà nei 464 McDonald’s italiani sotto forma di insalate di pasta (Barilla) –piatto amato dalle donne in età adulta abituate a snobbare i fast food– messe in vendita a 5 euro: 10 milioni di euro i ricavi ipotizzati da qui a fine anno.
Per Barilla, che un nuovo e spericolato amm. del. vuole portare da 3 a 6 miliardi di fatturato in euro, significa aprire un nuovo canale di vendita anche extra-Italia (7mila McDo in Europa, 30mila nel mondo), ma il fast food con l’Accademia Barilla, il ristorante di qualità che il marchio italiano vuole aprire in ottobre a New York, che ci azzecca?
Anche se non sono le nozze tra “diavolo e acquasanta” che il Corriere racconta stamattina, dato che la dimensione di Barilla non è esattamente artigianale, questa convivenza tra slow e fast food non vi sembra spregiudicata?
Non si tratta di mettere in scena la solita netta divisione del mondo, a scopo gastropedagogico: i buoni e i cattivi, gli stupidi e i furbi. Ma non trovate che questo baratto tra vil denaro e identità culinaria sia troppo allegro, troppo esibito?
[Crediti | Link: Scatti di Gusto, Corriere, immagine: Lapresse]