Alimentazione sana , persino dieta nei ristoranti: ci vuole un fisico bestiale, o se preferite le phisique du role. E per chi fa questo lavoro è una sorta di biglietto da visita, anche se la nuova generazione cerca di sovvertire la regola matematica che in carne significhi gourmand competente.
Se una come me, con un metabolismo piuttosto iperattivo, dice di essere un pozzo senza fondo tutti gli altri non le credono, perché nell’antidiluviano la magrezza sembra sinonimo di poca credibilità gastronomica. “Mi occupo di enogastronomia” dico io, “non sembra!” rispondono gli altri, gente che mi indispettisce a livelli altissimi, tanto che prima o poi mangerò loro il cuore per dimostrargli che io davanti alla ciccia, sotto ogni forma, non ho freni.
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Immaginatevi, poi, il mio bassissimo grado di sopportazione quella volta su cento che al ristorante ordino un piatto light e il cameriere mi lancia un’occhiata di compatimento tra “questa vuole fare la modella” e “è arrivata la rompic…”
Se ogni volta che vado al ristorante dessi sfogo a tutti i miei stomaci e a tutte le mie curiosità mangerecce, oggi avrei dei sorridenti trigliceridi a forma di prosciutto. Quindi, se sono magra ma una volta voglio mangiare light nessuno mi può giudicare (nemmeno tu).
Fermo restando che voler mangiare bene, sano, e magari pure un po’ leggero è scelta soggettiva, sotto i 50 o sopra i 90 chili (“se no dopo mi addormento”, “domani ho il pranzo di Natale”, “ho fatto un fioretto a Santa Genoveffa”) sono stata ispirata da un’americanissima lista di consigli per fare i bravi anche al ristorante e ho voluto tradurre all’italiana questa preziosa dispensa che farà piacere al sindacato degli addetti alla sala.
Ecco cosa bisogna fare per non sgarrare con la dieta andando al ristorante (con la controindicazione che vi appelleranno in molti modi, nessuno dei quali lusinghiero):
1. DUE ANTIPASTI IS MEGL CHE UN PRANZO.
Se l’insalatina vi rende tristi nell’animo, se la zuppa di verdure vi fa sentire sfigati, se le verdure bollite vi ricordano i bambini orfani dei cartoni animati, provate a ordinare due antipasti (meglio se di pesce e verdura): avrete l’impressione di variare e, se scelti bene, anche di mangiare come gli altri che hanno ordinato un doppio passaggio.
2. GLASSATO O INFARINATO: NO, ENNE-O!
Il menu è il vostro strumento d’azione, quindi osservatelo bene. Girate alla larga da termini come glassato, infarinato, cremoso, croccante, farcito. Di sicuro nascondono retroscena di burro, panna, formaggi sciolti, frittura, pan grattato e mille altre cose che fanno ingrassare solo a guardarle.
3. RISPEDITE AL MITTENTE IL CESTINO DEL PANE.
Vi piange il cuore, lo so, ma lo sanno anche i muri che il pane è l’anti-dieta. Quindi, per non cadere in malsane tentazioni, per non farsi più male del necessario e per osservare la reazione del cameriere, chiedete di togliere dal tavolo quel bel cestino pieno che vi mostrava eroticamente la sua spalla nuda di farina 00 dal centro della tavola.
4. BEVETE ACQUA COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI.
Una forchettata, un sorso; una forchettata, un sorso; e via così. Vi darà la sensazione di sazietà prima che il vostro stomaco possa accogliere sette portate, e vi farà anche fare un po’ di sano movimento dalla sedia al bagno. Se andate a fare pipì almeno tre volte durante il pasto, siete sulla strada giusta.
5. ALL’APERITIVO NIENTE COCKTAIL, MA POCO VINO O BIRRA.
Troooppi zuccheri nei superalcolici. Per celebrare la vostra uscita durante la dieta e non rimpiangere la solitudine monastica casalinga priva di tentazioni, potete concedervi un bicchiere di vino o anche una birra leggera. In questo modo non rischierete nemmeno il momento imbarazzante del brindisi con acqua, che nun se pò vedè!
6. AL MOMENTO DEL DOLCE MORDETEVI LA LINGUA.
State chiedendo molto a voi stessi, manca solo l’ultimo basilare passo per entrare nell’empireo degli asceti da ristorante. Nel momento cruciale in cui il cameriere arriverà a ripetere anche a voi la filastrocca dei dessert disponibili, mantenete un certo contegno, tiratevi dei pizzicotti sulle mani e passate oltre. “Non ti curar del dolce, ma guarda e passa” diceva uno saggio.
Questi consigli sono utili anche in previsione del periodo natalizio, in cui le enne-cene a cui dovete (imperativo) partecipare vi metteranno addosso una corazza di maniglie dell’amore da mezzo chilo l’una.
Per concludere, vorrei rispondere a quei camerieri che mi hanno guardata con supponenza durante i pranzi light, dicendo che una delle mie più grandi soddisfazioni sono le cene tra amiche, in particolare quando le sento dire “per me basta, non sono mica la Carlotta”.