Ci ho pensato mentre spargevo per casa bastoncini d’incenso contro l’effluvio di sardine ai ferri: stavo trasformando la cucina nella succursale di una celebrazione ortodossa per un odore che da bambina notavo appena.
L’odore di cibo cotto e il disordine che angosciavano mia madre in attesa degli ospiti, alla me di cinque anni non dicevano nulla, ma l’odore del gorgonzola, quello potevo sentirlo a miglia di distanza, tanto che costringevo i miei a mangiarlo in sessioni furtive e poi a bere subito, per eliminare i rimasugli odiosi nell’alito. [related_posts]
Tema del post, lo avrete capito, sono i disgusti. Cosa ci succede crescendo? Per gli scienziati è colpa delle papille gustative che invecchiando muoiono, e con meno papille abbiamo bisogno di gusti alternativi ai soliti dolce/salato, così cerchiamo l’amaro e l’aspro.
C’entra anche l’istinto, da bambini sapori come l’amaro e l’acido mandano milioni di soldatini al cervello per avvisarlo del pericolo “cibo avariato”, e noi, ingenui, ci crediamo. Sino ad annegarli sotto una coltre di Pringles alla panna acida.
Insomma, alla fine sono diventata grande e, come forse è capitato a voi, quasi tutti i cibi che odiavo hanno salito la scala del piacere. Eccone dieci.
#1. GORGONZOLA
Il piacere che provoca oggi, alle pupille evidentemente avvizzite dagli anni, quel sublime sapore di muffa che esala quando lo premo con la lingua sul palato, è la soddisfazione più grande di tutte.
#2. TARTUFO
Mi sono persino comprata una grattugia per affettare le pietruzze maleodoranti che valgono più dell’oro. E pensare che da bambina non potevo neanche avvicinarmi.
Oggi il sapore metallico che lasciano un bocca mi piace talmente che ci siamo riappacificati.
#3. OSTRICHE
Un tempo la sola idea di succhiare quelle viscide creature grigiastre mi faceva accapponare la pelle.
Ora non c’è tortura peggiore per le ostriche che finire, a dozzine, divorate vive dai miei succhi gastrici.
#4. FEGATO
Ancora oggi rinnego le origini veneziane preferendo una bella frittura, ma non disdegno più il fegato. Anzi.
Mi esercito su quella carne che un tempo detestavo, la riduco a brandelli, l’affogo nella farina per finirla con l’olio bollente.
#5. CIOCCOLATO FONDENTE
Inutile, continuo a pensare che sia pastoso, amaro, che si attacchi senza pietà al (costoso) lavoro del mio dentista.
Ma per vendicarmi lo faccio a pezzetti, esercito il furore in punta di coltello per poi metterlo nella ciambella. Lì, quei tocchetti che finiscono in bocca quando meno te lo aspetti, sanno dare molta gioia.
#6. CAVOLI
Il cavolo nero, soprattutto, va spadellato sino allo sfinimento e poi gettato con vigore sul pane.
Così capirà che non doveva perseguitarvi con il suo indimenticabile puzzo quando le narici erano troppo vergini per affrontarlo.
#7. ACCIUGHE
Per decenni è stato odio assoluto. Poi una volta ho scoperto che gli inutili pezzetti di sale dall’apparente forma di pesce, se sepolti tra due fette di pane e mozzarella e fritti sono una manna del cielo.
#8. INSALATA
Costringerla nell’atmosfera controllata di una busta non me la sento ancora, ma posso tagliuzzarla, imporre all’insalata la compagnia della frutta fresca o secca, che ne ingentilisce il gusto grezzo di cibo per capre, e sfinirla di un buon olio.
Alla fine sono arrivata a considerarla un contorno meno detestabile di un tempo.
#9. GALLETTE DI RISO
Odiate dai bambini e da tutti i sani di mente che popolano il pianeta.
Eppure annegate nel cioccolato, e masticate avidamente senza far troppo caso alla consistenza da polistirolo, servono a placare gli attacchi di fame regalando l’illusione di non rinunciare alla dieta.
Anche se ammetto, con le gallette, che più di un’inversione edonistica, è una pulsione masochista.
[foto crediti: lifehack, raisedonaroux, pauldorpat, huffingtonpost, livestrong, spoonwithme, urbanacresmarket, dissapore, deliciousasitlooks]