Si sente vittima di un accanimento il gelataio. Non puoi dargli torto. Un altro cliente ha domandato se i suoi pistacchi vengono da Bronte. Per spirito aziendale risponde sì, ieri aveva fatto altrettanto con la giornalista del Corriere. Poi, quando il cliente se ne va mi guarda e candido confessa: “neanche con una cartina in mano saprei dirti dov’è Bronte“.
E’ colpa di Grom. Non è una gaffe, avrei potuto dire che è merito di Grom. Sta di fatto che dopo la “crema di Grom”, inventata da Guido Martinetti e Federico Grom per la loro catena di negozi, niente è stato più lo stesso. Oggi la vaniglia è solo “del Madagascar”, il fondente solo “del Venezuela” e naturalmente il pistacchio solo “di Bronte”.
Per inciso, in Italia si contano 36.000 gelaterie e oltre 600 gusti di gelato, i dati dicono che a differenza di altri prodotti non c’e crisi, eppure non si sfugge alla regola del “gelato con desinenza”.
Un’abitudine mannara che il bisogno dei media di etichettare tutto ha trasformato nel “gelato a km zero”, declinato nei modi più diversi: vino, formaggo, frutta esotica, verdure, ortaggi e, tendenza del momento, i fiori commestibili.
Cose interessanti? Poche.
Il “pane gelato e marmellata” di Alberto Marchetti, estroso gelatiere di Torino con succursale ad Alassio, in Liguria. Deliberatamente ispirato alla granita con brioscia siciliana.
Il gelato al carciofo spinoso di Cerda (coltivazione tipica delle Madonie) di Antonio Cappadonia in provincia di Palermo.
Il gelato ai fiori di sambuco della gelateria il Fiordilatte di Giancarlo Timballo, a Udine, che richiama una tipica bevanda del Nord-Est.
Il gelato di pane creato da Corrado Assenza al Caffè Sicilia di Noto.
La ricotta con fico del Cilento della puntigliosa Vittoria Bortolazzo, che con talento ingegneristico costruisce gusti al Gelato Giusto di Milano.
Per il resto, me lo dico da solo, di questa ostentazione del gelato a km zero NON SE NE PUO’ PIU’.
Di recente, aiutandomi col ghiaccio secco, ho spedito del gelato a un amico. Per descrivere i gusti l’ho “macellato” con questo pizzino d’accompagnamento.
Limone. Da sfusato di Amalfi spremuto a mano.
Crema sudamericana. Crema all’uovo e cacao di Tonka con granella fondente, cioccolato monorigine Arriba dell’Ecuador.
Nocciola: Igp Piemonte, ovviamente.
Tiramisù. Mascarpone artigianale con marsala fine siciliana siciliano doc.
Malaga. Uvetta e passito di Pantelleria.
Fragola. Di Volpedo, stessa provenienza delle fragoline di Tortona.
Pistacchio. (indovinate?) Di Bronte.
Noce. Di Sorrento.
Cioccolato fondente. Monorigine Sur del lago del Venezuela.
Credo di non sentirmi troppo bene, ecco l’ho detto.
[Crediti | Immagine: David Lebovitz]