L’erba del vicino è sempre più verde. Specie in Italia dove niente si perdona a chi ha successo. L’accondiscendenza spetta solo ai banditi, si sa. Il caso di Eataly è esemplare: mentre cerchiamo il pelo nell’uovo su prezzi, permessi, distribuzione e proposte culinarie, l’impero farinettiano è alla conquista del pianeta: Londra è in stand-by okay, ma Instanbul Istanbul, Dubai e Chicago, con il suo Nutella-bar, sono in rampa di lancio.
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A proposito di nicchie allargate e fighettismo popolarizzato, non credo si faccia tanti problemi il “colosso bio” americano Whole Foods Market, che nella sua versione europea ha colonizzato la Gran Bretagna con ben otto punti vendita.
Per quanto riguarda un confronto qualitativo abbiamo già dato cercando di stabilire quale delle due catene alimentari fosse indiscutibilmente la migliore. Risposta lasciata in sospeso, almeno in parte, ma con la bilancia che pendeva soprattutto secondo voi lettori, dalla parte dello straniero.
Oggi portiamo un altro mattoncino alla discussione segnalandovi i 10 prodotti di Whole Foods Market che non troverete da Eataly.
1. TOFU
Non ci si può definire biologici senza uno spazio dedicato al tofu (non si può?). Anche a Londra la comunità vegetariana/vegana vive in ottima salute.
2. GELATI
Metri e metri di freezer stracolmi di ice cream stile ipermercato italiano. Okay, qui ci sono proposte ricercate e sfiziose – gli inglesi sono certi che il loro latte sia il migliore del vecchio continente – ma a parte un italianissimo (e mai sentito) Della Negra si finisce subito gli arcinoti Haagen Dasz e Ben&Jerry.
3. POP CORN
Un’offerta sterminata! Che contempla persino pop corn aromatizzati alla vaniglia o al chilli. Non ho avuto il coraggio di verificare gli ingredienti.
4. CRISP (PATATINE FRITTE IN SACCHETTO)
Ma non erano il junk food per eccelenza eccellenza? Pare di no a giudicare dall’incredibile offerta di marchi, molti dei quali riabilitati dalla cura gastrofighetta. Caratteristica comune la forte salatura e lo spessore maggiore che provocano un’inzuppamento di olio al limite del tollerabile.
5. SALAD DRESSING (CONDIMENTO PER INSALATE)
L’insalata senza dressing per gli anglosassoni è come una spogliarellista con il cappotto. Balsamico, zenzero, erbe di provenza, olio d’oliva, mandarino: un’infinità di abbinamenti , spesso schizofrenici, che ci fanno rimpiangere le nostre semplici bottigliette aceto & olio.
6. CORNFLAKE
Altra categoria gastronomica che gli anglosassoni prendono maledettamente sul serio. Non che manchino anche da noi, ma ve li immaginate tanti Kellog’s da Eataly?
7. BURRO DI MANDORLA O DI NOCCIOLA
Non di solo peanut butter (burro d’arachidi) vive l’uomo. A ognuno ciò che si merita: a noi le creme spalmabili esoteriche, a loro i burri di nocciola e mandorla.
8. SNACK (BARRETTE)
Nella patria delle barrette non potevano mancare quelle in versione naturale, organiche, con o senza cioccolato, per uno spuntino veloce rimanendo in pace con la propria coscienza.
9. BABY FOOD (OMOGENEIZZATI)
Nutrire i propri figli con alimenti naturali e bio, vestiti di packaging colorati e divertenti è così “cool” che REnzi potrebbe farci un partito. Perchè i very mini-foodie si tirano su a colpi di porridge e fish pie fin da piccoli.
10. PANNOLINI
Cosa c’entrano i pannolini in vendita in un negozio che ha la parola foods nell’insegna? Probabilmente nulla, ma ovviamente sono tutti eco, bio, green, ecc…
Che ne dite? Rivalutiamo Farinetti o gli stranieri ci hanno superato persino nel nostro campo da gioco?
[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Andrea Soban]