Wasabi e rafano sono spesso associati alla stessa salsina piccante al ristorante giapponese, ma son radici distinte di specie diversa, seppur entrambe dal sapore deciso: scopriamo le differenze che li contraddistinguono e come utilizzarli al meglio.
Wasabi: caratteristiche
Il wasabi è una radice verde e molto piccante, chiamata anche “ravanello giapponese”: se avete assaggiato la cucina giapponese, è molto facile che sappiate di cosa stiamo parlando, ovvero della montagnetta verde acceso che solitamente si scioglie nella salsa di soia. Purtroppo vi rompo subito le uova nel paniere: il 90% dei ristoranti giapponesi serve un wasabi non autentico. Il motivo? La radice di wasabi è molto difficile e lunga da coltivare e, di conseguenza, è davvero molto costosa.
La ricetta autentica
Il vero wasabi è costituito da wasabi puro e grattugiato, e questa operazione è da fare con un’apposita grattugia giapponese chiamata “oroshigane”. La polpa grattugiata finemente non va addizionata con altro, ed è necessario produrla al momento dato che subisce un’ossidazione molto rapida.
Wasabi in polvere
Un’alternativa molto comune al wasabi autentico o al surrogato di rafano è il wasabi in polvere. In commercio si trova facilmente soprattutto nei negozi biologici o specializzati, e per farlo basterà impastarlo con un po’ d’acqua fino a ottenere la consistenza desiderata. Sconsigliamo il wasabi già venduto in pasta, perché di scarsissima qualità e soprattutto dal sapore alterato e affatto caratteristico.
Rafano: caratteristiche
Il rafano, invece, è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle crocifere. Si chiama Armoracia rusticana e si trova facilmente anche in Italia nei pressi dei corsi d’acqua. Potete trovarlo facilmente, quindi, sia nei mercati che nelle serre, con il nome di “cren”, “barbaforte”, “rafano di Spagna” o “rafano orientale”; è interessante il nome inglese, ovvero “horseradish”, che denota appunto il suo crescere spontaneo nelle campagne. In cucina, quindi, è più comune di quanto si pensi, ed è frequente usarlo come surrogato del wasabi: il loro sapore è simile, piccantezza uguale, e note di senape.
Usi in cucina
Se il wasabi è praticamente solo usato per ottenere salse o in abbinamento ad alimenti orientali (nessuno, comunque, ci vieta di assaggiarlo anche accanto ad un pesce cotto in forno o per arricchire l’olio da usare su un’insalata), il rafano ha già un impiego più semplice in cucina. Provate a:
- grattugiarlo nell’impasto di una torta, come si fa con lo zenzero;
- grattugiarlo nella marinatura per carne e pesce;
- grattugiarlo nel condimento per le verdure in pinzimonio;
- fare la salsa al cren: grattugiatelo, impastatelo con aceto bianco, olio, zucchero e sale per formare una pasta
Usi terapeutici
Oltre all’impiego in cucina, rafano e wasabi sono noti anche in medicina naturale, per aiutare e affrontare determinate patologie o sintomi sporadici.
Parlando del wasabi, ad esempio, oltre ad avere grandi quantità di vitamina C è:
- antiossidante naturale;
- disintossicante per fegato e intestino;
- diuretico;
- antinfiammatorio e antibatterico;
- coadiuvante per la digestione;
Potremmo parlare a lungo anche del rafano, che è:
- integratore naturale di vitamina C;
- coadiuvante nella digestione;
- utile per la produzione di succhi gastrici;