E’ la pillola di enogastronomia all’interno del Tg5: Gusto dal lontano 2002, con la sua sigla tan-tan-tan-tan-tatan inconfondibile, riesce nel compito non semplice di chiudere in decompressione un notiziario che ha sempre più tragedie e cattive nuove in scaletta.
Si parla di cibo, ovviamente: ricette, prodotti, chef, macellai, pasticceri, vallate, montagne e lungomari, e naturalmente un conduttore: Gioacchino Bonsignore.
All’epoca, ormai 14 anni fa, il tentativo di portare una rubrica fissa di cucina all’interno di un Tg, anzi del Tg ammiraglia di Mediaset, era stata apprezzabile.
Nel mentre, la televisione di stato aveva (e continua ad avere) la sua Eat Parade del Tg2 confinata al solo venerdì, ma con tutt’altra statura (e sigla, per dire, dei Rolling Stones): insomma è uno dei rari casi in cui una trasmissione “statale” non si porta appresso la patina di sfiga comune a tanti programmi della Rai.
Comunque, per un sacco di tempo, mi sono sorbita i Tg5 delle 13 e il relativo Gusto, e fino a poco tempo fa ne apprezzavo soprattutto l’aspetto sociologico: nel suo essere una specie di ricettacolo di cuochi e massaie dei generi più vari (alcuni comunicativi, altri a mo’ di stoccafisso davanti alla telecamera) erano due minuti di semplice svago gastronomico.
Di recente, però, mi sono accorta che Gusto è cambiato.
Che Gioacchino Bonsignore è cambiato. Sembra morso da una tarantola colombiana cocainomane, si muove sconnesso e concitato, dice cose a caso, interrompe i poveri ospiti che si guardano attorno spauriti.
Avete presente quel confortante, ai limiti del soporifero, incedere di Bonsignore? Invece, pare che più passi il tempo e più abbia preso a modello il Davide Mengacci dei tempi d’oro.
Sta lì a contorcersi, a sbracciarsi e dirigere il traffico come un vigile urbano, a punzecchiare i malcapitati gridando loro nelle orecchie con una parlantina sincopata.
Come dire, se non si può certo fare il ragù nei due minuti a disposizione della rubrica, allora si potrebbe cercare una nuova formula e non attaccarci l’ansia da minutaggio.
In un solo, recente, caso ho visto Bonsignore soccombere davanti a un agitato più tarantola di lui: Dario Cecchini (sì, quello che Dissapore ha messo tra i proprietari delle 15 migliori macellerie con cucina in Italia) che, una mano alla bisteccona e una al coltello, lo ha rimesso al suo posto facendo lui lo show com’è abituato a fare.
Per il resto, non so come la pensiate voi, ma se mi deve mettere più ansia il minutino finale del Tg che parla di asparagi, rispetto ai servizi sulle guerre nel mondo, allora ben venga il Cotto e Mangiato, comfort tv.
[Crediti | Link: TG5, TG2, immagine: Dagospia]