BASTA, non se ne può più! E uno dice che è veneto, e l’altro dice che è friulano, uno parla di scippo, l’altro gli vuol tirare di schioppo, uno si indigna, l’altro si inc..za, uno promette battaglie legali e l’altro lo sfida a singolare tenzone a colpi di …tiramisù.
Di tiramisù, sì.
Il dolce più amato, più italiano, più nazional-popolare che ci sia è diventato, suo malgrado, la pietra dello scandalo, il motivo di una guerra tra due popolazioni che per noi, Italici abitanti del resto del belpaese, sono praticamente la stessa cosa, vale a dire Veneto e Friuli, rappresentate in campo rispettivamente dal governatore del Veneto Luca Zaia e, per il Friuli, dagli autori del libro della discordia: “Tiramisù. Storia, curiosità, interpretazioni del dolce italiano più amato” (Giunti Editore), vale a dire i critici gastronomici Clara e Gigi Padovani, libro presentato proprio in questi giorni al Salone del libro di Torino.
La questione non è di poco conto: il Tiramisù è il piatto italiano più conosciuto all’estero, nonché quello in grado di fare girare barilate di soldi anche solo pronunciandone il nome, millantandolo o spacciando per tale qualsiasi brodazza di crema giallognola ove galleggino miseramente frammenti di biscotto bagnati (pratica d’altronde molto diffusa anche qui in Italia).
Logico che Zaia, da bravo e diligente governatore, ci tenga a far rimanere l’ormai prestigioso dolce nell’alveo del suo Veneto, più precisamente al Ristorante “Le Beccherie” di Treviso (oggi chiuso) al quale, fino ad ora, i più informati attribuivano a la paternità, datata 1970, dell’invenzione del nostro amato dolce (ma forse era il Camin, sempre a Treviso, proprio di fronte all’attuale hotel Al Fogher).
Mentre gli autori del libro ritengono che il Friuli abbia ampio titolo per essere riconosciuto quale patria del Tiramisù: la paternità friulana sarebbe infatti dimostrata, a prova di Zaia, da una ricevuta: un conto la cui immagine è riportata nel libro a riprova della veridicità di quanto asserito — relativo a una cena all’ “Albergo Roma” di Tolmezzo, Friuli, intestato all’Accademia Italiana di cucina, dove si legge chiaramente, tra pernici e funghi –giusto per non farsi mancare nulla– anche la voce “tirami su per 2”.
E il conto, come ogni ricevuta che si rispetti, è datato. Datato 1959. Che è prima del 1970.
A scanso di equivoci c’è anche la ricetta di Norma Pielli, cuoca e titolare con il marito Beppe dell’Albergo Roma di Tolmezzo.
E non basta: i diabolici autori, spina nel fianco del povero Zaia, tirano fuori dal cappello anche un’altra prova: una foto, un manifesto in bianco e nero datato 1950 che ritrae tal Mario Cosolo, titolare della trattoria “Al Vetturino” di Pieris, paesino in provincia di Gorizia, su cui campeggia la scritta “Il Tirime Su creato da Mario vale più di quel che costa”.
E da qui ricaviamo una certezza. Che il tiramisù di Mario costava parecchio.
Ad ogni modo, queste le prove, questi i testi sacri che farebbero scivolare inesorabilmente il tiramisù dalle valli venete a quelle friulane, questa la diatriba in corso. Nessuno vuole mollare l’osso, nessuno vuole cedere nulla, e i due territori “fratelli”, Veneto e Friuli, hanno intenzione di tenersi bene stretto l’agognato titolo di “inventori del Tiramisù”, e sono pronti a difendere le loro ragioni, se necessario, anche a suon di carte bollate.
Ma a noi, meri consumatori seriali di tiramisù a carrettate senza quesiti esistenziali per la testa, sinceramente, ce ne è mai fregato qualcosa, della paternità del Tiramisù?
Noi, che siamo anche un po’ maliziosi, non intravediamo, nell’argomento trattato da questo libro, un leggero, calcolato nonché auspicato intento provocatorio, una leggera, recondita speranza di scatenare il polverone che poi si è puntualmente levato?
E voi, per chi tifate? Veneto, Friuli o Bulgaria?
Ma soprattutto….davvero avete tutta ‘sta smania di conoscere i genitori di un dessert?
[Crediti: Link: Messaggero Veneto, Il Piccolo, Dissapore]