Mamma-tipo: “Allora dimmi, tesoro della mamma, cosa vuoi fare da grande?” Figlio-atipico: “ Voglio fare il food personal shopper!” Oggi il figlio atipico può. Può andare a Bologna o a Roma, spendere 1500 euro per 10 giornate nella formula weekend e seguire i corsi tenuti da questi docenti:
Alessandra Lepri (giornalista di moda, storica del costume e organizzatrice di sfilate ed eventi di moda)
Giancarlo Roversi ( giornalista e scrittore, esperto di storia dell’alimentazione)
Nicola Santini (giornalista televisivo, guru dell’etichetta)
Stefano Baldi (personal shopper e consulente d’immagine)
Tamara Nocco (cool hunter, buyer e titolare del punto vendita di ricerca I Love Shopping).
A organizzare il corso è la Kronos Consulting, una società di servizi di consulenza e formazione aziendale che, tra le altre cose, si occupa della vita dei neo divorziati con “Divorce Planning”, e prepara aspiranti Grandi Fratelli con il corso “Mondo Reality”. Il personal food-shopper è solo l’evoluzione del personal-shopper in chiave enogastronomica. Una figura, la seconda, che abbiamo imparato a conoscere in concomitanza di eventi glamour tipo assegnazione degli Oscar o in servizi di “costume” del tg di Studio Aperto. Prendi una riccona, prosciuga i soldi suoi o quelli del marito facendole credere che ha il gusto estetico di una monaca di clausura, catapultala nei negozi GrandiFirme e poi fatti pagare per la tua consulenza: dai 300 ai 500 euro al giorno
Proviamo a declinare questo format in chiave cibo-vino. Scegliamo un oligarca russo, uno di quegli ex comunisti che ha messo su una fabbrichetta e che, grazie alla criminalità economico-finanziaria degli anni post sovietici, ha fatto gran fortuna. Abbiamo una missione: fargli capire che non è obbligato a bere solo Sassicaia per sentirsi potente e che la bevanda del marchese Incisa non va mischiata alla Coca Cola. Che può godersela pure con una bella ricciola e che non sempre i nostri ristoratori c’hanno il caviale beluga. Bene, fissati dei paletti, iniziamo il lavoro e trasformiamo il nostro Ramon Abramovich in un gourmet raffinato e in un fine degustatore di vini. Inizio io.
- In Langa lo porterei da Flavio Roddolo per assaggiare – e a comprare – nebbiolo e barbera. Il nostro milionario avrebbe di fronte un personaggio riservato e schivo. La morale è che non servono chiacchiere per fare il vino buono.
- In Val Bormida a comprare i formaggi affinati da Giandomenico Negro nella sua azienda Arbiora. Scorta di “formaggette” obbligatoria: la sua robiola di Roccaverano è pura poesia.
- A Milano giro da Faravelli, macelleria, gastronomia, enoteca. Selezione di formaggi e salumi da applauso. Bella la selezione settimanale dei vini in offerta. Non è Peck. E se ne accorge anche il portafoglio.
- Nel bosco di fiabe a due passi dal castello Thun per conoscere Andrea Paternoster, il papà di milioni di api e dei mieli Thun. Tarassaco, erica e rosmarino sono per me in cima alla lista.
- Gelato al castagnaccio di Carapina, gelateria di Firenze. Ma anche lo zabajone, la crema al VinSanto, il gusto IGrandiFormaggiItaliani, la crema di marroni
- A Napoli da Timpani e Tempura per fare rifornimento di caciocavallo podolico, di provolone del Monaco e di salame Napoli. La pizza si mangia da Sorbillo in via Tribunali. Non me ne voglia Enzo Coccia con la sua La Notizia, ma è troppo di moda per i miei gusti, al momento. Mozzarella di Bufala da Il Regno Bianco, caseificio di Quarto. Lì vicino c’è Sud, il ristorante della brava Marianna Vitale.
- Le granite – 24 – a Bam Bar di Taormina. Che poi significa anche 24 briosche.
E voi che cliente-tipo vorreste portare in giro e dove?
[Fonti: troppe, immagine: Arts4Ads]