Nel mio recente girovagare per negozi e mercatini veg e bio, in cerca di ingredienti e spunti per i miei esperimenti di cucina alternativa, mi imbatto spesso in alimenti curiosi, sconosciuti nei canali di distribuzione convenzionali ma comuni nelle botteghe che vendono prodotti di nicchia, organici, biodinamici. Diversamente naturali, insomma, per noi abituati a colture tradizionali, serre e primizie.
Ad attirare la mia attenzione sono spesso ortaggi e legumi: taccole, cicerchie, pastinache, rape. E, devo ammetterlo, invidio un po’ chi fa abitualmente la spesa in questi posti e porta a casa ogni giorno mazzi di bruscandoli e carletti o cestini di melanzane baby da mangiare crude.
L’ultima scoperta sono i talli d’aglio, naturalmente bio, e devo dire che è stato amore a prima vista.
Trattatasi dei germogli che spuntano al centro delle piante d’aglio, un po’ come fanno le puntarelle al cuore dei cespi di catalogna. E beh, sono di una bellezza! Così contorti e indisciplinati, come solo certe zucchine trombette ho visto essere, di un verde così tenero e di una fragranza così discreta: solo tenerli in cucina in un vaso da fiori sarebbe già una meraviglia.
Invece, come è ovvio, ho provato a cucinarli. Anzi, per prima cosa li ho assaggiati nudi e crudi: prima un paio di tocchetti alla base, poi una punta, per capire la differenza. Devo ammettere di essermi fatta abbindolare dalla rete, in particolare da chi sosteneva che anche crudi i talli sono delicatissimi.
Invece, sono pungenti (le punte appena poco di meno). E persistenti, direi. Non davvero come i bulbi secchi, né come i freschi, ma insomma d’aglio sanno, eccome.
È dunque scattato il piano B: una veloce scottatura in acqua bollente salata (diciamo 5 minuti) li ha addolciti a sufficienza da poterli sposare, una volta raffreddati, a una semplice insalata di pomodori con olio e pepe.
Già in questa versione, mi si è aperto un mondo e mi sono immaginata a preparare insalate di riso, di pollo, di tonno e fagioli, tabulé, persino tartare di manzo al coltello, aromatiche rondelle mescolate alla carne.
Confortata dal risultato, sono passata alla “morte” di ogni verdura buona: la frittata.
Mi sono limitata a un uovo e un paio di talli lessati e ridotti a tronchetti. Mini guarnizione con qualche pezzetto saltato in padella. Fiocchi di sale. Ottima. Suggerisce ricette di omelette e quiche, uova strapazzate e in cocotte.
Per concludere degnamente l’esperimento, non poteva mancare la regina della tavola, la pasta, ovvero gli spaghetti talli d’aglio, olio e peperoncino.
[Disclaimer: la dose, come quella di pomodori e frittata, è davvero ridottissima, ma non posso cucinare porzioni standard, fotografarle e mangiarle. O mi volete tutta ciccia e brufoli?]
Ho tagliato i talli a rondelle e li ho fatti stufare, più che rosolare, con poco olio, peperoncino secco sbriciolato e acqua aggiunta un filino per volta: conoscendo bene il fastidioso odore e il sapore amaro che prende l’aglio quando brucia, ho evitato di sciupare i miei germogli.
Hanno cotto per circa 7 minuti.
Nel frattempo, ho cucinato gli spaghetti, finiti con un rapido salto nel sughetto. Beh, l’aglio e olio più soave della mia vita, squisita ma leggera, non per questo senza carattere, al contrario arricchita da una freschezza erbacea che, evidentemente, uno spicchio secco non potrebbe mai conferire.
Sulla digeribilità non garantisco, avendo iniziato la sessione con l’assaggio dei talli crudi (credo siano stati loro a riproporsi per una buona mezza giornata).
Ma la fantasia vola. Pici all’aglione. Sauté di frutti di mare. Aïoli e salsine all’acciuga da irrorare sulle puntarelle. Forse persino una variazione di bagna cauda.
In frigo il mazzetto è ancora corposo, e la rete afferma che durano a lungo. Speriamo sia vero, che ho ancora tante ricette da inventare.
Visto il risultato, trovate ortaggi, erbe, frutti dimenticati e desueti dalle vostre parti? Li cucinate?
[Crediti immagini: Cibotondo]