Se siete capitati su questo articolo i casi sono due: o state cercando conforto in Aranzulla e una soluzione al problema della posta indesiderata condito da “sei nel posto giusto e nei paragrafi successivi ti spiegherò come eliminare lo spam dalla tua casella di posta elettronica” oppure siete degli appassionati dei Monty Python e della comicità demenziale. Ci sarebbe anche una terza possibilità, ed è probabilmente quella surreale che esista una categoria di appassionati di carne in scatola che per ragioni anagrafiche, sentimentali o per spirito temerario, sia riuscita a superare il confine gastronomico della carne Simmenthal e Caroselli annessi, approdando infine ad un prosciutto speziato in scatola, l’unico ed originale Spam, da cui discendono tutti gli altri spam, scritti minuscoli.
Ma come si è arrivati alle molestie via mail e al bombardamento continuo fatto di richieste di denaro per liberare un ostaggio in Congo, offerte di viagra a prezzi stracciati, lusinghe di gentili donzelle che vogliono voi, sì proprio voi, per fare follie e, manco a dirlo, promesse di far raggiungere al vostro pene delle dimensioni considerevoli, partendo da un prosciutto in scatola?
Mettetevi comodi, come direbbe Aranzulla, ché nei prossimi paragrafi vi spieghiamo per bene la questione.
Carne in scatola, guerre, comici demenziali e nerd informatici
Spam è l’abbreviazione di Spiced ham, prosciutto speziato (e seguendo una storia comune a molti prodotti industriali di successo, anche in questo caso il nome fu il risultato di un concorso a premi lanciato dall’azienda produttrice).
Siamo alla fine degli anni ’30, nel 1937 per la precisione, e anche se il cibo in scatola, dopo i primi tentativi di Appert, ha già un po’ di anni alle spalle, sono sempre gli eventi bellici a rappresentare un significativo propulsore per tutto ciò che deve poter essere conservato a lungo, trasportato facilmente e capace contemporaneamente di dare calorie e sostentamento immediato avendo gusto e consistenza accettabili. Tra le aziende di scatolame dell’epoca, è la statunitense Hormel Foods Corporation a creare un prodotto “unico”: un macinato di carne di spalla di maiale (in genere il taglio meno utilizzato) tritata con prosciutto, sale, acqua, zucchero e nitrito di sodio (ricetta che è rimasta invariata fino al 2009, quando è stato aggiunto l’amido di patate).
Più che un prosciutto, come recita il nome, è un realtà un macinato insaporito. Bando alle sottigliezze da gastronomi: arriva la guerra e con essa il successo e la diffusione. Durante il secondo conflitto mondiale, infatti, lo Spam grazie al basso costo e alla lunga conservazione (all’epoca in cui venne lanciato era l’unico prodotto a base di carne in scatola sul mercato che non aveva bisogno di refrigerazione), diventa uno degli alimenti più diffusi tra le truppe, a cui vennero spedite qualcosa come 15 milioni di lattine, finendo per essere apprezzato dalle classi popolari anche dopo la fine del conflitto, anche a seguito del costo accessibile e alla scarsa disponibilità di carne fresca, comunque più costosa.
Ed è qui che entrano in scena i Monty Python. Nel 1970, il gruppo comico britannico rende lo Spam protagonista di uno sketch surreale. In una tavola calda a sud di Londra, ad una coppia seduta ad un tavolo e attorniata da un gruppo di vichinghi, una cameriera recita il menu del giorno: “Uova e bacon; uova, salsicce e bacon; uova e Spam; uova, bacon e Spam; uova, bacon, salsicce e Spam; Spam, bacon, salsicce e Spam; Spam, uova, Spam, Spam, bacon e Spam; Spam, Spam, Spam, uova e Spam; Spam, Spam, Spam, Spam, Spam, Spam, fagioli, Spam, Spam, Spam e Spam”. Vani i tentativi di ordinare qualcosa che non contenga Spam, la cui bontà è peraltro esaltata da una canzoncina intonata dal gruppetto dei vichinghi. Ed è proprio l’ossessività della ripetizione a rappresentare il passaggio successivo, quello che conduce alla posta molesta di oggi: negli anni ’90, in quei network che sarebbero poi diventati chat e forum, alcuni nerd informatici appassionati di Monty Pyton introdussero il termine di spam per identificare i messaggi copia-incolla, quelli indesiderati, le catene, il bombardamento pubblicitario ricevuto senza consenso e più in generale un complesso di comunicazioni ripetute, fastidiose e capaci di intasare il flusso normale di messaggistica. Da allora lo Spam maiuscolo è diventato spam minuscolo e del prosciutto in scatola si sono quasi perse le tracce.
Hawaii: dove lo Spam è ancora gradito
A meno di non andare alle Hawaii: è qui infatti che ancora oggi lo Spam è amatissimo, con una popolarità capace di raggiungere vette incredibili. Diffuso proprio durante il secondo conflitto mondiale tra i soldati di stanza nelle isole del Pacifico, conquista ben presto la popolazione locale tanto da essere diventato oggi appunto una sorta di cibo nazionale, racchiuso nella latta dall’inconfondibile grafica anni ’70: soprannominato la “bistecca hawaiana” è protagonista di ricette “tipiche” come lo Spam Musubi (una fetta di Spam in stile sushi servito con riso e alghe) e disponibile persino nei menu di McDonald’s e Burger King.
I consumi? Solo nelle Hawaii vengono vendute 7 milioni di lattine ogni anno. L’apprezzamento si allarga fino alla Corea del Sud, dove è considerato un popolare souvenir, e alle Filippine, dove si mangia come colazione assieme a riso fritto e uovo al tegamino. E se in Gran Bretagna c’è ancora qualche nostalgico che lo mangia a mo’ di hamburger con patatine fritte e puré di piselli, in Usa si trova nelle tavole dei più raffinati club di San Francisco e NY, accanto a foie gras e tartufi.
E in effetti, in carta da Bottura, un po’ ce lo aspetteremmo.