“Insomma: qualcuno sa dirmi che cosa devo mangiare?”. Dura poco (troppo poco, per un discorso estremamente complesso) il monologo di Fabio Volo di ieri sera a Le Iene. Ed è un peccato, un peccato vero, perché il tema delle conseguenze che hanno le scelte alimentari che facciamo tutti i giorni non dovrebbe essere sintetizzato così tanto. Ed è un peccato che sia toccato a Fabio Volo (persona intelligente e generalmente attenta alle tematiche sociali e ambientali contemporanee) farlo.
Il monologo di Fabio Volo a Le Iene
“A 52 anni mi sono accorto che non so più fare la spesa”, esordisce Fabio Volo, che per l’occasione torna a vestire l’abito nero da Iena. “Ho visto un documentario di Giulia Innocenzi e mi sembra di aver capito che la carne da allevamento intensivo è un problema”. Fin qui, tutto giusto. La carne d’allevamento intensivo – ha capito bene Fabio Volo, e grazie Giulia Innocenzi per averlo spiegato a più persone – è un problema enorme, un problema di tutti. Che va risolto.
Da qui in poi, però, Fabio Volo si lascia inspiegabilmente andare alla solita litania di chi sembra non voler cambiare le cose. Di chi fa del benaltrismo lo scudo con cui giustificare la propria mancanza di scelte. E il pesce no, perché rovina i fondali, dice Volo. E la verdura e la frutta nemmeno, perché sono piene di pesticidi. E la quinoa no, perché è roba da fighetti che fa aumentare il prezzo di una materia prima che altrove non dovrebbe essere un lusso. E l’avocado neanche, perché consuma più acqua di quella che ci possiamo permettere, in un mondo in siccità.
Dunque – sembra concludere se non Fabio Volo, almeno lo spettatore a casa – tanto vale non fare nulla. Perché, se compro “l’altra carne”, “come faccio a distinguere se davvero arriva da un allevamento dove le bestie sono felici”? E se compro il bio, chi me lo dice che i pesticidi non arrivino con una folata di vento dal campo lì accanto?
Cosa c’è di sbagliato nelle parole di Fabio Volo
Così, tanto vale non fare nulla, perché tanto è tutto compromesso. Siamo certi che non fosse questo lo scopo di un monologo che ha comunque portato temi fondamentali al grandissimo pubblico delle Iene. Eppure, il senso sembra essere questo. E non c’è nulla di più sbagliato.
Perché in questo discorso Fabio Volo sembra ignorare il potere del consumatore, che è – da sempre – enorme. Che è quello che fa aumentare il prezzo della quinoa, ad esempio. O fa sì che le multinazionali – anche quelle peggiori – decidano di intraprendere politiche green, in un momento storico in cui questo sembra indirizzare le scelte dei consumatori.
Il fatto è che la consapevolezza può cambiare il consumatore, e il consumatore può cambiare il mercato. Per farlo, non serve neanche che tutti diventiamo vegetariani o che tutti smettiamo del tutto di mangiare avocado. Serve sapere quanti litri d’acqua costa un avocado, serve avere bene in mente cosa succede nelle gabbie (e fuori dalle gabbie) di un allevamento intensivo. E chiedere a gran voce che questo cambi, modificando – anche solo di tanto in tanto – le nostre scelte di consumo e indirizzandole là dove il mercato si comporta meglio. Perché i consumi sono l’unica cosa a cui, alla fine, le aziende sono realmente sensibili. E i consumi li facciamo noi, tutti noi, che magari domani improvvisamente decidiamo di evitare il guacamole, o di comprare un pesce locale, pescato all’amo, per dire, anziché fare una scelta più esotica.
Le scelte diverse costano, certo. Sia in termini economici che in termini di fatica, fisica e intellettuale. Ma nessuno di noi – e di certo non Fabio Volo – vuole essere ostaggio di un mercato eterodiretto. Ma la notizia è che non è obbligatorio farlo. Per cui sì, Fabio Volo, noi sappiamo dirti cosa devi mangiare per migliorare il sistema, ma siamo certi che lo sappia anche tu. Meno carne (molta meno), di migliore qualità. Molti meno cibi che costano in termini ambientali ed etici. Meno quinoa, certamente, e anche meno avocado. Ma anche meno tonno in scatola, meno salmone, meno wurstel e meno prosciutto confezionato. Meno insalata in busta, per dirne una, o frutta e verdura fuori stagione. Complicato, è complicato. Soprattutto quando la scelta passa dal “meno” all’eliminazione totale di quei cibi che sono dannosi per tutti, tranne che per chi li produce. Ma si può fare, si fa ogni giorno (siamo sicuri che lo faccia anche Fabio Volo), e lentamente (ma efficacemente) fa la differenza, ne siamo certi. Ed è questo il messaggio che ci si dovrebbe sforzare di far passare in prima serata, perché il rischio che si cada nella pigrizia del qualunquismo quando si riempie il proprio carrello è altissimo, e non dovremmo correrlo.
E alla fine, se i campi senza pesticidi saranno sempre di più, sarà merito di tutti l’aver evitato che una folata di vento li possa inquinare.