Rosetta, 87 anni: una signora napoletana caparbia, una cuoca eccellente, maniaca della scrittura e dell’organizzazione in cucina, amante dei formaggi francesi e delle mele, specializzata in tuffi dagli scogli e guida spavalda della barca. Di lei mi sono arrivati, tramandati dalla figlia, i quaderni di ricette. Un dono prezioso, una vita da ripercorrere, i cambiamenti e le mode della cucina da ricercare tra le righe delle ricette, i viaggi all’estero riproposti nei piatti cucinati.
Sono mille i foglietti sparsi, sono tre i quaderni che ho tra le mani.
Uno di dolci. L’incipit sono le preparazioni base. Rosetta non dice per prima cosa come preparare la pastiera, anche se avrebbe tutti i titoli per farlo. Lei è precisa, comincia dalla preparazione della frolla con 5 ricette diverse: per la pastiera appunto, per i biscotti, per le torte di frutta, per la pastiera come la fa una sua amica o al modo dello zio pasticcere.
Dentro i quaderni ci sono inesorabilmente vite di altri che conosci attraverso le ricette.
Anche se sai poco della sua vita, sai, leggendo i suoi quaderni, che Rosetta seguiva per alcune ricette il libro del Cavalcanti e se aveva qualche annotazione alla preparazione o agli ingredienti, lei la scriveva in rosso di sbieco. Saprai che la signora Marra aveva molti buoni suggerimenti da dare in cucina, sforzandoti, intuirai un viaggio in Austria e la fissa per la Linzer Torte. Saprai che le mele nei dolci le piacciono, perché ci sono almeno 6 ricette diverse di torta di mele. A seguire mille ricette sulla tarte tatin e gli strudel.
Il secondo quaderno sono i primi e i secondi, preferiva i secondi a quanto pare. Riuscirai, se ti concentri, a capire che il quaderno ha attraversato gli anni ‘80, perchè anche a lei ogni tanto è scappata qualche scaloppina, un po’ di panna, il cocktail di gamberi, molta rucola.
Ne riconoscerai la napoletanità solo per come prepara la carne alla pizzaiola o la Genovese, o perché di tanto in tanto cita il sartù, o dalle numerose varianti del casatiello. Capirai che è stata in Perù ed è tornata innamorata del cevice. Ti scappa pure una risata se pensi al cevice proposto ai suoi amici di Napoli abituati a mangiare salsicce e friarielli.
Ecco invece il terzo quaderno, dal quale chiaramente si capiscono tutte le sue manie. Faceva almeno 2 cene a settimana a casa e aveva cura di trascrivere nel quadernetto nero chi erano gli ospiti, cosa avevano mangiato e bevuto.
Ti innamori allora di quelle cene del passato, alle quali non hai potuto partecipare, dove si pasteggiava a suon di formaggi e vino francesi perché lei e il marito erano di ritorno da un viaggio in Francia. Avrai invidia di vodka e caviale anche se non ti sono mai piaciuti. E potrai persino insinuare che i signori Fulvio e Adele erano quelli con cui lei e suo marito amavano cenare più volte.
Penso allora nostalgica ai quaderni di ricette, quell’enorme capitale che qualcuno prima di noi ci ha lasciato. Nel mio caso nessuno, perché se vuoi imparare una ricetta da mia nonna la puoi solo guardare attentamente e non è detto che ti venga bene.
Mi maledico perché io le ricette le cerco su Google e se le invento, non le scrivo mai. Penso a noi, generazione di trenta-quarantenni che ai nostri figli forse lasceremo l’indirizzo del blog e penso ai quaderni che ho avuto la fortuna di poter leggere.
E un po’ di malinconia mi viene, ma anche la voglia di cominciare a scrivere un quaderno di ricette.
Sotto ai nostalgici allora, o ai maldisposti dell’iPad, avete un quaderno delle ricette tramandate, ne state scrivendo uno?
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