Altro appuntamento sulla cioccolata, qui al Dissapore Café.
Stavolta gli ospiti sono stati Guido Monero, di Pastiglie Leone e Andrea Mecozzi, della cooperativa ChocoTogo.
Un incontro ricco di excursus storici, paesi esotici e aromi.
Perché non ci siamo limitati a parlarne. L’abbiamo anche visto fare.
In diretta.
A mostrarcelo sono state due donne togolesi formate professionalmente dalla cooperativa che, ci spiega con orgoglio Andrea Mecozzi, oggi conta 40 donne che traggono reddito dalla trasformazione del cacao.
Un’arma fornita alla popolazione africana che per secoli ha coltivato questa pianta (originariamente americana e introdotta dai colonizzatori) senza conoscere né la funzione, né tanto meno il sapore del suo frutto.
Perché il cioccolato è un alimento completo.
Un’informazione utile, in un Paese, l’Africa (primo produttore mondiale di cacao), in cui l’orticoltura tradizionale è stata prepotentemente soppiantata dalla monocoltura delle grandi industrie.
Parola d’ordine: ribellarsi.
E ribellarsi lo si può fare in molti modi. Ma farlo tramite il lavoro e la conoscenza è molto più incisivo.
Ostacolando, ad esempio, le multinazionali pronte ad estirpare le piante di cacao spontanee, che vuol dire meno produttive e dunque meno redditizie, per far posto alle palme (da cui si ottiene il discusso olio).
Un’iniziativa, quella di cui ci ha parlato Mecozzi al Dissapore Café, che mette assieme l’utile al dilettevole.
O, meglio, il socialmente giusto al gastronomicamente buono.
Il cioccolato prodotto da ChocoTogo è fatto “Alla maniera ispanica. La stessa che ha poi attecchito anche in Italia e in Sicilia è rimasta tale e quale. Mi riferisco al cioccolato modicano.”
“Un cioccolato fatto coi metodi di una volta, quando i cioccolatieri si imbrattavano ancora le mani ed erano considerati un po’ sporcaccioni”, ha ricordato, divertito e assieme nostalgico, il grande vecchio di Pastiglie Leone, l’istituzione torinese Guido Monero.
Presidente della storica azienda fondata nel 1857, ha sempre puntato sulla qualità della materia prima (cacao dall’Africa per il cioccolato fondente e dal Sud America per le altre tipologie) e sull’italianità della sua lavorazione.
E, come ChocoTogo, l’uso di zucchero di canna.
“Perché le costellazioni che vedono crescere le piante con le loro fave di cacao vedono crescere anche lo zucchero di canna.
In simbiosi.
Ed è giusto che rimangano assieme anche dopo”.
[Crediti | Dissapore]