Ah, le nonne, le mamme, orgoglio della cucina italiana, tramandatrici di ricette, di saperi, di bontà.
Quante volte l’abbiamo sentito, e ripetuto: nel Buon Paese la tradizione è tutto, le ricette domestiche sono le grandi protagoniste della nostra tavola.
La parmigiana, le lasagne, il tiramisù, la zuppa di pesce segreta di nonna Costanza, la torta di mele di zia Teresa. Le nonne sono tutto: lo dice Bottura e lo dice pure il vicino di casa.
Certo: questa grande, pesante eredità può talvolta diventare un fardello, bloccare le novità. Ma non è di questo che voglio parlare oggi.
Oggi voglio farmi e farvi una domanda: cosa succederà quando i nonni saremo noi?
Nel 2040 potrei avere dei nipotini. Il nonno sarò io. La nonna sarà mia moglie (è una simulazione, non stiamo a disquisire sulla tenuta della mia vita sentimentale). Cosa sapremo preparare per loro nei giorni di festa? Cosa saremo in grado di insegnargli? Faremo loro le torte per i compleanni?
Chi lo sa. Forse non si mangerà più a casa, e mia nipote dirà di me “ah, il nonno è bravo soprattutto a prenotare i ristoranti.” O forse spiegheremo ai bambini come si fa un budino inviando un tutorial.
Ma non mi voglio rassegnare a questo.
E visto che i nonni che saremo lo determiniamo nel nostro presente, giuro che mi impegnerò per impratichirmi in quelle ricette che mi definiscono, che dicono quel che sono e come vedo il mondo. Così tra trent’anni le cucinerò assieme ai miei nipoti.
E se, girando per ristoranti, di fronte a un piatto pronunceranno l’adorabile frase “è molto buono, ma nel mio cuore c’è quello del nonno” sarò l’uomo più felice del mondo.