E niente: gli stranieri la pasta non la capiranno mai. Come ti sembra che abbiano imparato a non spezzare gli spaghetti e cosa vuol dire “al dente”, ecco che ti spiazzano con teorie campate per aria. Anzi, peggio: spacciate come “un amico italiano mi ha detto” o “in Italia ho imparato che”.
Episodio 1: sto guardando una vecchia puntata di Nigella Bites dove la Lawson affronta un tema di sana, antica economia domestica: cosa fare della pasta avanzata? Ma cucinarla tutta insieme, ovvio, come le ha spiegato il succitato amico italiano. Detto fatto, la signora si reca nella sua invidiabile dispensa e afferra dagli scaffali 3 o 4 sacchetti con manciatine di penne, pipe, rigatoni, fusilli.
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Poi, come se niente fosse, li riunisce tutti e, sempre su suggerimento dell’amico (“in Italia si fa così”), li frantuma, credo con un mattarello o un batticarne.
Dovete scusare la mia imprecisione a proposito dell’attrezzo, ma ero talmente basita che ho avuto qualche istante di blackout. Temo che frantumi, schegge e polvere di pasta siano stati poi cotti e conditi con burro e Marmite, l’estratto di lievito tanto amato dai suoi pargoli.
Episodio 2: mi imbatto, sul sito della rivista Bon Appétit, in una intervista a Cathy Whims, chef di due ristoranti a Portland, in Oregon. Anche lei parla di mescolare fra loro diversi “pasta shapes”, formati di pasta avanzati in piccole quantità.
Dopo un recente viaggio nel nostro Paese, è venuta a conoscenza dell’esistenza della pasta mista (“è possibile acquistarla in sacchetti premiscelati in negozi come Eataly… ma secondo Whims si perde l’anima del piatto”, nota l’intervistatrice) e adora il mix di rimasugli autoprodotto perché, udite udite, grazie ai diversi tempi di cottura “Alcune parti restano un po’ più al dente, altre meno, ed è questo che rende la cosa interessante”.
Insomma, un pezzetto spappato qua, uno crudo là: una prelibatezza, davvero!
Della sua intervista, salvo solo l’idea di usare la pasta mista per una zuppa di ceci. Ecco la mia versione, con buona pace di Nigella e Cathy.
La scelta della pasta
Se volete usare la pasta mista pronta, in commercio si trova di diverse marche e in genere è composta da linguine o spaghetti a pezzetti, tubetti, maccheroncini, mafalde e altri formati corti e spesso arricciati. Una formula che trovo perfetta, fra l’altro, per fare pasta e patate, uno dei miei piatti di cucina partenopea preferiti.
Se però volete seguire la strada suggerita da Nigella e Cathy, e fare da voi la vostra miscellanea dando fondo alla dispensa, a mio avviso ci sono due regole da non dimenticare mai.
La prima: scegliete avanzi della stessa marca, per avere omogeneità di consistenza, sapore e aspetto. La seconda, e più importante: che abbiano tutti lo stesso tempo di cottura.
Ammesso, naturalmente, spezzettare a 3-4 cm i formati lunghi come vermicelli, reginette o ziti, gli altri è meglio che siano di dimensioni contenute. Io ho messo insieme spaghetti, fusilli, eliche, mafalde e penne lisce, queste ultime al limite come grandezza: sarebbero state meglio le mezze penne rigate, ma anche conchiglie, gnocchetti sardi, pipe, caserecce e via dicendo.
2. La ricetta.
Per due persone, ho usato 250 grammi di ceci lessati. Prima li ho fatti insaporire in un soffritto di aglio, olio, peperoncino, timo e rosmarino, poi li ho coperti a filo di brodo vegetale, ho aggiunto una punta di concentrato di pomodoro e li ho lasciati sobbollire una decina di minuti.
Nel frattempo, ho portato la mia pasta (circa un etto e mezzo) a metà cottura in acqua bollente salata.
Poco prima di scolarla, ho tolto dalla casseruola e tenuto da parte 3 cucchiai di legumi interi. Ho frullato il resto con il minipimer: se il ricavato fosse troppo denso, potete allungarlo con altro brodo caldo o con poca acqua della pasta (Whims, nella stessa intervista, si scaglia anche contro l’utilizzo dell’acqua di bollitura, ma questa è un’altra storia).
Quindi, ho messo in casseruola la pasta e ho terminato la cottura, a onor del vero superando di un poco il punto al dente perché in questo tipo di preparazioni la caratteristica distintiva deve essere una suadente morbidezza. Poco prima di spegnere, ho riunito i ceci interi.
3. Il risultato.
Ho scodellato una bella zuppa densa, decisamente nutriente, davvero economica (ceci e avanzi di pasta vengono via a poco), da completare con olio crudo e pepe. Ottima calda, deliziosa tiepida, ma buona anche fredda.
Provate a fare come faceva mia mamma con il minestrone d’estate: preparatela con un paio d’ore di anticipo e, ancora fumante, dividetela nelle scodelle, cospargetela di parmigiano grattugiato e lasciatela a temperatura ambiente, coperta da un canovaccio, fino al momento di andare a tavola.
Bon appétit.
[Fotocrediti: Cibotondo]