Se esiste un dio e se mai avrò l’occasione di incontrarlo, gliene dirò quattro: ehi, dio, hai sbagliato a progettare un sacco di cose!
Ad esempio: tanti alimenti squisiti fanno male. Mangiare troppo fa male. In un giorno sono previsti solo tre, massimo cinque pasti. Tanti cibi prelibati vengono da animali che stanno finendo: non potevi fare più bianchetti? Non potevi far cresce i datteri di mare fuori dagli scogli? O non potevi creare più scogli? Un sacco di delikatessen germogliano dalla sofferenza (penso al foie gras o alle aragoste arse vive).
[Aprire e mangiare le ostriche crude]
Tra i tanti errori di progettazione, uno, grave, riguarda la relazione tra il pesce e i nostri appetiti.
La questione è la seguente: a noi mediterranei viene una grande voglia di pesce quando arrivano il caldo e il bel tempo. Sapete, la cartolina classica: con un bel fritto misto in riva al mare.
Invece no, quel bizzarro del creatore ha pensato che tanti prodotti marini dovessero dare il meglio col freddo e scomparire a luglio e agosto.
Le ostriche, per esempio.
Chi ha voglia di mangiare frutti di mare a Natale? Diamine, a dicembre gli italiani mangiano il bollito non le conchiglie.
Ma quel dispettoso ha lasciato una piccola finestra. E quella finestra è ora: l’inizio della primavera. Fine marzo, inizio aprile.
[Ostriche: 5 miti da sfatare]
Il tempo comincia a regalare qualche giornata di sole, l’aria comincia a farsi piacevole ma l’acqua è ancora fredda. Così i mitili più pregiati sono al massimo: appena si scalderà il mare, le ostriche deporranno le uova e diventeranno spompate, perdendo succo e gusto (un tempo le si mangiava solo nei mesi inglesi e francesi “con la R” anche perché più fa caldo più i batteri si diffondono).
Dunque, ascoltate un piccolo umano che ha trovato un baco nella crudeltà del Grande Cuoco: dedicate le prossime settimane alle ostriche.
E l’estate concentratevi su delle belle impepate: le cozze sono popolari, e come noialtri danno il meglio di sé nei mesi più caldi.