Eviterò di dire la mia sulla ridda di sfottò alla pizza di Cracco scaturita, sostanzialmente, dal livore verso uno che ce l’ha fatta, mi concentrerò, invece, sulla foto tristissima che ha dato il via alle polemiche.
Se fotografare il cibo e imbottirlo di filtri come se fossero esaltatori di sapidità è diventato uso comune, mi sembra naturale –e forse giusto– che questo fenomeno ne abbia provocato uno uguale e contrario.
[Sfotti anche la pizza di Cracco]
[Cracco in Galleria: cosa si mangia oltre alla pizza e quanto si spende al caffè bistrot]
Fotografare il cibo male per renderlo respingente è arte nobile quanto instagrammarlo alla grande. C’è chi ne ha fatto addirittura un esercizio quotidiano e continuativo: a costoro va il mio plauso.
Penso ad esempio alla pagina facebook Cibotriste indicatami l’altra sera da un amico.
Sulla pagina Cibotriste –di modesta popolarità come è poeticamente adeguato alla tristezza che racconta– vengono postate immagini delle pause pranzo REALI degli italiani:
— una pasta scotta;
— un Tupperware di zuppa di zucca limacciosa;
— un piatto di plastica colmo di fagioli stufati;
— quattro gallette e un pezzo di formaggio itterico;
— un pasto fatto solo di snack no logo.
L’oscar della tristezza lo vince, a mio avviso, la tipa che ha postato una lattina di tonno con la linguetta rotta: sarebbe stato triste il pasto, ancor più triste il fatto di non poterlo consumare (in questo caso meno per meno non fa più, fa digiuno).
[Come si fotografa il cibo: la guida completa]
Trovo la pagina Cibotriste molto consolatoria: sfogliare scatti perfetti di ricette splendide alla lunga può essere frustrante.
Quando magari sei di corsa e il tuo pasto non va oltre un tristissimo tramezzino preso alla macchinetta dell’ufficio, andare su Cibotriste è consolatorio.
Non siamo soli. Non siamo gli ultimi. Poteva andare peggio. Poteva rompersi la linguetta.