Apro il giornale e leggo che… Simone Rugiati, cuoco televisivo, sarà protagonista dell’Isola dei Famosi (aaarrrgh). Tra vapori di piscine termali, un gruppo di scapestrati non proprio famosissimi, scalda membra e psiche, in vista del naufragio su qualche assolata, bianca e inaccogliente spiaggia del Nicaragua (ooohhhpoveri). In mutande Simone non promette granché, non sembra attrezzato alla dura lotta per la sopravvivenza nella giungla centroamericana (gulp), ma è un cuoco e tra le gastrovittime la domanda sorge spontanea: potrà fare qualcosa di buono per la cucina italiana? O, per dirla in modo più elegante: cavolo ci va a fare laggiù?(stumpf)
“Sono reduce dalla fine di una storia importante e voglio dimostrare il mio valore” dice Simone. “Non sto parlando di Elisa Isoardi, con lei siamo solo amici” (nohhh maddaiii). Una che sta nel cast dell’Isola, solo leggermente ritoccata, recita da subito la parte della gatta: ”Simone è meraviglioso e io adoro i cuochi (ahia). Ho studiato cucina (boom) e ho fatto un corso come sommelier (ariboom). Lui, poi, è bellissimo, è figo” ( pitupitum…pahhh). Bella frittata, Simone, non c’è che dire. Qui si mette male (mmm…)
Sorge quindi il legittimo dubbio che Rugiati tentando di disfarsi della parannanza da cuoco, insegua una affermazione come uomo di spettacolo tout-court, rinnegando almeno tre volte la cucina, i critici, e la gigantografia di Jamie Oliver che ha portato con sé, prima che il gallo canti e lo metta in nomination (uffah). Negazionista.
Tuttavia, data la vitale importanza del cibo tra i palmizi desolati, si può immaginare Simone prendere per la gola il gruppo di sventurati con manicaretti a base di pesce crudo, sushi e sashimi di riso ed alghe, dissetando la truppa con long drink al latte di cocco e erbe selvatiche, pavoneggiarsi della sua abilità, della sua insostituibilità, alimentando, ahilui, nello spettatore la proverbiale ripulsa per lo chef “cacchina” malato di protagonismo (bleaaahh). Fighetto.
Ma lo potremmo vedere anche leggermente defilato, e magari divertente, dare consigli, offrire spunti di riflessione, giocare coi ricordi e magari dispensare notiziole, trucchi, suggestioni in tema gastronomico (uaauuuuhh). Utile.
Chissà cosa ne pensa la signora Maria, sua particolare interlocutrice, attuale espressione della casalinga di Voghera incazzosa e griffata (sigggnoramiaa). Ma soprattutto chissà cosa ne pensano i perspicaci e assatanati piccoli lettori di Dissapore che forse un’occhiata di sghimbescio, notturna e carbonara, al Rugiati naufrago saranno tentati di darla (ronf, ronf… zzzzz).
Una cosa è certa: al primo flebile richiamo alla nouvelle cuisine (gasp), alla prima o seconda sleccata per la cucina di una volta (maaammmaa), al primo affondo sulla cucina molecolare (naaaaah) e al solo pensiero di proferire la parola additivi (bresssssaniniiii), è auspicabile che un altro naufrago, Luca Ward, voce del gladiatore Russell Crowe, persa la testa e immedesimatosi inopinatamente e in modo definitivo col generale Maximus, ordini perentoriamente, brandendo una foglia di palma, “Al mio segnale… scatenate l’inferno”
PS. Chi vuole conoscere meglio Simone Rugiati può guardarsi la video-intervista di Francesca Ciancio (giugno ’09).