Biografia di Paolo Parisi in versione lettura sotto l’ombrellone tra ghiaccioli e doccette: “fabbricatore di cinte senesi e relativi salumi il cui ricordo organolettico vi seguirà fino alla luce bianca in fondo al tunnel”. E in una nota a margine il pezzo forte della casa: “il solo abitante del pianeta terra capace di vendere uova di gallina a un euro l’una, sei uova = sei euro“. Evidentemente, i punti di contatto tra le italiche sponde e la California sono più di quanti immaginiamo. Da quelle parti va forte il movimento del biologico, l’organic food con annessi e connessi (locale, sostenibile, farmer market). A ispirarlo gente tipo Michael Pollan, quello de “Il dilemma dell’onnivoro, la cui filosofia è sommariamente riassumibile nel motto “Mangia meno, paga di più”, come dire che un conto è il prezzo altro il valore.
Per carità, locale, sostenibile e farmer market sono espressioni che non sentono addosso il peso del tempo, ancora oggi mi parlano con la stessa forza di quando le ho sentite per la prima volta. Ma sei euro per sei uova è una roba da smarrimento del sé.
Poi, un dicorso a parte lo meriterebbe quella disgustosa abitudine dei gastrofanatici di far seguire alla parola “uova” il complemento di specificazione “di Parisi”, come se a farle fosse lui. Una volta sono stato preda di un incubo: Paolo Parisi in persona intento a fare l’uovo in mezzo alle sue galline.
Mi sembra di vederli i californiani che al muro hanno la foto di Pollan invece di Jim Morrison mentre mi spiegano pacatamente che “sei dollari per sei uova possono sembrare uno scandalo, ma se pensi che con due uova ci fai un pranzetto niente male, allora fanno 2 euro. Cosa vuoi che sia con tutti i soldi che sprechiamo”.
Ecco, lo sapevo. Alla fine hanno sempre ragione loro.
[Fonti: Paolo Parisi, Esperya, Wall Street Journal, immagine: Paolo Parisi]